Francesco Piccolo e la sua Varese: dal Garbosi a Paolo Virzì

Francesco Piccolo, premio Strega 2014 con il suo libro “Il desiderio di essere come tutti" e sceneggiatore di IL Capitale Umano, ora in viaggio per gli Oscar, si è raccontato a Villa Recalcati

«Ha già vinto il premio Strega ma potrebbe vincere anche l’Oscar» Mauro Gervasini, critico cinematografico e direttore di Film Tv ha presentato così Francesco Piccolo nell’incontro che si è tenuto oggi, sabato 18 ottobre, nell’ambito del Festival del Racconto: Premio Strega 2014 con “Il desiderio di essere come tutti” Piccolo vede uno dei film di cui è sceneggiatore, quel “Il Capitale Umano” di Paolo Virzì, in gara per diventare una delle nomination di film stranieri all’Oscar di quest’anno.

Galleria fotografica

Anche gli scrittori hanno le loro fan 4 di 7

E’ perciò un anno speciale per lo scrittore che vide aprirsi la sua carriera proprio al premio Chiara, nel 1997, quando vinse il festival con “Storie di Primogeniti e figli unici”. Ma la sua carriera è ormai costellata di libri di successo, e come sceneggiatore ha scritto alcuni dei piu importanti film degli ultimi anni come “il Caimano” e “Habemus papam” di Nanni Moretti, “La Prima Cosa Bella” e “My Name is Tanino” di Paolo Virzì, “Caos Calmo” di Paolo Veronesi o “Giorni e Nuvole” e “Agata e la Tempesta” di Silvio Soldini.

Ed è in quest’anno speciale che il casertano Francesco Piccolo, classe 1964, torna a Varese: in una città che gli è ben nota, e non solo perché il film di Virzì, ambientato in Brianza, è stato girato in gran parte qui. Ma anche per molti altri motivi, alcuno dei quali ignoto ai più, come quello della pallacanestro. Il risultato è stato una godibile chiacchierata a 360 gradi, che è andata dal trofeo Garbosi ai masochismi della sinistra, dai tic di Scola alle dimissioni del Papa.

COME E’ NATO IL CAPITALE UMANO
«Quel libro l’aveva fatto leggere a Virzì una sua amica, qualche anno fa. E’ stato lui a farlo leggere a noi sceneggiatori, chiedendo: “Ma non trovate che qui dentro, in questa storia americana, ci sia una storia italiana?”
Eravamo d’accordo con lui: dentro quel libro avevamo visto tantissimo che ci riguardava. Virzì provò quasi subito ad ottenerne i diritti, ma non fu facile: quel libro stavano cercando di renderlo film anche in America, e non fu possibile subito lavorarci. Nel frattempo Paolo realizzò un altro film. Solo dopo riuscì ad avere la possibilità di scriverlo. Con uno straordinario tempismo: quello che succedeva in America dieci anni prima, si è rivelato una storia attuale in Italia di questi tempi. E a quel punto ci convincemmo che la Brianza era il luogo d’Italia più adatto per descrivere gli ambienti che nel libro originale erano legati al New England».

VARESE, BRIANZA PERFETTA
«Sia io che Virzì conoscevamo già Varese, per trascorsi personali: sapevamo che era una città medio piccola, con un corso riconoscibile, negozi, un aspetto adatto alla storia. Quando siamo venuti per il primo sopralluogo, l’avevamo già praticamente in mente. Siamo andati anche a Como, ma la città giusta era qui. A Como invece abbiamo trovato la location del teatro: cercavamo un luogo che sembrasse abbandonato, e ne abbiamo trovato uno che era abbandonato davvero».

