Varese, aprile 1944: quando la morte pioveva dal cielo

Furono quasi cento le vittime nei due attacchi aerei alleati mirati a distruggere l'Aermacchi di Masnago; "fallito" il primo, gli americani colpirono di giorno tre settimane dopo

Oggi, primo aprile 2014, è il 70esimo anniversario del primo bombardamento angloamericano contro Varese.

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Varese bombardata, aprile 1944 4 di 12

Entrambe le incursioni che colpirono Varese nel mese di aprile 1944, uccidendovi un centinaio di persone, avvennero di domenica, anche per evitare una strage di operai nella fabbrica presa di mira, l’Aermacchi. Se gli obiettivi militari nell’Italia occupata dai nazisti restavano tali, infatti, la popolazione come tale non era più considerata nemica dagli Alleati; ciò non impedì loro di trucidare migliaia di persone a suon di bombardamenti, anche molto tempo dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943.

– Il quadro strategico

I due attacchi sulla città avvenero in una fase particolarmente intensa della guerra aerea in cui l’intera forza delle aviazioni britannica ed americana si scagliava contro la potenza nazista. Nei cieli della Germania era in vigore con il piano Pointblank per schiacciare attraverso una guerra d’attrito il restante potere aereo della Luftwaffe e ridurre al lumicino la produzione di benzina avio, in Italia con l’operazione Strangle si mirava all’interdizione delle comunicazioni della Wehrmacht in vista della ripresa offensiva da Anzio e da Cassino in direzione di Roma – qualunque ferrovia, stazione, ponte, strada in direzione nord-sud, isolato o in mezzo a città, era un obiettivo. Poi, c’erano le fabbriche: a Varese quella dell’Aermacchi, che produsse alcuni tra i migliori caccia della guerra, come il Veltro, in numeri penosamente inadeguati, fra mille difficoltà di approvvigionamento e l’ostilità delle stesse maestranze, stanche del conflitto e desiderose di pane, pace e libertà. Varese era dunque un obiettivo non secondario, e tuttavia fin lì non era stata seriamente molestata: molti erano gli sfollati nella zona dal Milanese.

– Il primo bombardamento

Fu nella notte tra l’uno (sabato) e il due aprile (domenica) del 1944 che i varesini conobbero il terrore che veniva dal cielo, la pioggia di morte vomitata dai ventri dei bombardieri della RAF britannica. Inevitabilmente, nel buio dell’oscuramento totale e in tempi ben lontani dai "bombardamenti chirurgici" della propaganda d’oggi, la maggior parte delle bombe e degli spezzoni incendiari lansciati da aerei che volavano ad almeno 4000 metri per sfuggire alla flak (artiglieria contraerea) colpì soprattutto Masnago, dove aveva sede la Aermacchi, ma singoli ordigni finirono fuori zona di lancio anche di parecchio. Gli stabilmenti restarono quasi indenni nel primo attacco: non così le case e le vite di molti. In capo a 40 minuti il rione era una scena d’incubo, fra il rombo degli incendi e le grida d’aiuto dei feriti.
A Varese centro furono colpite varie vie principali, fino a via Staurenghi, via Sanvito Silvestro, Sant’Antonio alla Brunella, al carcere dei Miogni e viale Aguggiari; a Masnago il vecchio cimitero, la portineria di villa Bolchini, i parchi del Seminario e di villa Tosi, casa Bianchi, il monumento ai Caduti, il campo sportivo e la pista ciclistica; bombe e spezzoni caddero nelle campagne di Casciago, Casbeno, Velate, San Fermo e alle Bettole (Ippodromo).

– Le vittime

Alla fine morirono diciassette persone, e ci si dovette pure considerare "fortunati" date le circostanze.
Ecco l’elenco delle vittime: Ing. Vincenzo Ricci (maggiore dell’aeronautica di Salò, ucciso con tutta la sua famiglia a villa Bolchini), Lucia Pasini Ricci, Franca Ricci, Anna Maria Ricci, Maurizio Ricci, Ercole Bianchi-Bertuccia, Aldo Bianchi-Bertuccia, Giovanni Campiotti (altra famiglia distrutta, si salvò solo la bimba più piccola), Carolina Cadario Campiotti, Luigia Campiotti, Cesira Campiotti, Annunciata Lanella, Edilio Colombo, Giordano Uslenghi, Severino Bosoni, Andrea Galli. Per ultimo, tre giorni dopo morì il 21enne operaio intagliatore Orazio Frasca.

