Albizzate valley festival, quattro giorni non bastano
Pioggia a parte è stata una gran bella festa e poi ballare sotto l'acqua non è un'esperienza malvagia, non trovate?
Quattro giorni non bastano, soprattutto se uno è funestato dalla furia degli elementi. L’Albizzate Valley Festival è probabilmente il festival più innovativo e divertente della provincia, per questo dopo averlo aspettato tutto l’anno, quando realizzi che è già finito, oltre a una leggera emicrania, ti senti addosso anche una vaga, inafferrabile, malinconia.
In ogni modo, dopo aver ballato per quattro giorni sotto l’acqua, sulla terra molliccia del parco la fornace, sotto i tendoni, fuori dai cancelli quando ti hanno gentilmente buttato fuori e in macchina mentre recuperi la via di casa, è tempo di tirare le somme (non fatevi ingannare dalle facce sorridenti).
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Pioggia a catinelle a parte, è stata l’edizione più internazionale di sempre. I gruppi erano, a nostro modesto avviso, ben selezionati e diversificati (non mancano le ossigenate eccezioni).
Giovedì sera Gentleman ha scaldato i cuori nonostante qualche imprevisto tecnico.
Era la terza volta che il cantante raggae compariva su un palco italiano e non ha deluso le aspettative. La sua voce è sorprendente tanto quanto la sua casa viaggiante, un enorme pullman in cui "vivono" circa 18 persone durante i tour dell’artista di Colonia, (avrei pagato oro per entrare a sbirciare).
Venerdì è stata la sera della grande debaclé. Il dio del cielo si è insensatamente accanito sulla provincia, senza risparmiare quello spicchio di "peace & love" del Valley. Amen. Si è ballato tra uno scroscio e l’altro, rallegrati da un’improvvisazione degli Asian Dub Foundation che, nonostante la data sfumata e la delusione generale, continuavano a sorridere a tutti (ci sarà lo zampino della sangria?). Peccato anche per Ninos du Brasil, il gruppo dell’artista Nico Vascellari era una mia grande aspettativa (ma prima o poi lo ribecco).
Non può piovere per sempre. Sabato è stata la giornata della riscossa. Tutte le ingiurie lanciate al dio del cielo di cui sopra, sono servite a qualcosa. La serata elettronica è trascorsa anche troppo in fretta, merito del "mite" Loadstar (per me e per migliaia di altri, vera rivelazione del festival) che sul palco si è letteralmente scatenato e dell’inglesissimo e platinato Flux Pavillon.
I due deejay hanno fatto saltare migliaia di persone a ritmo di drum & bass e dubstep.
Domenica……domenica non è pervenuta. Mi sono svegliato che era quasi lunedì. Dai racconti che mi sono arrivati tuttavia mi risulta che Zen Circus, Eugenio in via di Gioia e Gorillaz Sound System, hanno assolto il loro sporco dovere al meglio (fateci sapere. Qui a destra uno dei protagonisti assoluti della 4 giorni albizzatesi…e non è un dj).
Infine, dopo due giorni di giustificata latitanza (dovuta probabilmente ad una indigestione di patate fritte) Tomaso Bassani (di spalle nella foto sotto in una delle sue rare apparizioni),
presidente del Mega, l’associazione che da 12 anni organizza il festival, commentato così la fine dell’evento: «Quella di sabato è stata la serata più partecipata della storia del Valley e abbiamo avuto un successo senza precedenti nei 12 anni di storia del festival, seguita a una giornata rovinata dal maltempo che ci aveva un po’abbattuti. Sono state sfiorate le presenze dell’anno scorso, e considerato il maltempo è un grande risultato. Abbiamo ospitato una trentina di bancarelle giunte un po’ da tutta Italia, ed è piaciuta molto la sezione degli artigiani hand-made della zona: dall’orafo, all’intagliatore di legno, al ciclista che ha reciclato due biciclette nelle serate del festival. I numeri e i ringraziamenti vanno agli oltre 150 soci volontari che ogni anno rendono possibile l’Albizzate Valley Festival».
Nessun rimpianto insomma, o quasi. L’appuntamento è per l’anno prossimo in quella data spero di ribeccare i neozelandesi che viaggiavano con una casa di legno agganciata alla macchina.
A quest’ora, se la macchina gli è ripartita, dovrebbero essere sulla strada, direzione Turchia.
Se li incontrate chiedetegli di farvi salire sulla veranda della casa viaggiante in abete rosso. Si gode una splendida vista, soprattuto se davanti hai il palco di un festival con i controzebedei.
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