IL CAIMANO, MOLTO PIU’ CHE UN FILM ANTIBERLUSCONIANO
«Si dice che Moretti abbia interpretato personalmente l’ultima parte del film perché nessuno voleva fare la parte di Berlusconi: ma è un mito. Noi sapevamo già che avrebbe recitato quella scena, ma lui aveva intenzione di far si che quella scena parte fosse una sorpresa anche per chi la girava. In fondo, a quell’epoca era Moretti il vero leader della sinistra, anche se informalmente, con la faccenda dei Giorotondi. E l’idea che l’antiberlusconiano per eccellenza non solo facesse la parte di Berlusconi, ma pronunciasse proprio le parole che Berlusconi aveva pronunciato, era un modo per creare il cortocircuito che volevamo creare in sceneggiatura, ma anche un messaggio più profondo: il fatto che la responsabilità di come l’Italia era diventata non era solo di Berlusconi, ma riguardava tutti.  Se ricordate, a quell’epoca il finale fu considerato persino deludente da chi voleva vedere un film antiberlusconiano. In realtà questi spettatori volevano il sangue, volevano violenze catartiche. Invece noi avevamo raccontato una storia complessa, una crisi che arrivava fin dentro le stanze di casa, e non riguardava solo una persona. Forse il vero film che la gente voleva vedere contro Berlusconi era quello di Sabina Guzzanti. Ma il nostro era diverso, e non era nemmeno pensabile che Moretti potesse fare qualcosa che la gente potesse aspettarsi. Lui non è fatto così».

QUEL GIORNO CHE IL PAPA SI DIMISE
«Io e Moretti abbiamo cominciato ad avere la fama di scrittori profetici dopo il Caimano, ma quando Papa Ratzinger si è dimesso, è scattato il delirio. Uno dei messaggi più simpatici ci arrivò pochi minuti dopo la notizia. Diceva così: “Adesso scrivete un film sullo scudetto della Roma”. Il problema fu che le sconvolgenti informazioni arrivarono a poche ore dall’inizio di Sanremo, a cui io collaboravo per i testi: quando si sparse la notizia, per prima cosa tutti cercarono Nanni Moretti, e ovviamente non lo trovarono. Così si ricordarono di me, che stavo per entrare nell’ultima conferenza stampa prima dell’inizio del Festival. Mi ritrovai davanti una scena da cartone animato: si e no 200 giornalisti che, appena entrato, si accalcarono tutti verso di me. Io feci quello che si fa in questi casi: scappai. Il Corriere, per cui collaboravo, mi chiese addirittura un pezzo per il giorno dopo dove avrei dovuto spiegare il fatto che ero stato profetico. Ho risposto “Ma voi siete pazzi”: quando abbiamo cominciato a scrivere Habemus Papam non ci siamo nemmeno posti il problema se quella fosse una storia che potesse capitare. Era semplicemente inconcepibile».

PICCOLO E LA PALLACANESTRO: IL PAPA’ PATRON, IL GARBOSI E IL QUINTETTO BASE DELL’IGNIS
«Io vivo, da quando sono nato, immerso nella pallacanestro: la mia famiglia ha creato la squadra di basket del Caserta, e mio padre ha dedicato una vita a questo. Io stesso sono stato per anni allenatore di minibasket, e sono venuto a Varese molte volte per un torneo dedicato ai ragazzi nella vostra città» Francesco Piccolo non entra nei particolari, ma dalla platea arriva il suggerimento: “Il Trofeo Garbosi!”. Lo scrittore non sapeva quanto radicato in città fosse questo trofeo, ma di fronte alle risposte conferma: «Quante volte ho portato i ragazzi a vedere la città, durante i momenti di pausa».
Alla fine della serata, Francesco Piccolo è stato accompagnato nella sala di villa Reacalcati che raccoglie i ricordi della grande Ignis: e ha cominciato a recitare il quintetto base della squadra, senza dimenticarne un nome. «Probabilmente, sono scappato a Roma per non dovere occuparmi più di basket: ma sono rimasto un appassionato».


“SONO DIVENTATO COMUNISTA AL 78ESIMO MINUTO DI UNA PARTITA DEL MONDIALE 1974”

