Tra i rifugiati di via dei Mille: “Venite a conoscerli”

Il sopralluogo della Senatrice Laura Bignami ha aperto le porte del palazzo che ospita i 50 richiedenti asilo politico in città. Ma tra falsi allarmismi e voglia di integrazione gli operatori del centro spiegano: “I ragazzi vogliono conoscere e farsi conoscere”

Si sono fatti trovare in fila, nel giardino del palazzo che li ospita da più di un mese, per il primo incontro istituzionale da quando sono in Italia. Uno ad uno, accompagnata dal consigliere Marco Cirigliano, la senatrice Laura Bignami ha stretto le mani e scambiato due parole con i 50 uomini che dopo essere scappati dal loro paese sono approdati a Busto Arsizio. Ma nonostante i sorrisi, le foto di gruppo e qualche selfie, il sopralluogo ha avuto una motivazione molto seria: capire in quali condizioni vivono queste persone e capire sopratutto cosa può fare la città per accoglierli al meglio. «I ragazzi passano qui gran parte della giornata -racconta Katiuscia Balansino, responsabile della struttura- anche perché fino a quando non sarà riconosciuto il loro status non è possibile organizzare nessuna attività». Le giornate scorrono così tra una partita a calcetto in quello che, quando il palazzo era ancora di proprietà dell’Enel, era un campo da tennis per i dipendenti e un po’ di tv sul maxi schermo allestito nell’atrio della struttura. «Cerchiamo di farli rimanere il meno possibile in camera -continua la responsabile- in modo che socializzino tra di loro». Sono 7 gli appartamenti dedicati alla loro accoglienza, ognuno dei quali ospita tra le 7 e le 10 persone «e qui loro devono pulire e tenere in ordine mentre per gli spazi comuni ogni mattina arrivano due operatrici».

Per il resto, in questo periodo di attesa, non è facile organizzare molto altro. Tutti gli ospiti della struttura oggi sono formalmente richiedenti protezione internazionale ma ci vorrà tempo prima che una commissione valuti la loro pratica e, se ritenuti idonei, conceda loro un permesso di soggiorno per motivi umanitari. «Nel frattempo noi cerchiamo di tenerli impegnati il più possibile e di prepararli al meglio per un futuro qui, anche lavorativo -spiega un altro responsabile, Roberto Garavello- e proprio per questo stiamo cercando di iscriverli ad una scuola di italiano per stranieri». La volontà di integrazione è evidente anche tra i ragazzi ma nessuno degli operatori nasconde «con la campagna portata avanti da alcune realtà politiche in questo momento non è affatto facile». L’idea che il centro vuole trasmettere «è che queste sono persone che, scappate dal loro paese, sono in Italia per lavorare e proprio per questo non vogliamo chiedere nulla e dare una cattiva impressione: tutto quello che serve lo acquistiamo».

«Ciò che dev’essere chiaro a tutti -spiega Laura Bignami- è che non c’è nessun rischio ebola dal momento che queste persone sono in Italia da molti mesi e non sussiste nessun timore per la sicurezza». Specialmente per quanto riguarda il piano sanitario ogni ospite della struttura è costantemente monitorato dalla ASL e sono totalmente da escludere malattie pericolose o contagiose. Negli occhi di molti si vede però ancora uno sguardo spendo, «lo sguardo di chi ha visto cose che mai nessuno dovrebbe vedere», sintetizzerà Marco Cirigliano al termine della visita, e proprio per questo motivo Busto Arsizio deve offrire loro la possibilità di ripartire. «I ragazzi hanno voglia di conoscere e farsi conoscere -conclude Katiuscia Balansino- e quindi le porte del palazzo sono aperte a chiunque voglia fare due chiacchiere. O giocare una partita a pallone».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 19 Settembre 2014
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