Le opere di Gio Ponti a Malpensa

Negli ambienti della Porta di Milano inaugura la mostra dedicata al grande architetto e designer milanese

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«Se a Gio Ponti avessero proposto di fare una mostra in questo luogo, sono sicuro che avrebbe accettato con l’entusiasmo che gli era proprio. Ne sono sicuro per diverse ragioni – afferma Salvatore Licitra, nipote dell’architetto e curatore della mostra inaugurata a Malpensa nello spazio della Porta di Milano -, prima fra tutte l’idea di sperimentare uno spazio del genere, un luogo di passaggio e una vera e propria porta verso la città di Milano».
Si è aperta con queste parole l’inaugurazione della mostra di Gio Ponti negli ambienti della Porta di Milano all’aeroporto di Malpensa. Le opere sono esposte fino al 31 marzo 2015, all’interno del programma di eventi espositivi promosso da SEA, che ha già visto “sbarcare” a Malpensa l’arte di Fausto Melotti e Marino Marini.

La Porta di Milano è un luogo di passaggio dei viaggiatori da e verso Milano, poiché collega la stazione ferroviaria con il terminal aeroportuale. Un’ambiente attraversato ogni giorno da migliaia di persone che hanno l’occasione di ammirare alcuni degli esempi della grande stagione artistica italiana. SEA ha infatti scelto proprio questa galleria come spazio dedicato all’arte dedicando focus tematici ad alcuni grandi maestri milanesi. La Porta è un’opera architettonica che rappresenta la “dodicesima porta” di accesso alla città, realizzata dagli architetti Pierluigi Nicolin, Sonia Calzoni – che hanno firmato anche l’allestimento della mostra – Giuseppe Marinoni, Giuliana Di Gregorio, vincitori del concorso internazionale, promosso da SEA Aeroporti di Milano nel giugno 2009, con un progetto selezionato tra gli oltre 90 provenienti da tutto il mondo.

Un esperimento che guadagna sempre maggior consenso e che vede l’aeroporto di Malpensa sempre più attento alle realtà artistiche del territorio grazie a collaborazioni importanti con il Museo del Novecento, il Museo MA*GA e il Gio Ponti Archives, volte a dare voce alle espressioni artistiche nelle loro infinite forme e arricchire la già importante offerta culturale di Milano in un luogo inconsueto, crocevia di emozioni legate all’esperienza del viaggio.
 

 «Sono certo che a Gio Ponti sarebbe piaciuto misurarsi con un’esposizione in uno spazio come la “Porta di Milano” – continua Salvatore Licitra – e sperimentare l’impatto con lo sguardo di viaggiatori che attraversano luoghi e tempi sospesi tra arrivo e partenza. Per questi luoghi di passaggio e di metamorfosi ho pensato di raccogliere tre “espressioni”, come Ponti le chiamava, davvero inusuali, dei punti speciali, che sembrano raccogliere ed unire temi differenti prefigurando un percorso che si svolgerà successivamente. Le metamorfosi suggerite da Ponti con questi Oggetti misteriosi – un pavimento che possa essere una pittura, un angelo che possa essere una chiesa, e tanti obelischi bianchi che contraddicono la loro tradizionale, solitaria, severa monumentalità – raccontano molto della sua libertà creativa. Una qualità che ha animato il suo lavoro fin dai primi anni, ma che dalla metà degli anni ’60 prende campo con opere dove la committenza, se c’è, diviene sempre più l’occasione per dar corpo e vita a progetti non più serrati tra necessità funzionali. I lavori presentati a Malpensa sono da considerarsi come degli spunti che nel tempo hanno portato alla creazione di capolavori come la Cattedrale di Taranto, il Museo di Denver, o la “Sedia di poco sedile”». Presenti all’inaugurazione anche i figli di Gio Ponti, Giulio e Letizia.
 
Le opere esposte
Installazione “Espressioni” nello showroom Ideal Standard, Milano, 1966

Ponti inaugura lo show room della Ideal Standard a Milano, riempiendolo completamente di bianchi obelischi di diverse altezze. Scrive Ponti: “L’obelisco insegna Architettura, è forse il simbolo stesso, e puro, dell’espressione dell’architettura, dalla quale parte un “cantare” quando le sue linee non si posano, non stanno soltanto ma sono “staticamente in moto”. Lo spazio era stato da lui progettato perché ospitasse libere espressioni di architetti, artisti, designer. Espressioni temporanee e sperimentali, pensate per una breve durata e per un luogo preciso, aperto al pubblico ed affacciato con vetrine sulla strada, creando uno spettacolo per i passanti.
 

Cattedrale di Los Angeles, 1967
Scultura in acciaio inossidabile alta 4,20 metri e larga 2, composta da tre sottili lamine sovrapposte in forma di angelo, tagliate in modo da giocare con la luce. Presentata alla Galleria De Nieubourg a Milano, è un omaggio a Los Angeles dedicato “ai poeti, i bambini, i giovani puri e Ray e Charles (Eames) abituati ai miracoli”.  Una visione simbolica, che già racconta il capolavoro della Cattadrale di Taranto del ’70. La sagoma esagonale del diamante, codice della teoria della “forma finita” che ispirava il lavoro di Ponti negli anni ’50, diviene un traforo in un’architettura sempre più smaterializzata, fatta di giochi di luci e superfici.
 

Pavimenti per gli uffici della “Salzburger Nachrichten”, Salisburgo, 1976
Con la lucida, colorata e amatissima ceramica, Ponti compone uno straordinario pavimento trasformando una superfice tradizionalmente anonima nel vero protagonista dello spazio. Pavimenti (e soffitti) nel lavoro di Ponti sono sempre stati occasione per dar carattere, vigore e unità alla composizione degli spazi, ma in questo caso, dove l’architettura era inespressiva e non sua, il pavimento “ruba il palcoscenico” e diventa il vero, primo e unico protagonista.
 

GIO PONTI. OGGETTI MISTERIOSI
Aeroporto di Milano Malpensa, Porta di Milano (Terminal 1)
29 ottobre 2014 – 31 marzo 2015
Orari: dalle 8.00 alle 22.00
Ingresso libero
Informazioni: tel. 02 232323

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 29 Ottobre 2014
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