Attentato alla Lega, le accuse agli “anarchici” della Valcuvia

Prima udienza dal gip, ma subito rinviata. No tav, Corsari, centri sociali e gruppi alternativi della zona: sarebbe questo il contesto in cui maturò l'esplosione di Gemonio

Era in programma oggi ma è stata subito rinviata per uno sciopero degli avvocati, l’udienza preliminare a carico di due ragazzi accusati di aver eseguito l’attentato contro la sede della Lega di Gemonio nel dicembre del 2010. Secondo la procura di Varese i due giovani indagati, M.G. di 28 anni, M.T. di 27 anni, sarebbero (o sarebbero stati) esponenti di estrema sinistra, riconducibili alla galassia antagonista, con fermenti nella Valcuvia, e in particolare a Castello Cabiaglio, dove il primo ha la disponibilità di un appartamento, e dove il secondo abita. E’ più che altro il 28enne, residente a Milano, l’uomo che ha suscitato più l’interesse degli investigatori della Digos che ha condotto le indagini. Secondo un’informativa dei carabinieri, il ragazzo sarebbe stato un esponente del centro sociale Baraonda collocabile nell’area antagonista “Antifa” milanese, la sinistra più radicale, con collegamenti anche tedeschi e greci. Non solo, il giovane avrebbe fatto parte anche del collettivo dei “Corsari”, nato all’università statale di Milano, e a cui sono stati attribuiti tra il 2009 e il 2010 alcuni imbrattamenti con vernice a sedi dei vari partiti, ma in particolare proprio contro la Lega Nord. (nella foto, la scritta pochi minuti dopo l’esplosione di Gemonio)
Ma bastano queste frequentazioni a indicarli come colpevoli di danneggiamenti e possesso di materiale esplodente? No, e infatti l’indizio più importante è quello che i Ris dei carabinieri hanno trovato su un pezzetto di scotch e riconducibile all’impronta dell’indice del 28enne il quale era stato identificato in precedenza per la partecipazione ad alcune manifestazioni non autorizzate a Milano. Per l’amico di Castello Cabiaglio invece vale la presenza di un furgone a lui in uso nelle immediatezze del fatto in quella zona di Gemonio. Vi sono poi anche tabulati dei cellulari e intercettazioni, ma sarà il gip a valutarne la pertinenza.
Più interessante, in attesa che inizi il processo vero e proprio, è descrivere l’ambito in cui sarebbe nata l’azione contro la Lega Nord. Secondo gli inquirenti i due giovani frequentavano una zona di Castello Cabiaglio che la polizia locale aveva messo sotto controllo, poiché in quel periodo vi si era concentrato un gruppo di ragazzi alternativi, tra cui anche “rasta” e giovani con i cani, tanto che i vicini si erano continuamente lamentati. Gli inquirenti hanno indagato in quella direzione, e anche su un collettivo, chiamato “La selva”, che le informative di polizia identificano come gruppo di estrema sinistra che nell’ottobre del 2010 occupò abusivamente la ex discoteca «Il muro» di viale Valganna a Varese, ma che fu sgomberato da polizia e carabinieri. Tra i dieci indagati per l’occupazione, in realtà, non compaiono i due accusati di avere usato i petardi contro la sede leghista. Piuttiosto, i due giovani finiti sotto inchiesta sarebbero amici degli alternativi di Cabiaglio. Le indagini della digos hanno come tracciato una mappa di tutti quei fermenti antagonisti giovanili tra Varese (scritte sui muri), la Valcuvia (contatti di esponenti antifa), i centri sociali milanesi (Baraonda, e il gruppo dei Corsari). I rapporti tra i ragazzi portano in diverse direzioni, ma alla fine sono rimasti solo i due indagati a essere sospettati di quel botto. E anche il giovane di Gemonio che fu fermato nell’immediatezza del fatto non è stato più accusato dell’attentato. Secondo gli esperti balistici furono usati due prodotti esplosivi, modello Cobra 6 2G, marca Di Blasio, ciascuno del peso complessivo di oltre grammi 53 di polvere.
Tra i materiali trovati nelle perquisizioni vi sono molti oggetti che possono voler dire tutto o niente. Di certo M.G. è un simpatizzante No Tav, e gli sono anche state trovate due maschere antigas, simili a quelle che compaiono nei fotogrammi delle telecamere di Gemonio, che ripresero un ragazzo incappucciato e con la maschera, mentre con una bomboletta imbrattava il muro della sede leghista.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 20 Febbraio 2014
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