Marotta: “Motivazione e competenza battono le raccomandazioni”

Da raccattapalle del Varese ad amministratore delegato della Juventus. Il dirigente bianconero è salito in cattedra nella sua città d'origine per raccontare 40 anni di calcio vissuti da protagonista

I tifosi della Juve lo adorano, quelli delle altre squadre lo guardano con sospetto visto il suo ruolo di amministratore delegato della Vecchia Signora. A Varese si parla di lui con ammirazione, rispetto, ma anche rammarico per aver legato il suo nome a quello di un presidente discusso come Colantuoni. Ma tutti concordano su una cosa, quando si parla di Giuseppe Marotta, 57 anni da Avigno: è uno che nel mondo del calcio ha fatto l’intero percorso, la "gavetta" come si diceva una volta, sino ad arrivare a occupare una delle poltrone più importanti ed ambite.
Una scalata che Beppe – perché tutti lo chiamano così – ha raccontato oggi (martedì 8 aprile) all’Università dell’Insubria, nell’Aula Magna di via Dunant a Varese, secondo ospite di grande rilevanza nel ciclo di incontri voluto dal corso in Scienze della Comunicazione, dopo il gran cerimoniere della finanza e della politica Alfredo Ambrosetti.
«Scopo dell’università è quello di mettere in contatto mondi diversi all’interno della città e per questo sono contento di vedere molti studenti ma anche parecchi volti "esterni" all’ateneo» hanno sottolineato il rettore Alberto Coen Porisini (interista dichiarato) e il presidente del corso di laurea, Fabio Minazzi.

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A intervistare Marotta, Gianni Spartà, cronista di lungo corso per La Prealpina e sostenitore a spada tratta, in apertura di incontro, dei giornalisti sportivi («che descrivono un qualcosa visto da tutti, non "nascosto" come certi eventi politici e giudiziari, e quindi costantemente sotto il mirino delle critiche»). È Spartà a sottolineare come manchi, sul sito della Juve, il 5-0 subìto dal Varese nella sezione dedicata alle sconfitte più pesanti. «Non so come mai non ci sia sul sito, ma io quella partita la ricordo benissimo – spiega Marotta – Quel giorno ero raccattapalle, fu il campionato più alto nella storia del Varese e quella biancorossa fu la prima squadra che mi fece battere il cuore. Quella di cui poi divenni magazziniere e poi dirigente, quella da cui è iniziata la mia carriera nel mondo del calcio».

IERI E OGGI – Sono diversi i momenti in cui Marotta – quarant’anni di carriera sulle spalle – traccia le differenze tra il football di allora e quello di oggi. Sui giocatori il dirigente juventino sottolinea: «Una volta portavano semplicità e, spesso, i valori della provincia italiana. Oggi sono molto più emancipati, esigenti e hanno confronti quotidiani ben diversi con dirigenti e tecnici. Si amministrano come se fossero aziende».
Marotta poi passa a parlare dei presidenti: «Quelli con cui ho lavorato sono stati quasi tutti grandi industriali e da ognuno di loro ho appreso molto. Un tempo erano mecenati che sentivano il dovere sociale di sostenere le squadre della propria città, oggi il modello si è evoluto. Alcuni sono ancora di quel tipo, seppur modernizzato, come Moratti; altri come Berlusconi hanno cavalcato il calcio come potente fonte di immagine, poi ci sono quelli – il Varese di un tempo, l’Udinese dei Pozzo – che hanno questa attività per lanciare e valorizzare giovani». E ancora, gli allenatori: «Siamo passati dall’ex calciatore che andava in panchina a mettere in pratica i concetti empirici che aveva imparato, a figure professionali molto preparate che devono fronteggiare una concorrenza forte e stimolante».

