Il manuale del pusher nelle intercettazioni tra padre e figlio

Le conversazioni ascoltate di nascosto dalla polizia durante l'operazione antidroga "Scialla semper". Un 55enne spiegava al figlio di 21 anni, come si spaccia e come si tratta con i clienti. Il giudice: "Era il mentore"

Il mestiere dello spacciatore è complicato e qualcuno te lo deve insegnare. Nel caso dell’operazione antidroga "Scialla Semper" lo spiega il giudice, a chiare lettere : «Fortuna Giuseppe è un mentore per il figlio Marco, al quale dispensa preziosi consigli per organizzare al meglio l’attività di spaccio». In sostanza è l’educazione professionale di un pusher, quella che emerge dall’ordinanza di custodia del gip Giuseppe Battarino (pm Sabrina Ditaranto) che ha portato a 28 arresti per droga nei giorni scorsi. Entrambi gli incarcerati sono al centro di un giro molto vasto che si snoda nei paesi del Varesotto. E’ il figlio Marco, 21 anni, che gestisce la marijuana. Il padre lo consiglia. Ma ci sono guai: gente che non paga, scontri con altri venditori, persino un problema di dumping. La polizia ascolta ad esempio una conversazione tra i due, quando un loro cliente, Felice Febbraio detto Felix, viene arrestato la prima volta (il 15 settembre del 2012) subito dopo aver ritirato dai Fortuna una partita di 2 chili di marijuana. La polizia stradale e la squadra mobile organizzano un controllo stradale a sorpresa. In quella occasione, Marco e il padre Giuseppe (55 anni, già arrestato nel 2001 per il sequestro di 107 chili di marijuana) sono preoccupati che il loro cliente possa parlare. Si incontrano in auto e il genitore spiega la sua filosofia al figlio. «Eh sì, Marco, in qualche modo si fa…Sono i rischi del mestiere» gli racconta. «E’ sempre un rischio Marco, non ce n’è di palle, è un rischio che bisogna sempre calcolare».
(foto, la conferenza stampa in questura)

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CONSIGLI IN CASO DI ARRESTO
Il consiglio pratico tuttavia è quello di non vendere più sostanza per qualche giorno. «Adesso non prendi niente, fermati almeno per una settimana tranquillo, recupera tutti i soldi che c’hai in giro». I due fanno la conta del denaro che devono recuperare e commentano anche eventuali figure di renitenti al pagamento. Quando il ragazzo azzarda un «gli voglio sparare» riferito a un giovane che non aveva saldato un debito, il padre lo rassicura o lo calma: «Lascia…». Dopo l’arresto del Felix di Cazzago, che secondo le accuse è il miglior cliente dei Fortuna (preciso, puntuale, bravissimo a piazzare anche due chili alla settimana di marijuana) inizia l’attività del recupero crediti grazie anche a un «autista e uomo di fiducia». Ma i guai del mestiere continuano. C’è ad esempio un ragazzo che spaccia in Valcuvia che per non saldare il debito, arriva a fingere il ricovero all’ospedale del nonno.

CONSIGLI PER TRATTARE CON LA CONCORRENZA
Ecco poi un sudamericano minorenne che combina un pasticcio. Vende "erba" a un ragazzo, che però fa riferimento a un altro spacciatore, un napoletano della zona di Gemonio. E ora mancano dei soldi all’appello: dovevano entrare in cassa 4.700 euro e invece ne sono arrivati solo 1.050 euro. Ne nasce un contrasto tra famiglie e i Fortuna vengono accusati di vendere l’erba a costi troppo bassi. Si chiama dumping.  Padre e figlio si consultano e sono un po’ sotto tono:  «Cosa c’hai?» «Non me ne va una dritta». «Sei sfigato».  Il contrasto va avanti per molto tempo, il padre deve intervenire con i napoletani e mettere pace. Durante queste attività di recupero crediti, si leggono anche affermazioni forti (fortunatamente, solo a parole ): «Allora me la recuperi una pistola» interviene il figlio, «non serve» gli risponde il padre. A volta la conversazione è un po’ esplicita ma non è chiaro a cosa si riferisca: «Sai come si fa a sparare in testa senza sporcarsi?» racconta il padre in un’intercettazione, «come?». «Si mette uno scatolone in testa, non schizza».    

CONSIGLI PRATICI
Ci sono poi i racconti su come si confeziona la cocaina:
 «Quando facciamo su i cosini si mettono nella carta igienica con del nastro…quello da 3 grammi sembra uno da 7 da 8 – dice Giuseppe Fortuna – d’inverno non crea problemi, ma d’estate con st’umidità te l’assorbe subito e diventa molle…l’ha salvata la tachipirina che gli abbiam messo dentro». E infine, c’è una lezione di vita. Si parla di altri malavitosi, in particolare di una donna che nel luinese si è fatta scoprire durante un controllo con la droga nelle parti intime e di indagini in cui qualcuno ha parlato con la polizia. E’ l’ultima lezione del padre al figlio: «Quelli non sanno neanche cosa vuol dire il rispetto. Se tu finisci nella merda, non metti gli altri nella merda».

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Pubblicato il 24 Giugno 2014
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