La tecnologia 3D sta già cambiando le nostre vite

Teatrino Santuccio al completo per l'ultima tappa del roadshow di SmartupLab. Insieme agli imprenditori c’erano studenti, giovani smanettoni, politici, bancari, consulenti, maker e curiosi, tra cui anche il sindaco Attilio Fontana

Nello scritto «Dalla fabbrica alla comunità», Adriano Olivetti spiega il percorso attraverso il quale una forma economica diventa mediatrice delle aspirazioni di una popolazione e perché questo avvenga occorre che la fabbrica e l’ambiente siano legati da vincoli di solidarietà.
In un momento di crisi, o meglio, di forte cambiamento come quello che stiamo attraversando, ciò che può’ rafforzare quel vincolo è l’azione di alcuni attori sociali che si fanno interpreti di questo passaggio, ovvero associazioni di rappresentanza, centri di ricerca, università e imprese.
L’operazione SmartupLab (laboratorio di fabbricazione digitale), realizzata da Liuc di Castellanza e Univa (Unione degli industriali della provincia di Varese), nell’ultima tappa del suo roadshow sul territorio, ha voluto parlare della cultura di impresa alla comunità nel senso più ampio del termine per due motivi: per rafforzare quel vincolo di cui parla Olivetti e, come ha spiegato Marco De Battista di Univa,  «perché oggi le imprese devono conoscere l’intero ecosistema che gli gira intorno». Sulle gradinate del Teatrino Santuccio, a due passi dal comune di Varese, quell’ecosistema si è materializzato richiamato dalla rivoluzione 3D. Insieme agli imprenditori, infatti, c’erano studenti, giovani smanettoni, politici, bancari, consulenti, maker, curiosi, tra cui anche il sindaco Attilio Fontana, seduto in prima fila ad ascoltare attento.
I relatori, a partire da Maurizio Melis, giornalista di Radio24, passando dai giovani ricercatori di SmartupLab, fino ai vertici di Univa, hanno parlato della nuova tecnologia 3D, del cambio di paradigma culturale che internet degli oggetti comporta, delle nuove possibilità di lavoro e delle nuove competenze necessarie. E così per qualche ora il Santuccio, per dirla con le parole del presidente di Univa Giovanni Brugnoli, è diventato una community interattiva di innovatori e makers in carne e ossa, visto che il sottopalco era dominato da droni e stampanti 3D al lavoro, grazie al contributo di Luca Perencin e Davide Ardizzoia.
La metamorfosi di cui si parla è già iniziata da tempo ed è più vicina di quanto si pensi: è presente nell’albero di natale di Lonate Pozzolo che si illumina grazie a un tweet e nelle Ferrari della Formula uno. «Basta andare in uno store per vedere che accanto a lavatrici e frigoriferi vendono stampanti 3D» ha sottolineato Melis. 
La missione di SmartupLab non è calare saperi dall’alto, quanto piuttosto stimolare e «creattivare il territorio» che diventa così protagonista attivo del cambiamento. Michele Graglia, presidente dell’università Liuc di Castellanza, uno che la metamorfosi la va predicando da anni, non cita espressamente lo studioso italiano Enrico Moretti (autore per Mondadori del libro "La nuova geografia del lavoro"), che tanta fortuna ha trovato alla corte di Barak Obama. È chiaro però che il suo riferimento va in quella direzione: i territori diventano competitivi se hanno la capacità di creare e attivare intelligenza. E più in un territorio c’è intelligenza, più si crea intelligenza. In che altro modo si può’ spiegare l’esistenza di luoghi come la Silicon Valley?
La terza rivoluzione industriale non richiede capitali immensi. Le sue barriere all’entrata sono piuttosto: la creatività, i nuovi saperi, la capacità di lavorare in gruppo e la fantasia per immaginare nuovi business, come hanno dimostrato Samuele Astuti e Giuseppe Catalfamo, creattivatori di SmartupLab. Le loro provocazioni tecnologiche a basso costo, lanciate dal palco del Santuccio grazie a smartphone, schede Arduino e stampanti 3D da poche centinaia di euro, altro non sono che il manifesto di quel cambiamento.

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La diretta della giornata al Teatro Santuccio

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Pubblicato il 28 Febbraio 2014
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