– Il secondo attacco aereo: tocca agli americani

Il primo bombardamento risultò per gli Alleati un fallimento: l’obiettivo, l’Aermacchi, era ancora in piedi. Laddove i britannici avevano fatto cilecca di notte, gli americani, stufi di quei fastidiosi caccia veloci con cui i pochi assi dell’Aeronautica Repubblicana (i Visconti, i Gorrini) li molestavano da Malpensa e Cameri, provarono con il loro sistema: bombardamento diurno "di precisione" affidato alle Fortezze Volanti, gli affidabili, capienti e robustissimi B-17. Fu così che domenica 30 aprile, “poco prima di mezzogiorno”, riportano le cronache, che Varese udì nuovamente il rombo degli aerei alleati, il fischio terribile delle bombe e le esplosioni. Stavolta la Aermacchi fu colpita duramente (fermando definitivamente la già scarsa produzione di velivoli), come il vicino colle Campigli e, di nuovo, i Miogni; fuori bersaglio finirono alcuni ordigni che caddero nel rione Cantoreggio (dove l’intera famiglia Baratelli, mamma incinta, papà e due bambini, restò uccisa in aperta campagna mentre fuggiva in preda al terrore), a Schirannetta (sotto una cui cascina restò un’altra famiglia di cinque persone) e sull’edificio che ospitava il Laboratorio provinciale d’Igiene. Stavolta morirono ben 81 persone: molte nel parco circostante l’ospedale militare del Colle Campigli. Tragicamente, il direttore aveva chiesto qualche tempo prima di poter ridipingere in bella evidenza la croce rossa visibile dagli aerei (che per convenzione avrebbero rispettato l’ospedale, o almeno ci avrebbero provato) ma gli fu negato dalle autorià repubblichine perchè la croce avrebbe potuto fare da punto di riferimento al nemico in relazione alle officine Macchi! L’ospedale "mimetizzato" finì così sotto le bombe.

– Un triste rosario di morte

Questo l’elenco delle vittime riportato dalla stampa locale dell’epoca:
Mazzola Carla di Ambrogio; Nicolini Rina in Mazzola; Brusa Giuseppina in Galli; Galli Fiorangelo; Pirla Angela; Ambrosini Paola in Mentasti; Mentasti Ambrogio Paolo; Luminati Isa fu Pietro; Gozzi Iolanda; Macchi Fortunata; Bianchi Bruna in Boggio; Pittaluga prof. Augusto; Ceriotti Valentino; Lucetti Maria in Brunetti; Macchi Carlo; Maroni Giromina in Macchi; De Noni Maria in Ferdinando; Meda Fiora in Castiglioni; Alioli Carlo di Pietro; Villa Luisa ved. Pino, Coso Leone; De Grandi Marinka; Breda Guido; Baliano Ines; Daverio Guido; Montalbetti Cesarina; Gozzi Giuseppe; Cappa Giovanni; Talamona Ernesta; Simonelli Adele; Tosi Giselda; Molinari Angelo; Frascarolo Tersilla; Falchi Elena; Gavina Italia maritata Falchi; Gulci Gìuseppina; Pittaluga Marta; Cappa Anna Maria; Pellegrini Luigi; Faravelli Iside in Baratelli; Baratelli Ernesto di Biagio; Baratelli Biagio; Dalcieri Nelda; Baratelli Erminio; Cavalieri Luciano; ed altri sei non identificati.
Fra i degenti dell’ospedale militare di Colle Campigli e fra il personale perirono: Arieni Pasquale; Celano Antonio; Pozzi Renato; Giunta Giovanni; Bonizzoni Antonio; Bellini Giovanni; Morosi Giuseppe; Bernuzzi Felice; Bianchi Filippo; Gregori Marino; Esposito Nicola; Baruzzo Severino; Mazzola Giovanni; Laudicina Giuseppe; e tre altri non identificati.
Un triste body count cui si aggiunsero nei giorni seguenti Emma Bollini, Antonio Carraro, Vittoria Furlan in Carraro, Cleofe Macchi e Maria Gioletti; e ancora Antonio Tizzani, Aldo Marino, Maurilio Appiani ed Ermellina Campagnoni. Domenica Rinauri, Aldina Merciari e Leonardo Rizzo morirono per le ferite. Il ritrovamento del corpo del soldato Antonio Dalla Fiore di Castiglione Olona portò il totale a 81 vittime.
Come dopo il primo bombardamento i funerali, celebrati in San Vittore dal prevosto mons. Proserpio, furono solenni e videro una commossa partecipazione di popolo. Incongruo e alla nostra sensibilità offensivo, ma figlio del suo tempo il tributo dei militari fascisti, i pugnali sguainati al passaggio del corteo delle vittime con parenti e amici, come pronti a un’improbabile vendetta contro l’onnipotenza dei vincitori annunciati, dei nuovi padroni dell’Italia di domani. Intorno, un’intera città segnata dalle lacrime e dal sangue, da dolori mai sanati. E se oggi si ricorda ancora la Liberazione del 1945 è prima di tutto perchè essa segnò la fine di questi orrori e pose termine al regime di chi aveva voluto la guerra.

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Pubblicato il 01 Aprile 2014
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