Piero Chiara profeta televisivo di ciclismo

"Lo Zanzi, il Binda e altre storie su due ruote" (Nomos Edizioni), curato da Alberto Brambilla, ricostruisce un lato poco conosciuto dello scrittore che tra il 1969 e il 1985 pubblicò alcuni articoli dedicati al Giro d'Italia e partecipò ad una trasmissione della Rai in cui faceva pronostici

mostra museo alfredo binda centro commerciale belforte

Nella primavera del 1968 lo scrittore Piero Chiara debuttò in tv come commentatore del Giro D’Italia per la Rai. Scrittore ormai famoso e celebrato, Chiara accettò di andare in video poco dopo l’ora di pranzo per commentare le tappe del Giro, in collegamento con il giornalista Paolo Frajese che invece seguiva la corsa dal vivo. Poiché i collegamenti di allora non funzionavano molto bene e creavano pause non volute, lo scrittore fu costretto a ritagliarsi uno spazio tutto suo. E così iniziò a fare pronostici sulla tappa attribuendoli a un ciclista esperto, tale Augusto Zanzi da Schianno, un perfetto sconosciuto al grande pubblico televisivo.

Qualcuno pensò a un personaggio di fantasia, spiegazione che però non giustificava le previsioni quasi sempre azzeccate. Ci fu anche chi sospettò strane manipolazioni sugli arrivi. Insomma, per ventitré giorni il nome del fantomatico Agusto Zanzi aleggiò negli studi della Rai, ma all’ultima tappa Piero Chiara decise di farlo materializzare nelle case degli italiani portandolo in trasmissione, svelando al pubblico televisivo la storia di un atleta che aveva partecipato, negli anni Trenta, a sei Giri d’Italia e a un Tour de France. E così il gregario di Schianno, diventato nel frattempo riparatore di bici, visse il suo quarto d’ora di celebrità.

La storia “Lo Zanzi Augusto” è la tappa finale di un viaggio nel mondo della bicicletta e dei campioni varesini che hanno nobilitato questo sport raccontati da Piero Chiara e pubblicati nel libro, curato da Alberto Brambilla per Nomos Edizioni, “Lo Zanzi, il Binda e altre storie su due ruote”.

La scelta di pubblicare, nel centenario della nascita dello scrittore di Luino, gli articoli sul ciclismo datati fra il 1969 e il 1985 è interessante, perché si tratta di scritti ancora poco conosciuti, anche se, precisa il curatore, la produzione giornalistica di Chiara «è ancora da schedare in maniera sistematica e potrebbe riservare non poche sorprese».

In attesa delle possibili sorprese, il lettore può iniziare a godersi “L’ordigno a due ruote”, breve e originale storia della bicicletta e del ciclismo pubblicata nel 1974 sulla rivista “Skema”; “La tappa dell’autostop” (“Epoca”, 15 giugno 1969), un tragicomico ammutinamento dei corridori del Giro del 1969 durante la tappa Trento-Marmolada; “Così finisce la gloria” (“Il Guerin sportivo”, 3 novembre del 1969), la parabola degli idoli delle due ruote travolti dall’inesorabilità del tempo; “Il campione” (“Corriere della Sera”, 29 dicembre 1982), un ritratto del mitico Alfredo Binda l’uomo della Valcuvia che fece parlare il mondo con le sue vittorie. Infine, uno scritto comparso nel 1983 su “Qui Touring” e intitolato “Anche quest’anno il “Giro” ridisegna l’italico stivale”. «Iscritto dentro la forma della penisola, il “Giro” sembra l’armatura ortopedica del grande arto ed è certamente l’indicazione della sua consistenza, della sua difficile coerenza, della sua faticata unità».

Parole azzeccate, almeno quanto i pronostici dello Zanzi Augusto.

Anche il poeta Vittorio Sereni era affetto da interismo

Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it

Il lettore merita rispetto. Ecco perché racconto i fatti usando un linguaggio democratico, non mi innamoro delle parole, studio tanto e chiedo scusa quando sbaglio.

Pubblicato il 09 Gennaio 2014
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