Brugnoli: “Siamo la pancia sana del manifatturiero”

La relazione del presidente di Univa all'assemblea generale ha sfatato alcuni luoghi comuni e rivendicato un primato delle imprese varesine nella capacità di cambiare

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Il prologo di Giovanni Brugnoli, presidente di Univa, è a metà tra una Spoon River dell’impresa e l’ultimatum a un Paese che spera sempre nell’arrivo provvidenziale della cavalleria.  Il rischio di perdere la pazienza, secondo il presidente di Univa, è però più alto di prima, soprattutto se il pensiero va a quelle imprese che non ce l’hanno fatta. Il parterre di Malpensafiere è comunque stracolmo di imprenditori intervenuti per l’assemblea generale di Univa, persone che riescono a stare ancora sul mercato in modo competitivo perché hanno innovato e in molti casi «ripreso in mano la valigetta per partire di nuovo». Persone che rappresentano «la pancia sana del manifatturiero», non solo di quello italiano, e la cui volontà «è meglio non mettere troppo alla prova».

I temi toccati dalla relazione di Brugnoli
sono quelli su cui gli imprenditori insistono da tempo, almeno da quando è iniziata la crisi: una pressione fiscale insopportabile, un costo del lavoro e dell’energia insostenibili, un credito macchinoso e bloccato, un sistema burocratico che ostacola chiunque voglia fare impresa e una politica inadeguata a dare le risposte necessarie.
Il presidente di Univa però si spinge oltre perché, nel giorno in cui viene annunciato il picco
negativo della disoccupazione in Italia (13,7%), sfata alcuni luoghi comuni che vogliono il Bel Paese sempre in affanno rispetto ai maggiori competitor europei. «La nostra produttività, come valore aggiunto netto per addetto – ha sottolineato Brugnoli – è solo di poco inferiore a quella tedesca ed è comunque superiore a quella di tutti gli altri paesi europei. Eppure il salario netto dei lavoratori è decisamente più basso».

Il suo discorso è articolato in traiettorie, una dimensione a metà tra il desiderio e la necessità. C’è n’è una per tutti: per il Governo («questo è il momento giusto per semplificare e rendere flessibile il contratto a tempo indeterminato ed eliminare il costo del alvoro dalla base imponibile dell’Irap», per lo Stato («deve saper creare l’ambiente competitivo in cui l’impresa possa trovare spazio per crescere»), per la politica («deve riconquistare rispettabilità ed autorevolezza»), per l’Europa («deve prendere provvedimenti per rilanciare dell’industria con politiche adeguate, a partire dall’Industrial compact), per gli enti locali («devono razionalizzare dove è necessario farlo: la pubblica amministrazione partecipa a oltre 7.700 società che costano allo Stato 12,8 miliardi di euro», per i sindacati («devono portare a regime il processo di decentramento della contrattazione collettiva»), per la scuola («deve formare persone pensanti e creative») e per le associazioni imprenditoriali («devono mantenere un grande spirito di servizio e promuovere una cultura d’impresa»). E poi c’è il capitolo giovani, i cosiddetti nativi digitali, tutt’altro che sdraiati, secondo il presidente di Univa, ma «persone capaci, polivalenti, pulsanti di energia semplicemente abituate ad una cultura diversa da quella con cui siamo cresciuti noi».
È quella sull’innovazione la traiettoria che più distingue il territorio varesino e i suoi industriali, tanto da meritarsi l’appellativo di «manifatturiero creativo». E le stampanti 3D al lavoro, sistemate all’ingresso della sala, sono il biglietto da visita di quella che Brugnoli definisce «l‘avanguardia di un cambiamento», sostenuta finanziariamente dall’Unione industriali con il progetto Smartup, laboratorio digitale nato all’interno dell’università Liuc. Non un divertissement, dunque, ma la consapevolezza che questo cambiamento avanza più rapidamente di quanto l’innovazione abbia mai fatto nel passato.


Redazione VareseNews
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Pubblicato il 03 Giugno 2014
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