I detenuti dei Miogni: “Non dimenticatevi di noi”

La reliquia di Papa Giovanni Paolo II ha fatto tappa al carcere varesino. Don Marco Casale ha celebrato la messa e i detenuti hanno letto il discorso che Karol Wojtyla tenne a Poggioreale l'11 novembre del 1990

Don Marco Casale, cappellano del carcere dei Miogni di Varese, li ha chiamati «Carissimi amici», così come li chiamava Papa Giovanni Paolo II. E i detenuti, affacciati alle balconate, hanno risposto con la loro muta e "smisurata" preghiera. «Col loro marchio di speciale disperazione» hanno tenuto lo sguardo sulla reliquia di Karol Wojtyla, entrata in carcere a testimonianza di un impegno che ha accompagnato il pontefice polacco per tutta la sua vita: stare sempre dalla parte degli ultimi.
E il carcere dei Miogni di “ultimi” ne ospita  120, in celle che pensate per una sola persona  ne accolgono anche tre. Una realtà che, per quanto si sforzi di essere dignitosa, non fa eccezione al problema del sovraffollamento degli istituti penitenziari italiani. «Non è facile affrontare i nostri problemi – ha detto don Marco -. Ci aspettiamo perciò un atto di clemenza che si deve unire al nostro impegno quotidiano. Vogliamo chiedere una grazia e la chiediamo ai famigliari, ai volontari e alla società tutta: non dimenticatevi di noi».
Per la reliquia di Papa Giovanni Paolo II oggi è l’ultimo giorno in città e per ricordare questo passaggio è stata apposta anche una targa all’interno del carcere. È la seconda testimonianza, perché un altro beato, don Luigi Monza, che tra l’altro è nato a Cislago ed è il fondatore della "Nostra famiglia", era passato di qui prima di lui.
Il direttore dei Miogni, Gianfranco Mongelli, all’inizio del suo intervento ha voluto ricordare anche la figura di Calogero Marrone – oggi Giusto tra le nazioni – arrestato il 7 gennaio del 1944 per aver aiutato gli ebrei che cercavano di sfuggire alla persecuzione nazifascista. La sua firma è ancora presente nel registro del carcere di Varese, dove rimase qualche giorno prima di essere trasferito a Bolzano-Gries per poi morire di stenti nel lager di Dachau.
Durante la messa è stato letto dai detenuti il discorso che Papa Giovanni Paolo II tenne l’11 novembre del 1990 nel carcere napoletano di Poggioreale. «Il carcere non è certo un luogo dove si viene e si resta per libera scelta. La vostra condizione, perciò, non è certamente facile… sono tra voi nel nome di Cristo, il quale ha detto: "Ero carcerato e mi avete visitato"» diceva allora Karol Wojtyla. E a far visita ai detenuti in questo giorno speciale, oltre al personale e ai volontari che operano quotidianamente nel carcere, c’erano il prefetto Giorgio Zanzi, il procuratore capo Maurizio Grigo, il giudice Giuseppe Battarino, il magistrato di sorveglianza Francesca Ghezzi e l’assessore comunale Marina Piazza. «La loro presenza è un segno di vicinanza molto importante per noi – ha concluso don Marco -. I detenuti ne hanno bisogno, è un segno di dignità».

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Le reliquie di Wojtyla al carcere di Varese 4 di 21
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Pubblicato il 02 Dicembre 2013
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