Occupato un altro edificio. Organizzate colazioni anti-sgombero
Dopo lo sgombero dell'ex Macello il "Comitato autorganizzato saronnesi senza casa" ha preso possesso di un edificio in via Rondaccio, disabitato da tempo: "Ci sarà anche uno spazio pubblico autogestito"
Nuova occupazione a Saronno, questa volta di un edificio di proprietà di un privato. È accaduto a Saronno, domenica, quando i militanti del gruppo Comitato Autorganizzato Saronnesi senza casa, lo stesso che aveva occupato per più di un anno l’ex Macello, strattura pubblica poi sgomberata dalle forze dell’ordine nel mese di gennaio.
Ora questa nuova occupazione in via Rondaccio 24, annunciata nei comunicati dello stesso Comitato nelle scorse settimane. Per fronteggiare un eventuale nuovo sgombero da parte di carabinieri e polizia, i militanti del gruppo hanno già organizzato colazioni alle 5 del mattino e chiamato a raccolta amici anche di altri gruppi, per essere sempre presenti in tanti nella nuova struttura occupata. Le colazioni anti-sgombero sono partite già lunedì mattina.
«In seguito allo sgombero della casa occupata di via don Monza 18 abbiamo deciso di continuare il nostro percorso e di occupare lo stabile di Via Randaccio 24, oramai all’abbandono da molti anni – spiegano dal Comitato in un comunicato pubblicato sulla loro pagina Facebook -. Proprio in questi giorni stiamo assistendo a come l’impellente necessità di trovare una sistemazione a due associazioni che già avevano una sede in via Roma, la scusa che l’amministrazione ha utilizzato per giustificare l’intervento della forza pubblica in via Don Monza, si rivela soltanto un sistema pretestuoso per giustificare una precisa volontà politica. Insomma, un pessimo trucchetto che mette in luce quanto la ristrutturazione dell’edificio comunale non sia né utile né tanto meno necessaria alla “collettività”, ma solo un’operazione utile alla campagna elettorale piddina. L’ennesima mossa che segna la distanza fra le promesse e la retorica della classe politica governante, fra i suoi interessi e i reali bisogni delle persone, che siano concreti o emotivi».
«Noi intanto abbiamo deciso di proseguire serenamente il nostro percorso, riprendendoci senza deleghe il diritto di vivere dignitosamente e di condividere quanto possibile con chi ci circonda – concludono -. Ed è proprio per questo che abbiamo scelto di adibire una parte non abitativa di questo stabile a spazio pubblico autogestito, con un calendario d’incontri ed altri progetti in divenire, come una libreria autogestita con aula studio, che saremo felici di pensare e realizzare, in maniera orizzontale, assieme a tutti coloro che vorranno dar nuova luce a questo stabile in degrado da molti anni. Non è infatti pensabile che per la paura di morire di fame e senza un tetto sopra la testa si debba morir di noia e di tristezza, impegnando la quasi totalità del proprio tempo in uno squallido ciclo produttivo e ripetitivo, per il puro beneficio dei pochi sui molti che passivamente glielo permettono: riprendiamoci la vita, per intero, senza fare sconti o tributi a chi vuole vivere, comodamente seduto sulle poltrone del potere, sulle spalle di tutti».
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