IL MOMENTO DELLA JUVE – Non potevano mancare i riferimenti alla stagione in corso e in particolare quelli sulla Juventus capolista e sul futuro calciomercato bianconero. «Fedele al motto di Trapattoni, "non dire gatto se non ce l’hai nel sacco", non credo che lo scudetto sia già nostro: ci sono 18 punti in palio e sono tanti, anche se la nostra squadra ha accumulato un discreto margine sulla Roma, consolidato da un cammino straordinario. Però fare la lepre, nel mondo dello sport, è un ruolo logorante; noi lo facciamo da tre anni grazie soprattutto a un leader come Antonio Conte e speriamo di portare a termine questa impresa». Marotta, su richiesta, parla anche delle grandi rivali Inter e Milan, senza tuttavia sollevare polemiche come appena accaduto ad Andrea Agnelli. «Chi vive lo sport sa che esistono cicli importanti che a un certo punto finiscono, e anche a Varese lo sappiamo bene se pensiamo alla grande Ignis del basket. Milan e Inter in questa stagione non sono state competitive ma credo che, per blasone e importanza delle proprietà, possono risalire nel giro di poco tempo. La Juve da ciò ha avuto qualche vantaggio ma credo che nei risultati recenti ci sia anche molto merito della nostra squadra. Per quanto riguarda il mercato, abbiamo una buona situazione economica ma dobbiamo sempre rispettare certi equilibri economici e finanziari. Continueremo ad agire secondo queste linee guida e ci affidiamo di più alla capacità dei nostri tecnici che non alle spese folli. Però la Juve è società compratrice, non venditrice».

STADIO, SCUOLE E IMPIANTI – Forse non è necessario sentire il discorso odierno di Marotta all’Insubria, ma ci saremmo aspettati di vedere in sala qualche rappresentante del Comune e del Varese 1910 visto che l’ad bianconero ha parlato a più riprese dell’importanza del proprio stadio e di avere altre strutture collegate. «Lo Juventus Stadium ha un’importanza straordinaria: dà un senso di appartenenza, fa da deterrente verso la violenza, riqualifica un’area della città, consente maggiori introiti alla società, grande calore umano da parte della gente e ha creato anche molti posti di lavoro. Non rimane, come gli altri, una cattedrale nel deserto aperta alla domenica, ma vive tutta la settimana contribuendo a migliorare il fatturato del club».
Accanto allo Stadium la Juve sta lavorando al progetto della "Continassa": «40mila metri quadrati di una cittadella utile alla prima squadra e alle giovanili ma anche con un albergo, edilizia privata, spazi commerciali. E un liceo, perché compito di noi dirigenti è anche quello di essere responsabili verso le 300 famiglie di provenienza dei ragazzi del vivaio. I giovani dimenticano troppo spesso di essere studenti prima che calciatori, per questo abbiamo creato il Liceo Juventus che affianca lo sport alla scuola e permette a molti di arrivare al diploma, compresi alcuni ex calciatori».

RAGAZZI, FATE COSI’ – Infine Marotta si è rivolto a più riprese ai tanti studenti presenti, molti dei quali di scienze della comunicazione (stupore in aula quando ha rivelato che l’ufficio stampa bianconero conta ben 30 persone…). «Anzitutto dico di cominciare dove le cose sono difficili: iniziare un percorso dove tutto va bene non è semplice. Poi ricordatevi che prima si sbaglia, prima si impara: l’esperienza si forma anche con gli errori. E inoltre vi ricordo una frase che diceva Italo Allodi (grande direttore sportivo del passato, che ha lavorato anche a Varese ndr): nel calcio il muratore non diventa architetto il giorno dopo. Non basta conoscere certi meccanismi per avere successo, e non servono neppure le raccomandazioni. È vero, ho visto alcuni raccomandati far parte del mio mondo, ma non sono riusciti a confermarsi e sono presto stati sorpassati. Qui contano le motivazioni forti moltiplicate con la competenza: solo così si arriva al successo».
E tra le persone più importanti della propria vita lavorativa, Marotta cita proprio Mario Colantuoni, presidente biancorossi tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli Ottanta, quello della Serie A sfiorata ma anche della successiva svendita dei giocatori alla Triestina. «Lui fu il primo a darmi fiducia e mi spinse a saltare sul classico treno che potrebbe passare una sola volta nella vita. Da allora ho imparato che nel calcio la gloria può investirti ma anche abbandonarti nel giro di poco tempo; per questo ho cercato di mantenere certi valori come la semplicità e l’umiltà, che però non significano la mancanza di ambizione. Però il rispetto umano, quello per le persone che ti stanno attorno e quello per la tua attività professionale sono caratteristiche che vanno sempre tenute presenti».

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Pubblicato il 08 Aprile 2014
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