Si pente e patteggia l’imprenditore “bracconiere”

Sei mesi e 300 euro di multa. Il 70enne pizzicato con le reti illegali è stato scarcerato, ma non potrà più recarsi nella villa dove aveva organizzato la caccia di frodo

L’uomo arrestato per furto aggravato verso lo Stato – scoperto mentre cacciava degli uccelli con delle reti usate in maniera illegale – ha patteggiato oggi in tribunale 6 mesi di carcere e 300 euro di multa. Il giudice della direttissima, Anna Azzena, ha preso atto dell’accordo raggiunto tra la difesa e il pm Sabrina Ditaranto, e ha avallato la richiesta dell’accusa in ordine al reato di furto aggravato, ma anche per le altre contestazioni come la ricettazione e la violazione delle leggi sulla caccia.
(foto, una trappola confiscata)

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Gli uccellini maltrattati dal bracconiere 4 di 10

Era però il furto la contestazione più insidiosa, cioè quella che permesso l’arresto di R. B., 70 anni, imprenditore di Venegono Inferiore, dove ha costruito un noto esercizio commerciale. L’uomo, nel giardino di una villa di Venegono Superiore, intestata a una società immobiliare di Carate Brianza di cui è socio, effettuava la caccia illegale dei volatili. In sostanza, il suo era un hobby, che però poteva costargli molto caro. L’imputato, che alla fine del processo si è commosso, ha passato una notte in cella di sicurezza; al processo hanno presenziato il pm titolare del fascicolo, i carabinieri della stazione di Castiglione Olona che l’avevano arrestato, e anche gli uomini del nucleo faunistico della provincia di Varese che hanno collaborato all’indagine. Il giudice ha convalidato l’arresto, e ha disposto come misura interdittiva, al posto della detenzione, il divieto di dimora nel comune di Venegono Superiore, dove erano ubicate le reti per la caccia di frodo. Il pm ha in sostanza cercato un modo per evitare che potesse reiterare il reato, e gli ha fatto promettere che non avrebbe più messo in atto il suo hobby fuorilegge. A quel punto gli ha concesso la restituzione di quegli oggetti che non sono appartenenti allo stato (gli uccelli selvatici sono patrimonio dello stato) e quindi le sagome di plastica, le gabbie e i temporizzatori che servivano ad attivare le luci.
Il processo è stato molto veloce. Assistito dall’avvocato Negri di Tradate l’imprenditore si è prima avvalso della facoltà di non rispondere, poi ha invece deciso di replicare ad alcune domande. Il giudice gli ha ricordato che, nel 2005, aveva dovuto accettare un decreto penale di condanna per reati in qualche modo simili. L’uomo ha ammesso che le reti e le gabbie erano sue, non ha spiegato altro, ma ha fatto sostanziale opera di pentimento, tanto che alla fine dell’udienza il pm gli ha raccomandato di non recarsi più a Venegono Superiore. Va detto che il giudice, nel patteggiamento, ha sostanzialmente confermato tutti i capi di imputazione che gli erano stati contestati dalla polizia giudiziaria e disposto la confisca di richiami elettromagnetici e della trappole per animale che aveva disposto nel giardino.

Cacciava di frodo gli uccelli, arrestato per furto allo stato

Il materiale sequestrato

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Pubblicato il 20 Novembre 2013
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