Giovani e flessibili: il quadro di imprenditori e lavoratori stranieri

Confartigianato Imprese Varese ha presentato i dati di una ricerca sulla presenza di cittadini stranieri all'interno delle aziende. La crisi ha colpito tutti, ma crescono le realtà a guida estera

Sono poco più di un milione i cittadini stranieri in Lombardia e settantamila di loro vivono in provincia di Varese. Confartigianato imprese ha avviato un lavoro di ricerca sulle dimensioni della presenza nella vita economica sia per quanto riguarda gli imprenditori che i lavoratori dipendenti. 

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Esce uno spaccato economico e sociale di grande interesse. Utile per comprendere un fenomeno al di là dei pericolosi stereotipi che non aiutano a capire i cambiamenti del nostro territorio.
“L’imprenditoria straniera – si legge nella ricerca – ha avuto negli ultimi cinque anni un costante sviluppo, con una crescita così sostenuta che a dicembre 2013 il 7,6% delle persone legate a un’attività economica operanti in provincia di Varese sono straniere: nello specifico il 15,1% di tutti i titolari della provincia di Varese hanno una nazionalità non italiana”.
La ricerca di Confartigianato si basa sulle elaborazioni dei cedolini paga di un campione di  2.132 imprese (associate a Confartigianato Varese) e 13.391 collaboratori. “Questa – afferma Giulio De Martino del centro studi –  è attendibile e statisticamente significativa”.

“Gli stranieri costituiscono una componente strutturale del mercato del lavoro italiano: il trend occupazionale non si può prendere a riferimento – non è così radicale – ma alcune riflessioni possono fare perché anche il nostro territorio si dimostra ormai globalizzato ed interessato da una integrazione che deve essere considerata in termini di crescita comune”.
Davide Galli, presidente di Confartigianato Imprese Varese, ha commentato così la ricerca sui “Lavoratori dipendenti e imprenditori stranieri in provincia di Varese”.
 
Tutta la ricerca la trovate qui con un documento in pdf

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Paesi di provenienza

Sono gli albanesi, con il 14%, gli imprenditori più presenti nella provincia di Varese. Gli uomini provengono per lo più dall’Albania (il 17,41%) e le donne dalla Cina (il 17,5%). I tre quarti delle 3.175 imprese artigiane gestite da stranieri si concentrano nel settore delle costruzioni; gli imprenditori artigiani uomini operano per il 78,10% nell’edilizia mentre le donne artigiane sono nell’acconciatura ed estetica e nei servizi alla persona e alle imprese (in entrambi i comparti il 20,00%).
Età
L’11,5% degli  imprenditori artigiani stranieri sono “under 30”: quelli tra i 26 e i 55 anni raggiungono l’89,4%.  Anche per quanto riguarda i lavoratori, gli stranieri sono più giovani degli italiani: l’88,08% non supera i 45 anni di età.  Il livello educativo e il titolo di studio di imprenditori e lavoratori stranieri sono spesso superiori alle mansioni che si trovano a dover svolgere  e le loro competenze tecnico-professionali sono elevate e acquisite “sul campo”.
Specializzazione
Gli stranieri, però, sono meno specializzati degli italiani e si raggruppano nelle voci operaio comune (21,88% contro il 4,72% degli italiani) e operaio qualificato (il 56,64% contro il 44,02% degli italiani). Il 49,58% degli italiani sono operai specializzati mentre solo il 20,90% degli stranieri possiedono questa qualifica.
 
Settori economici
Da gennaio 2009 a dicembre 2013, i lavoratori italiani sono diminuiti del 18,65%, quelli stranieri registrano un – 25%. I dati riguardanti i settori più colpiti dalla stretta economica sono sintomatici della situazione: l’edilizia vede una diminuzione di occupati stranieri del 23,89%, i servizi alla persona e alle imprese – 13,60%, la meccanica di produzione – 13,24% e il chimico-gomma-platica – 11,59%. La crisi è sinonimo di saturazione dei posti di lavoro e, in via generale, della loro definitiva soppressione.
 
Ma perché le imprese artigiane e le Pmi della provincia di Varese – in recessione economica – hanno trovato nei lavoratori stranieri un “punto d’appoggio”?
Per un motivo sostanziale: la mancanza di domanda di lavoro manuale da parte degli italiani. Soprattutto dei giovani italiani. E’, questa, una fra le tante e irrisolte debolezze del mercato del lavoro italiano.
 
"In un mondo ormai globalizzato e in continuo cambiamento, – continua la riflessione di Confartigianato – è normale e giusto che ci sia piena concorrenza – sia tra imprenditori che tra lavoratori di diverse nazionalità – a patto che questa sia regolata, dagli Organi di controllo deputati, a parità di adempimenti, accertamenti, verifiche e correttezza. E questo per evitare, ovviamente, che laddove possano sussistere si evitino distorsioni del mercato.
La disaffezione nei confronti del lavoro manuale da parte dei giovani italiani, d’altronde, rischia di portare ad un’inversione di tendenza anche nel mercato della nostra provincia, e questo è un problema che si deve affrontare prontamente sensibilizzando e stimolando le scelte in tema di:
-Flessibilità del capitale umano
-Alternanza scuola-lavoro (sistema di formazione duale secondo il modello tedesco, nel quale il giovane è considerato parte effettiva dello staff dell’azienda)
-Riforma dell’apprendistato (recuperiamo il suo vero significato formativo, con l’imprenditore che affianca il giovane e lo “fa crescere” trasferendo conoscenze e tecniche)
-Formazione “sul campo” dei ragazzi (la mansione non è più la caratteristica che definisce un lavoratore: oggi tutto ruota intorno alle sue competenze)

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 31 Luglio 2014
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