“Petardoni” al Sacro Monte come sotto la Concordia
La ditta che userà le microcariche nella costruzione del parcheggio alla prima cappella, ha mostrato come lavorerà nel cantiere. "Lo abbiamo già fatto sotto il relitto, all'isola del Giglio"
Sono dei piccoli tubi gialli ma sembrano quasi dei petardi. Si tratta di "cartucce" con cui si ottengono degli scoppi controllati, per spaccare la roccia. La ditta che li utilizzerà al Sacro Monte, la Nonex di Ancona, li ha ovviamente già usati. Indovinate dove? Sotto il relitto della Costa Concordia, all’Isola del Giglio, dove ha installato alcune di queste microcariche per aiutare la gigantesca opera di spostamento e rimozione del relitto. In fondo al mare è andata bene. Al Sacro Monte come andrà? Vedremo. Intanto chiariamo il perchè. Gli scoppi servirebbero perché un martello pneumatico fa più danni. Questo è quello che dicono gli esperti. Lo ha spiegato ieri sera, l’ingegner Pastruglia, durante la commissione aperta sul progetto di costruzione di un nuovo parcheggio interrato davanti alla prima cappella del sacro Monte. Un progetto che viene contestato da un partecipato comitato di cittadini ribattezzato “Varese 2.0”. Il tecnico ha mostrato un video che abbiamo diviso in due parti. Nella prima si mostra come viene preparata la carica. Nella seconda si vede la vera e propria esplosione. Un telo copre il botto. Il rumore sarebbe contenuto.
«La cartuccia deflagrante contiene una polvere – ha osservato Freguglia – che dà un ridottissimo impatto. Si usano, al massimo, 5 cartucce alla volta, non più di 280 grammi di polvere. Ogni operatore si posiziona a 5 metri dallo scoppio. Nel lavoro che abbiamo effettuato alla Costa Concordia abbiamo calcolato che non ci sono state vibrazioni significative». Il tecnico ha poi spiegato come si procede: «Iniziamo con poche cartucce, poi aumentiamo la carica. Misuriamo ogni movimento con un vibrometro. Ci prefissiamo un limite ipotetico di 10 e ci fermiamo a 7, dunque molto prima. Perché non abbiamo usato un martello pneumatico? Perché il martello produce onde di vibrazione che si accavallano e si allungano nel tempo. Riteniamo che sia più stressante per il terreno». Ieri il Comitato Varese 2.0 era presente alla commissione. A queste considerazioni ha replicato un tecnico del comitato, Flavio Argentesi, che ha affermato: «Non c’è un’analisi del rischio sull’uso delle mine, e non c’è uno studio approfondito del territorio sul quale agiranno».
Gli esperti chiamati dal comune hanno presentato il rendering: 91 posti nel terreno, con terrazza di erba sopra. Il comitato ha presentato una controrelazione nella quale lamenta la mancanza di un piano delle mobilità e dunque il rischio che quel parcheggio, oltre che invasivo, sia del tutto inutile. E’ seguita la discussione dei gruppi politici.
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