Umberto Colombo confermato alla guida della Cgil

Il direttivo ha eletto anche la segreteria formata da: Antonio Ciraci, Stefania Filetti, Paolo Lenna, Oriella Riccardi, Roberta Tolomeo e Alberto Villa. Intenso dibattito tra i delegati al XVI congresso

«È un periodo duro e quello che ci aspetta è un grande lavoro». Umberto Colombo è stato appena confermato dal direttivo del XVI congresso provinciale alla guida della Cgil di Varese, con 81 voti a favore su 84 votanti, dopo due giorni di lavoro intensi e di confronto serrato. Con lui rieletta la segreteria uscente composta da: Antonio Ciraci, Stefania Filetti, Paolo Lenna, Oriella Riccardi, Roberta Tolomeo e Alberto Villa.
La discussione di venerdi 7 marzo – L’argomento principale degli interventi dei delegati è stato il tema del lavoro sotto scacco e della progressiva riduzione dei diritti. Benedetta Alfieri, lavoratrice precaria presso la rsa San Luigi Gonzaga di Gorla Minore ha ringraziato i funzionari di Nidil (atipici) e Funzione Pubblica di «aver combattuto, insieme, per tutelare l’occupazione di tutti gli operatori nella realtà socio assistenziale dove lavora», mentre Maurizio Demma, rsu di un’azienda grafica, ha fatto il verso a Jovanotti: «Sono un ragazzo fortunato – ha esordito – perché ho un contratto a tempo indeterminato e lavoro in un’azienda che non è in crisi».

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La Cgil ha bisogno di rinnovasi -La discussione è stata conclusa dal contributo di Giacinto Botti, segretario regionale Cgil. «Come testimoniano gli interventi di questa mattina – ha detto Botti – la gente che rappresentiamo ha bisogno della nostra organizzazione, e per questo voglio parlare di noi. Noi siamo un’unica forza, una casa comune, uomini e donne che condividono ideali e fare oggi il delegato penso sia la cosa più difficile che ci sia. Sono i delegati i nostri dirigenti perché la Cgil non esisterebbe senza di loro, in rapporto diretto con le persone che sono il fulcro centrale della nostra azione».
«Dopo vent’anni di oscuramento, facciamo i conti con un drammatico arretramento culturale – ha proseguito il segretario regionale- senso di giustizia, equità e uguaglianza sono venuti meno, c’è stato uno sfrenato rinchiudersi dentro di sé e dentro il proprio individualismo. Questa crisi infatti ha prodotto una logica liberista dove l’unico faro è il profitto, nessun senso di solidarietà, nessuna responsabilità sociale. E se non c’è stata una politica industriale, in compenso hanno brillato capitani coraggiosi, vedi Parmalat o Gruppo Riva, che hanno distrutto il nostro tessuto produttivo. Si è pensato di reagire alla crisi con la svalutazione del lavoro, e così noi abbiamo i salari più bassi d’Europa, eppure la lezione dovrebbe ormai essere chiara: senza il lavoro non si crea ricchezza, e se questo governo non aggredisce questo nodo fondamentale sarà un governo inutile come quelli che l’hanno preceduto».
Botti ha ricordato poi che con questo congresso la Cgil deve dare la rotta, «perché oggi nessuno ci regala niente, e se c’è un mondo del lavoro che è cambiato, anche noi abbiamo bisogno di rinnovarci. Riconoscere la realtà significa vedere che noi non rappresentiamo più tutto il mondo del lavoro».
Botti ha quindi fatto un passaggio anche sul Testo unico sulla rappresentanza: «Da anni il sistema contrattuale è sotto attacco, e l’accordo del 10 gennaio rimette al centro il valore del contratto nazionale. Senza disconoscere alcune criticità, è un accordo importante e da valorizzare perché il suo impianto crea una Rsu con piena titolarità contrattuale e piena autonomia. Tutti gli accordi nazionali saranno votati dai lavoratori, e quando i lavoratori votano e approvano a maggioranza noi dobbiamo adeguarci, perché la democrazia è questo. Finalmente nessuno potrà più nemmeno imbrogliare sul peso della sua rappresentatività, perché tutti verranno misurati. E così finirà anche la stagione degli accordi separati. Quell’accordo, anzi, è una sfida per tutti noi e deve essere allargato ai milioni di lavoratori che non hanno nulla – ha concluso Botti – perché in Italia ci sono 13 milioni di lavoratori che non hanno rappresentanza né diritti».

Il documento finale – Nel pomeriggio l’assemblea dei delegati ha approvato a larga maggioranza (14 astenuti) un documento unitario che impegna la Cgil di Varese sulle linee politiche dei prossimi quattro anni. Innanzitutto il congresso, vista la difficile situazione politica in Ucraina, ribadisce il valore della pace e per questo invita la Cgil di Varese a promuovere iniziative a favore della pace e della convivenza civile tra i popoli. Il documento si concentra poi sulla necessità di una riforma del mercato del lavoro che riduca le attuali 46 tipologie contrattuali e restituisca centralità al contratto a tempo indeterminato. Il Piano del Lavoro presentato dalla Cgil costituisce per l’assemblea uno strumento adeguato per la crescita sostenibile e lo sviluppo. Difesa del reddito e riforma fiscale devono passare attraverso una riduzione delle tasse sul lavoro dipendente e sulle pensioni, la tassazione delle rendite finanziarie, l’introduzione di una imposta patrimoniale e lotta all’evasione e all’elusione fiscale. Si riafferma quindi il valore e la funzione universale dei contratti collettivi nazionali, chiedendo anche un rafforzamento della contrattazione di genere nella contrattazione aziendale. Il Congresso ha quindi individuato la contrattazione territoriale e sociale come strumento per intervenire sulle politiche di sviluppo e welfare del territorio. In tema previdenziale, l’assemblea chiede che vengano ripristinati i principi di gradualità, flessibilità e solidarietà, garantendo una soluzione per i lavoratori esodati ed eliminando il blocco della rivalutazione delle pensioni. Vanno costruite le condizioni per garantire ai giovani, le donne e a tutti i lavoratori precari una pensione adeguata e dignitosa, superando i problemi legati alla discontinuità del lavoro e dei periodi contributivi.

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Pubblicato il 07 Marzo 2014
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