“Senza il contratto è concorrenza sleale”

Stesso lavoro, stesso contratto. I sindacati dei tessili vari chiedono agli industriali di rinnovare il contratto come ha già fatto il sistema moda Italia. Donghi Filtcem Cgil: «Se siamo solo noi e gli industriali, gli uni contro gli altri, non ne usciremo»

In Italia la categoria dei tessili-vari conta circa 20mila lavoratori, 150 in provincia di Varese,
ma la battaglia che stanno portando avanti per il rinnovo del contratto collettivo nazionale, bloccato da due anni, è fondamentale per evitare un precedente pericoloso anche per Confidustria. Il sistema moda Italia il rinnovo del contratto lo ha già fatto, i tessili vari no. I lavoratori a questo punto rivendicano una parità di trattamento, ovvero stesso lavoro, stesso contratto consapevoli che in gioco non c’è solo l’adeguamento del salario e della parte normativa che li riguarda direttamente, ma anche il rischio di innescare fenomeni di concorrenza sleale tra imprese dello stesso settore.
Filtcem Cgil, Femca Cisl e Uiltec si sono ritrovati per una giornata di sciopero nazionale in Piazza Monte Grappa davanti alla sede degli industriali varesini e sono saliti al 4 piano del palazzo per consegnare una lettera al presidente di Univa Giovanni Brugnoli.
I tessili vari hanno raccolto la solidarietà di molte altre categorie sindacali presenti allo sciopero, tra cui i metalmeccanici, a dimostrazione che il rinnovo di questo contratto, seppur marginale nei numeri, diventa fondamentale nel meccanismo delle relazioni industriali.
«Siamo qui sia per solidarietà che per riaffermare la priorità del contratto collettivo nazionale – ha detto Umberto Colombo, segretario provinciale della Cgil -. La rigidità dei rappresentanti degli industriali dei tessili vari rischia di innescare un meccanismo di dumping all’interno del settore soprattutto per chi, come il sistema moda Italia, ha già rinnovato».

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In piazza c’erano molti rappresentanti della Felca Cisl dei Laghi che dopo l’unificazione comprende anche i lavoratori di Como, terra da sempre vocata al tessile che puo’ vantare la presenza di aziende leader nel settore, come Ratti, Mantero e Canepa. «Le imprese hanno risposto in due modi alla crisi – dice Armando Costantino della Felca – c’è chi ha innovato e chi invece non solo ha continuato a tagliare il costo del lavoro ma ora si rifiuta pure di rinnovare il contratto».
«Questa situazione mette in crisi il modello della concertazione – aggiunge il segretario della Felca Cisl dei laghi Maurizio Comito – e noi siamo consapevoli che siamo nel bel mezzo del cambiamento. Se è vero che è venuto il momento di sostenere modelli sindacali che tengano conto delle situazioni aziendali, è altrettanto vero che non si può’ prendere la crisi come scusa per affossare il contratto».
In piazza ci sono anche Lucio Ottino, della segreteria nazionale della Filtcem, Rosalba Cicero, segretaria regionale, e Gianfranco Salvi della Uiltec regionale. Tutti concordano sul fatto che lo sdoppiamento del contratto può’ aprire brecce pericolose in piccole aziende e anche in chi ha già rinnovato il contratto. Ma forse, come sostiene  Ermanno Donghi, segretario provinciale della Filtcem, a questo punto è necessario l’intervento anche di altre istituzioni perché «l’esperienza insegna che se siamo solo noi e gli industriali,  gli uni contro gli altri, difficilmente ne usciremo».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 01 Luglio 2014
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