Farioli scrive al Prefetto: “In via dei Mille struttura inadeguata”

Il sindaco pone la questione dell'inadeguatezza urbanistica e strutturale del casermone messo a disposizione da un privato per la gestione dei rifugiati alloggiati da qualche settimana e chiede a Zanzi un incontro

L’emergenza profughi, che vede anche Busto Arsizio tra le città che hanno strutture per l’ospitalità, ha spinto il sindaco Gigi Farioli al Prefetto Giorgio Zanzi che, in prima persona, sta gestendo i flussi di richiedenti asilo mandati in provincia di Varese dal governo. Il primo cittadino si rivolge al rappresentante del governo centrale per chiedere un incontro nel quale fare chiarezza, facendo capire che il casermone di via dei Mille non può e non deve diventare un centro di accoglienza. Servirà, quindi, individuare un luogo idoneo che possa assolvere a questa funzione di accoglienza che il sindaco, comunque, ritiene doverosa «anche se la colpa di tutto questo è causato dalla scelta miope del governo che ha istituito un servizio taxi per scafisti e disperati».

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Carissimo Giorgio,

mi rivolgo a te amichevolmente, non certo per mancanza di deferenza al tuo fondamentale ruolo istituzionale, ma proprio per sottolineare, in nome del garbo che ti ha sempre contraddistinto in uno con la fedeltà ai tuoi doveri di civil servant, il tono di questa mia che va a inserirsi consapevolmente in quell’ambito di leale, oltre che proficua, collaborazione istituzionale che da sempre anima il nostro rapporto.  Lo faccio soprattutto animato dalla percezione di quel senso di solitudine istituzionale di fronte al quale penso tu ti sia trovato come responsabile della prefettura e di fronte al quale hai voluto mettere la faccia, assumendoti responsabilità quasi esclusive nella gestione dell’affaire profughi.
Ed è proprio per questo, partendo da questa consapevolezza e, consentimi, anche dall’orgoglio con cui mi sento di dover sottolineare la civiltà umana ed intellettuale dei nostri concittadini, che mi permetterò di non concedere nulla né al politicamente corretto, né al politicamente propagandistico, sottolineando con franchezza l’assoluta e improrogabile necessità di uscire, se non dall’emergenza, che non è nelle nostre mani, sicuramente dall’incertezza e dalla scarsa comunicazione.


Proprio partendo dalla considerazione delle lucide, intelligenti, razionali e totalmentesottoscrivibili affermazioni del mio concittadino Giampiero Bertani, ritengo che la vicenda non possa né essere svilita a banale contrapposizione tra inesistenti razzisti e men che meno encomiabili benefattori, così come non può essere trattata senza la consapevolezza che si richiede a ciascun dirigente quale requisito indispensabile. Non possiamo insomma approcciare questi temi con la contrapposizione tra principi e responsabilità, ma con la necessità di governarne gli effetti.

Tralascio, ma non sottaccio, che le enormi responsabilità di un’azione politica del Governo nazionale, improvvida ed irresponsabile, accompagnata all’ancor più colpevole ignavia europea, denotano la totale miopia delle scelte colà effettuate. L’operazione mare nostrum, com’è sotto gli occhi di tutti, rischia di smentire, vanificandole, anche le manifestate valenze umanitarie che sembrano costituirne la motivazione, se non l’alibi. Senza entrare nella drastica e inaccettabile contabilità dei morti, è fuor di dubbio che l’operazione mare nostrum, in un’evidente eterogenesi dei fini, sta moltiplicando, insieme a un’assurda politica estera, il numero di migranti, di scafisti e, quel che è peggio, rischia di trasformare la nostra Marina militare e mercantile, che pur annovera due cittadini dimenticati in India, in incolpevoli, ma di fatto taxi in società con gli scafisti. Quante sono le vite colpevolmente perdute, prima ancora che le energie distolte da una vera e dignitosa solidarietà?

Tant’è, oggi questo non è né il tuo, né il mio problema, ma anche qui occorre che nelle scelte tutte politiche che siamo chiamati ad assolvere teniamo conto soprattutto di ciò che dobbiamo prevenire, educare, consentire. A partire dalla dignità di queste persone, così come dei nostri cittadini, residenti e lavoratori. Non cito Weber, che tu peraltro perfettamente conosci. L’equilibrato bilanciamento tra principi e responsabilità esige oggi, dopo la fase del low profile, dell’emergenza solitaria, proprio mentre da giornali, radio e televisioni vengono annunciati i per ora inutili colloqui tra Governo e Commissione europea e i sempre crescenti sbarchi, oltre che voli, che approdano in Italia, la necessità di
avere un passaggio che consenta più trasparenza, più comunicazione preventiva e, con esse, chiarezza di prospettive e di azioni concordate. Leggo oggi di un bando che potrebbe far uscire dalla fase di stretta emergenza per governare a rete il fenomeno; leggo e sento troppo spesso parlare di Busto Arsizio e del basso Varesotto come avamposto, crocevia, centro di accoglienza, centro di smistamento, centro di emergenza.

Nel delicato ruolo che mi sono ritagliato in queste settimane come facilitatore di un sano rapporto tra ospiti improvvisi e residenti proprietari in una realtà condominiale che si è trovata dall’oggi al domani protagonista di un giallo senza copione e di cui non conosce la fine, è ora indispensabile che si faccia chiarezza su quali sono i contratti e le obbligazioni che regolano gli impegni reciproci tra affidatari e Ministero. Come è compatibile, seppur per un periodo auspicabilmente transitorio, una casa di civile abitazione, peraltro datata e con probabili adeguatezze normative da verificare, con ciò che sempre più rischia di apparire se non un centro di accoglienza e di emergenza non compatibile con i nostri strumenti urbanistici ed edilizi, almeno una sorta di comunità-alloggio?

Tu sai che l’incertezza e la non trasparenza, anche se finora necessitate da scelte di basso profilo e di riservatezza, spesso innescano strumentali e gravi conseguenze potenzialmente deleterie, o, peggio, antipatiche polemiche provinciali circa una non equa distribuzione territoriale, piuttosto che una conflittualità di ritorno tra sfortunati italiani e sfortunati non italiani. Sui temi della sicurezza, della salute, della prevenzione, con i nostri uffici, con l’ASL, con l’efficace accordo con le forze dell’ordine, anche qui senza proclami, ma con la quotidiana collaborazione di atti concreti, si sta agendo. Sul balletto dei numeri anche.

E’ il momento quindi, anche con l’approssimarsi della ripresa dell’attività scolastica, della riapertura delle principali attività economiche e la riattivazione a regime delle nostre città che questi temi siano affrontati con il sottoscritto, in modo che sempre più possa operare con il buon senso invocato dal Bertani e dal Venturelli, ma anche con la conoscenza invocata da Einaudi per decidere e la responsabilità di chi non intende barattare facile consenso con superficialità propagandistica, ma neanche inerzia e atteggiamento da struzzo con ciò che esige invece attenzione e intelligenza, non furbizia, da volpe. Cordialmente, in attesa di un incontro, certamente gradito, sicuramente chiarificatore.

Gigi Farioli

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Pubblicato il 28 Agosto 2014
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