«Sono figlio di un papà decisamente fascista, e finché sono stato bambino non mi sono mai posto il problema delle mie idee politiche. Poi un giorno, durante il mondiale 1974, ho assistito insieme a mio padre ad una partita tra la Germania Ovest e la Germania Est. Io nemmeno sapevo che esistesse, la Germania Est. Vedendoli in tv però avevo capito che erano gli sfigati: quelli della Germania Ovest, che mio padre chiamava semplicemente Germania (mentre l’altra squadra si chiamava solo “quegli altri”) avevano delle tute bellissime. Quelli della Germania est avevano le stesse tutte che usavamo noi ragazzi all’ora di ginnastica, blu con le righe bianche di fianco, e l’unica differenza era che loro avevano sul petto la scritta DDR. Col trascorrere della partita capivo di essere irrimediabilmente attratto da quelli più derelitti, con grande disappunto di mio padre. Ma fu al settantottesimo, quando la Germania Est segnò, che presi definitivamente posizione. E li si consumò l’irrimediabile frattura con mio padre: da quel momento per lui sono diventato un reietto, e lui per me è diventato un personaggio assurdo» La storia è raccontata nel romanzo che ha vinto lo Strega, che contiene molti elementi della sua vita politica e personale.

LA REGOLA IMPOSSIBILE DELLA SINISTRA: “SE VUOI CHE VINCA QUALCUNO, VOTALO”
«La sinistra è stata per troppo tempo scollata dall’etica della responsabilità a favore dell’etica dei principi, che ha un antipatico presupposto: il fatto che le tue idee siano intrinsecamente migliori delle altre e vadano difese contro una maggioranza ignorante. E’ un principio che prescinde anche dal desiderio di vincere, anzi: la sconfitta è la conferma della superiorità di quei priincipi rispetto alla massa. La mancanza da parte della sinistra della partecipazione al paese però è stato un grande errore sociologico, che ha fatto danni per oltre vent’anni»
Su certi tic della sinistra, Piccolo ci ride su, traendone però anche qualche basilare principio: «Per molti, essere a sinistra significa essere piu a sinistra di quel che viene definito a sinistra. Io, che amavo Berlinguer, venivo considerato da mio padre più che un comunista, un terrorista: perchè per lui i comunisti non potevano che essere terroristi. Ma appena andavo dai miei amici, il fatto che fossi un comunista “classico” e amassi Berlinguer mi rendeva un fascista. I miei amici hanno sempre votato “più a sinistra” di quello che speravano che vincesse per “costringere chi vincerà a mantenersi su posizioni più di sinistra”: lo feci anch’io, in quella sciagurata tornata elettorale che elesse Prodi. Anch’io, come tutti, speravo vincesse Prodi, ma votai Bertinotti perchè lo “mantenesse piu a sinistra”: e il risultato fu che Bertinotti fece cadere Prodi. Da allora ho deciso di mettere in pratica questo elementare principio: “se vuoi che vinca qualcuno, vota lui”. Ma nella sinistra non è scontato nemmeno ora: quanti amici hanno votato Tsipras, o Civati e Cuperlo alle primarie, con la stessa logica»

I PROSSIMI LAVORI
«Attualmente, sto scrivendo i prossimi film di Francesca Archibugi e Nanni Moretti. Quest’ultimo è intitolato “Mia Madre”: se è un film sulla mamma si scoprirà solo al momento di vederlo, anche se tendenzialmente sembrerebbe parli di questo. E se vi sembra impossibile che io, lo sceneggiatore, non lo sappia, voglio mettervi a conoscenza che Moretti è uno attentissimo a non far trasparire la vera trama del suo film fino all’ultimo momento, e ha un sistema sofisticatissimo di controllo delle persone che lavorano con lui, blocca le carte di credito…Per quanto riguarda i libri, invece, sto rimettendo a posto un libro che avevo già finito, ma non volevo che uscisse prima di “Il desiderio di vivere come tutti”: si intitola “Momenti di trascurabile infelicità”, ed è il seguito di “Momenti di trascurabile felicità”»

Stefania Radman
stefania.radman@varesenews.it

Il web è meraviglioso finchè menti appassionate lo aggiornano di contenuti interessanti, piacevoli, utili. Io, con i miei colleghi di VareseNews, ci provo ogni giorno. Ci sosterrai? 

Pubblicato il 18 Ottobre 2014
Leggi i commenti

Galleria fotografica

Anche gli scrittori hanno le loro fan 4 di 7

Galleria fotografica

Francesco Piccolo al Premio Chiara 4 di 8

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.

Segnala Errore

Vuoi leggere VareseNews senza pubblicità?
Diventa un nostro sostenitore!



Sostienici!


Oppure disabilita l'Adblock per continuare a leggere le nostre notizie.