“Ho lasciato la mia casa, ma non ce l’ho con i profughi”

Parla uno dei residenti del palazzo di via dei Mille che da agosto ospita una 70ina di richiedenti asilo: “Me ne sono dovuto andare, la situazione era invivibile e nessuno, dal Sindaco al Prefetto, ha fatto nulla per noi”.

Sono 10 giorni che hanno lasciato la loro casa. Il signor Giovanni Venturelli e la moglie hanno fatto le valige e se ne sono andati dal palazzo di via dei Mille a Busto Arsizio nel quale abitavano da anni, lo stesso che dallo scorso agosto accoglie una 70ina di richiedenti asilo. «La situazione era diventata invivibile per noi -racconta- e così abbiamo lasciato la nostra casa, comprata dopo anni di sacrifici». Il luogo che un tempo era sede del Cral Enel «noi eravamo convinti che fosse un palazzo residenziale, mentre ora è una specie di ostello». Per anni solo due appartamenti sono stati abitati «mentre ora ci troviamo immersi in una condizione che è totalmente diversa: abitudini, modi di fare, modo di vivere». Da qui la decisione di cambiare casa. «Noi non ce l’abbiamo con i ragazzi che sono lì, sia chiaro -precisa- ma con chi li ha portati in un palazzo abitato da due famiglie». Il dito (e la rabbia) del signor Venturelli punta contro la gestione di questa situazione: «Tutti sapevano che qua c’erano persone ad abitare e da un giorno all’altro ci siamo trovati la vita stravolta».

«La scelta di questo palazzo non è certo colpa dei ragazzi -attacca- ma di chi ha voluto fare un’operazione immobiliare sfruttando questa situazione». Il palazzo nel quale ora sono ospitati i 70 richiedenti asilo è quasi totalmente di proprietà di un’agenzia immobiliare che lo ha affittato alla cooperativa guidata da Katiuscia Balansino che ha iniziato l’accoglienza. «Tutti sapevano che noi abitavamo qui, ma nessuno ci ha mai detto nulla fino a quando non sono arrivati i primi camion e i primi pullman». Una situazione delicata per la quale le due famiglie si sono rivolte

 a chiunque: «Abbiamo fatto presente la nostra vicenda a tanti, dal sindaco al prefetto passando anche per la senatrice Laura Bignami (che aveva fatto un sopralluogo nello stabile, ndr) ma nessuno ha mai fatto nulla». A parole «tutti ci hanno detto che capivano la nostra situazione ma poi non è cambiato mai niente». E così è arrivata la scelta più sofferta, quella del trasloco. La scelta che lascia l’amaro in bocca: «Per far valere i miei diritti, per vivere una vita tranquilla, ho dovuto abbandonare la mia casa».
 
 

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 21 Ottobre 2014
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