De Marchi a Varese: «Per tornare a vincere in Lombardia abbiamo bisogno di discontinuità e di proposte chiare e nette»

L'incontro nella nostra città con la candidata alle consultazioni del partito

Lunedì 10 febbraio, a meno di una settimana dalle primarie che decideranno chi sarà il prossimo segretario del Partito Democratico della Lombardia, la campagna elettorale di Diana de Marchi fa tappa a Varese. Ad accompagnarla il deputato brianzolo e già candidato alla segretaria nazionale del Partito, Giuseppe Civati.
Alle 19.00 la sala del bar “La Bagatella” di via Speroni è gremita. Introduce il segretario provinciale Samuele Astuti, sottolineando l’importanza di questo passaggio conclusivo del congresso del Partito Democratico, in particolare in Lombardia e in provincia di Varese “un territorio che ha bisogno di guardare avanti dopo anni di amministrazione leghista, caratterizzata dall’incapacità di pensare e progettare a livello sovracomunale”. Per farlo “abbiamo bisogno di un Pd forte, capace di guardare oltre le singole province e che si metta al lavoro da subito”.

La parola passa quindi a Giuseppe Civati, il quale apre il proprio intervento dispiacendosi del fatto che
nessuno stia parlando e investendo energie sui congressi regionali, “forse anche perché cuperliani e renziani hanno fatto accordi ovunque: è molto indicativo, ad esempio, il caso siciliano”. Tagliente e ironico, il deputato democratico parla della necessità di un cambiamento reale nella dirigenza regionale, rappresentato dalla candidatura di Diana De Marchi: “lo slogan cambiaverso l’ho capito ora: prima era Martina e Alfieri, ora è Alfieri e Martina. Vorrei capire dove si colloca la discontinuità rispetto al vecchio gruppo dirigente. E lo dico perché le sconfitte alle regionali del 2010 e del 2013 sono anche figlie di un atteggiamento politico unpo’ subalterno: non mi ricordo, infatti, grandi mobilitazioni del PD sui nostri temi, negli scorsi anni. Anzi, è successo che la sopravvalutazione del modello formigoniano abbia contagiato anche una parte del PD, quando invece dovevamo essere più duri e manifestare tra le persone sin da subito”. La scelta di sostenere Diana De Marchi nasce quindi dalle necessità di “provare qualcosa di nuovo, una proposta politica centrata sui temi propri del centrosinistra, anche per alzare la posta sulle elezioni Europee e sulla Lega”.

Diana De Marchi comincia presentandosi e scherzando sulla propria età. Al cospetto di Astuti e Civati,
entrambi classe 1975, De Marchi si dice fiera di essere nata nel 1959, di essere nonna dispiaciuta di poter vedere raramente i nipoti perché emigrati in Austria insieme ai genitori per questioni lavorative, di essere un’insegnante. “Vorrei cominciare ricordando le elezioni regionali del 2013: pensavamo tutti che quello sarebbe stato il momento giusto e invece non ce l’abbiamo fatta. Perché non siamo stati in grado, di fronte allo scempio leghista e formigoniano, di proporre messaggi forti, perché non avevamo lavorato bene sui territori, perché non avevamo costruito una classe dirigente per tempo, e così ci siamo trovati all’ultimo momento a dover scegliere una persona straordinaria, Umberto Ambrosoli, ma che non aveva fatto insieme a noi un percorso che lo rendesse riconoscibile. Al contrario, dobbiamo portare il partito regionale vicino ai cittadini, ai circoli e alle federazioni: in molti comuni in cui amministriamo abbiamo persone capaci, che applicano politiche da esportare e mettere in rete, ma che al contrario sono rimaste isolate, e con loro non sono stati valorizzati nemmeno i nostri amministratori”. De Marchi si sofferma poi sulle proposte programmatiche, sottolineando con forza alcuni temi e alcuni valori. Su tutti la questione ambientale e del consumo di suolo, gli investimenti da fare sull’agricoltura, la formazione, “tema al quale sono particolarmente affezionata: in Lombardia abbiamo decine di migliaia di giovani che non studiano e non lavorano, un vero e  proprio dramma sociale”.

Il tema del lavoro, inoltre, che De Marchi rappresenta perfettamente attraverso il
racconto della recente visita alla Cartiera Burgo di Mantova, dove il PD non è riuscito a stare vicino ai
lavoratori che in parte hanno convertito la produzione e garantito la continuità industriale. I diritti, infine: i
diritti delle minoranze, i diritti civili e sociali, sui quali il Partito Democratico, anche in Lombardia, fa ancora fatica ad esprimersi: “pochi giorni fa il gruppo regionale del Partito Democratico ha scelto di non scegliere in occasione del voto sulla mozione proposta da Patto Civico (il gruppo al quale appartiene Ambrosoli) riguardante la depenalizzazione delle droghe leggere: questa ambiguità non ci potrà mai vedere vincenti.

Allo stesso modo ci dobbiamo differenziare rispetto al passato prendendo posizioni nette sull’applicazione della legge 194, che difendiamo troppo timidamente”. Diana De Marchi chiude il proprio intervento sottolinenando come le due candidature abbiano dato la possibilità di discutere e di confrontarsi sui temi, evitando che il congresso fosse deciso a tavolino “senza la possibilità di far conoscere il futuro segretario e di discutere con lui dei temi programmatici. Sono stata in diversi luoghi in queste settimane e spesso mi sono sentita dire: ‘finalmente viene qualcuno, perché qui sono anni che non vediamo nessuno’”. 

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Pubblicato il 11 Febbraio 2014
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