Abate: “I giovani non sono sdraiati, dialoghiamo con loro”

Lo scrittore Carmine Abate, Premio Campiello 2012, ha presentato alla scuola "Anna Frank", su invito della biblioteca "Bruna Brambilla", il nuovo romanzo "Il bacio del pane" (Mondadori)

Carmine Abate (inserita in galleria)

«La letteratura deve trasmettere valori universali, non appiattirsi sulla cronaca. Mi interessa la memoria in modo concreto perché è una luce che puo’ illuminare il nostro presente». È stata una grande lezione sulla narrazione civile quella che Carmine Abate, Premio Campiello 2012, ha tenuto alla scuola media “Anna Frank” di Varese di fronte a un numeroso pubblico.
Per un calabrese di lingua arberesh, l’albanese parlato da alcune comunità in Italia, e figlio di emigranti «germanesi», sarebbe fin troppo facile cadere nella trappola della nostalgia e della retorica. Abate non ci cade mai, né con le parole scritte, né con quelle parlate, perché il perimetro della sua esistenza poggia su alcuni punti fermi come la dignità, il lavoro, la fatica, la solidarietà e il rispetto della legalità.
Nel nuovo romanzo “Il bacio del pane” (Mondadori) il suo sguardo si posa sulle nuove generazioni, evitando uno dei luoghi comuni più consumati di questo tempo e contestato dallo stesso scrittore, ovvero quello degli «sdraiati», termine che marchia i giovani come refrattari alle parole e all’azione. Marta e Francesco, i protagonisti poco più che adolescenti del libro di Abate, insegnano al lettore che esiste un modo per rialzarsi ed è la consapevolezza che viene generata dal dialogo tra generazioni. Per intercettare il loro mondo non c’è bisogno di scimmiottare nessuno, sarebbe invece sufficiente ascoltarli e rispondere alle loro domande coraggiose e cariche di senso, proprio come fa Lorenzo, figura chiave del romanzo. «I sentimenti che animano i ragazzi sono sempre gli stessi – ha detto lo scrittore – pensiamo, ad esempio, alla fase dell’innamoramento. Quindi per scrivere questa storia non ho fatto altro che attingere alla mia giovinezza e osservare la vita dei miei figli».

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Nel libro “Il bacio del pane” le donne, portatrici di una sensibilità diversa e profonda, hanno un ruolo salvifico. La Calabria, terra complessa, bella e dannata, assume significati nuovi agli occhi di Francesco grazie a Marta, fiorentina figlia di emigranti, che ritorna al paese d’origine dei genitori durante l’estate. «Lo sguardo di una persona che viene da fuori – ha spiegato Abate- ti fa vedere cose che chi è immerso in un contesto non puo’ cogliere. Un giorno portai al mio paese un’amica tedesca, che poi è diventata mia moglie, ed è stato grazie a lei che ho compreso la bellezza e il valore della mia terra».
In questa Italia piena di problemi e contraddizioni e bloccata da anni, scorre ancora della buona letteratura, come ha sottolineato lo storico Enzo Rosario Laforgia che ha presentato l’autore: «Quella di Carmine Abate è una bella prosa, essenziale e ricca di riferimenti letterari mai ostentati, sempre al servizio del racconto. “il bacio del pane” è un romanzo di formazione che si trasforma in narrazione civile».

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Pubblicato il 11 Dicembre 2013
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