Assalto ed evasione, trovata l’auto della fuga

Posti di blocco sono stati disposti tra Lombardia e Piemonte fino in Calabria. Su un'auto abbandonata sul posto sono state trovate armi cariche. La Citroen C3 nera guidata dai banditi è stata trovata in un parcheggio vicino all'ospedale di Magenta

È stata una notte di caccia all’uomo per le forze dell’ordine, alla ricerca del commando che ha assaltato la camionetta della polizia penitenziaria liberando Domenico Cutrì, 32 anni, ergastolano accusato di essere il mandante dell’omicidio di Luchasz Kobrzeniecki, polacco di 22 anni “colpevole” di aver fatto apprezzamenti all’allora donna di Cutrì (l’omicidio è del 2006, Cutrì è stato arrestato nel 2009). Posti di blocco sono stati disposti tra Lombardia e Piemonte, ma si sospetta che la banda, dopo aver depositato il cadavere del fratello del fuggitivo, Antonino, in ospedale a Magenta (dopo essere passati a casa della madre dei due a Inveruno), si siano diretti in Calabria, terra di origine della famiglia Cutrì, dove potrebbero aver la possibilità di trovare protezione. Ma le ricerche sono distribuite su tutto il territorio nazionale e anche all’estero. La Citroen C3 nera guidata dai banditi è stata trovata in un parcheggio vicino all’ospedale di Magenta (l’auto era stata rubata).

Intanto si è rivelata infondata la notizia diffusa da numerosi organi di stampa relativa all’arresto di un altro fratello di Cutrì: i carabinieri hanno negato questa ipotesi. Il commando, secondo le ultime ricostruzioni, sarebbe stato composto da almeno 4 uomini, più forse altri due in appoggio. La dinamica dell’assalto sembra essere confermata: gli agenti sono stati sorpresi appena usciti dal furgone davanti al Tribunale di Gallarate. I due poliziotti feriti sono stati dimessi nella serata di lunedì 3 febbraio: uno è stato spinto giù dalla scalinata del tribunale e ha picchiato la testa, mentre all’altro un bandito ha spruzzato uno spray urticante, provocandogli un’irritazione agli occhi. Ancora dubbi sulla presenza o meno di un ostaggio: le testimonianze parlano di una persona minacciata con una pistola al momento del blitz, ma non ci sono conferme e potrebbe trattarsi di un complice del commando.

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Dubbi anche sul numero di autovetture usate per l’assalto. Nella giornata di ieri, nella concitazione del momento, si parlava di una Volkswagen Polo nera, ma l’auto usata dai banditi è stata in effetti una Citroen C3 sempre di colore nero. Sia questa vettura che una Nissan Qashqai grigia (rubata a Bernate Ticino intorno alle 13, come ricostruisce con dettagli questo articolo) sono state parcheggiate dai banditi sui due lati della strada, pronte all’assalto: quando gli agenti (tre persone, più un’altra rimasta sul furgone) sono scesi con Cutrì per portarlo in tribunale, i banditi sono partiti all’assalto con le armi in pugno. I poliziotti hanno prima atteso obbedendo alle richieste dei malviventi, poi hanno risposto al fuoco, colpendo il fratello dell’ergastolano al collo, ferita che costerà la vita ad Antonino Cutrì, 31 anni. Il commando è poi fuggito con la Citroen C3, lasciando sul posto la Nissan: su quest’ultima auto i carabinieri hanno trovato numerose armi cariche e pronte a sparare (foto sopra). Il conflitto a fuoco è durato a lungo, una decina di minuti come riportano le testimonianze di chi ha assistito a questi tragici momenti: hanno sparato per primi i banditi, poi gli agenti della penitenziaria e anche carabinieri e guardie giurate usciti dal tribunale sentendo i primi colpi. La banda, di cui farebbe parte anche un altro fratello di Cutrì di 24 anni, ha prima portato il ferito dalla madre dell’evaso a Inveruno e poi ha ripreso la fuga: è stata la madre di Cutrì a portare Antonino in ospedale intorno alle 16, un’ora dopo l’assalto a Gallarate. Quando è arrivato a Magenta era già morto, fanno sapere dall’ospedale. La donna, che non sa guidare ed è anziana, è stata portata lì dal commando: in serata è stata a lungo interrogata. Coordina le indagini il pm Raffaella Zappatini.

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Pubblicato il 04 Febbraio 2014
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