Dopo l’omicidio, la rabbia e la paura
I vicini di casa di Antonino Faraci ricordano che due anni fa nel quartiere di via Briante c'erano stati molti furti. Quasi tutte le case sono munite di inferriate a porte e finestre. I parenti della vittima chiedono più sicurezza
La via Briante che porta alla frazione di Maddalena è una zona residenziale costellata da una lunga teoria di villette dignitose, abitate per lo più da artigiani e lavoratori autonomi che, dopo tanti sacrifici, hanno coronato il sogno di una vita. Il giorno dopo l’assassinio di Antonino Faraci (foto) il sentimento di questa comunità, come accade sempre di fronte a una morte violenta, oscilla tra la paura e il desiderio immediato di giustizia.
I vicini di casa si identificano con la vittima perché Antonino era uno di loro: una vita passata a lavorare in proprio con la moglie in un laboratorio di confezioni e, cinque anni fa, la scelta di vivere a Somma Lombardo come buen retiro. E nonostante gli ultimi anni non fossero stati facili, per via di un ictus che gli aveva lasciato in eredità una claudicanza e dei problemi all’articolazione di un braccio, la vittima conduceva un’esistenza normale, contraddistinta da una spiccata discrezione.
All’ingresso della villetta al civico 199A, ci sono i sigilli dell’autorità giudiziaria e così la moglie, ancora frastornata dall’immagine del povero marito riverso a terra nel soggiorno privo di vita dopo essere stato colpito alla testa da un corpo contundente, è andata a Fagnano Olona dai parenti della figlia Antonella, la famiglia Accarino. «Mio nonno aveva già subito quattro furti. Chiediamo ai carabinieri e alle forze dell’ordine di fare la loro parte» sottolinea con rabbia il nipote Antonio. Accanto a lui c’è anche uno dei due figli maschi della vittima, Vito. Allarga le braccia, come dire: «Non c’è nessun commento da fare, c’è solo il dolore». L’altro figlio, Andrea, che vive negli Stati Uniti, in queste ore è in viaggio per raggiungere la madre e i fratelli.
Le finestre e le porte delle case di via Briante sono quasi tutte incorniciate da inferriate, come del resto lo sono quelle della villetta di Antonino Faraci. Una precauzione dettata dalla paura, perché pochi anni fa quasi tutte le abitazioni della zona erano state "visitate" dai ladri. «Mi ricordo – racconta Bruno Olivato, vicino di casa della vittima – che vennero a rubare di sera quando stavamo dormendo, se ne accorse mia figlia che sentì dei rumori. Qui in tanti hanno subìto furti. E pensare che fino a vent’anni fa lasciavamo tutto aperto, porte e finestre, senza temere nulla».
Un’altra vicina mostra le serrande interne, una per ogni apertura, costate diecimila euro, che rendono la sua casa un vero bunker, inespugnabile, dopo la sgradita sorpresa. «È successo due anni fa – dice la donna –. Rientrai la sera a casa e trovai tutte le luci accese. Pensavo fosse stato mio figlio, ma quando ho visto tutte le cose per terra, allora ho capito che erano stati i ladri. Mi ricordo anche che nei giorni antecedenti al furto c’era un tizio, uno che non avevo mai visto prima, che passeggiava continuamente avanti e indietro con un cagnolino. Forse era la vedetta che avvertiva i complici».
Dopo quella raffica di furti, a Somma Lombardo non c’erano stati più episodi simili come conferma il sindaco Guido Colombo: «Non conoscevo la vittima e mi colpisce un fatto così perché la nostra è una cittadina tranquilla e sicura. Le forze dell’ordine presidiano bene il territorio e non siamo abituati a vivere storie di violenze».
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