I 5 Stelle: “Raccolta rifiuti e inceneritore non possono stare nella stessa società”

Secondo i pentastellati ci sarebbe un palese conflitto nel progetto di Newco: "Chi brucia non ha interesse a differenziare" e rilanciano l'idea dell'impianto di trattamento a freddo per riciclare: "Garantirebbe 60 posti di lavoro"

I rappresentanti del Movimento 5 stelle di Busto Arsizio, Gallarate, Legnano, Castellanza, Somma Lombardo e Marnate tornano sulla vicenda che sta facendo dibattere la politica nel Basso Varesotto, il futuro del termovalorizzatore e della gestione del ciclo dei rifiuti dalla raccolta allo smaltimento.
Gli attivisti 5 Stelle commentano il susseguirsi di dichiarazioni allarmanti sui possibili effetti negativi della chiusura dell’impianto di incenerimento di Accam e pongono l’attenzione su due punti in particolare. «Anzitutto rinunciare all’inceneritore non vuol dire lasciare la gestione dei rifiuti in mano ai privati. La gestione può e deve rimanere pubblica. Ma è facile intuire il conflitto che nasce nel legare la nuova Società NewCo all’incenerimento rifiuti. Una società che avrà la duplice funzione di gestire al meglio la raccolta (e quindi avviare anche dei processi di sensibilizzazione alla riduzione dei rifiuti e all’incremento della raccolta differenziata) e di smaltire poi in un impianto il cui fatturato è legato alla quantità di rifiuti conferiti. Capite anche voi che c’è una contraddizione nei termini».

Nel contesto dell’ormai riconosciuta sovraccapacità Regionale di incenerimento, secondo i pentastellati sarebbe, invece, strategico «studiare la possibilità di realizzare un impianto di selezione e trattamento meccanico a freddo che recuperi ulteriori materiali dal RUR (rifiuto urbano residuo) e quindi si ponga in sinergia con la "mission" dell’azienda. E appunto in quest’ottica si potrebbe collocare la Società nel piano regionale dei rifiuti citato dal Sindaco di Busto Arsizio Farioli nell’ultimo consiglio comunale». Il Movimento ci tiene anche a precisare che «l’alternativa all’incenerimento, per noi, non è la discarica e non pensiamo che portando i rifiuti altrove si risolva il problema. La nostra idea non è quella di chiudere Accam, ma chiediamo che l’azienda si faccia promotrice di quel cambiamento verso una gestione virtuosa dei rifiuti in linea con le direttive europee, e oggi ha l’opportunità di farlo».

Al secondo punto i grillini analizzano il problema occupazionale: «Attualmente i dipendenti di Accam sono 30 per la maggior parte amministrativi. Un impianto di selezione e trattamento a freddo (ad esempio tipo TMB) per pari tonnellaggio di rifiuti può dare occupazione a 35-40 addetti e 15-20 amministrativi. E ciò con tariffe più contenute rispetto alle attuali grazie agli introiti deil materiali recuperati e rivenduti. In conclusione, riteniamo che l’investimento verso il recupero dei materiali sia economicamente meno rischioso, assolutamente meno invasivo dal punto di vista ambientale e potenzialmente vantaggioso per la salvaguardia (se non incremento) dei posti di lavoro, rispetto al piano di revamping».

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Pubblicato il 19 Febbraio 2014
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