L’arcivescovo Scola visita l’aeroporto: “Un Natale di speranza, in un tempo di travaglio”

Il cardinale ha percorso il piazzale, la centrale di smistamento bagagli, i saloni dell'aeroporto. Una visita alla "città che non esiste", ma che è abitata ogni giorno da migliaia di persone

«Anche se siamo ancora in un periodo di travaglio, questo è un Natale di speranza». È il messaggio lanciato dall’arcivescovo di Milano Angelo Scola, durante la visita all’aeroporto di Malpensa, nella mattina di oggi, lunedì 22 dicembre. Nella visita allo scalo che è "porta" dell’arcidiocesi ambrosiana, Scola è stato accompagnato anche dai vertici Sea, a partire dal presidente Pietro Modiano. E se uno dei temi centrali della visita è stato il lavoro, anche Modiano ha lanciato un messaggio che è quasi una versione laica del commento dell’arcivescovo: parlando delle conseguenze del Decreto Linate e dell’accordo tra governo ed Etihad, Modiano ha detto che Sea si aspetta «ancora qualche mese di flessione», ma vede all’orizzonte una ripresa del traffico passeggeri.

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La  visita dell’arcivescovo è stata lunga, prima con un "tour" anche nelle parti dello scalo non visibili al pubblico, poi con la celebrazione della Messa nel salone delle partenze, tra molti dipendenti del mondo aeroportuale e qualche viaggiatore incuriosito. Scola ha incontrato i comandanti di Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza (centinaia gli uomini in servizio in aeroporto), poi ha visitato la caserma centrale dei vigili del fuoco, sul piazzale. «Qui lavoriamo in 180, 23 persone per ogni turno divise in tre punti sulle piste» ha spiegato all’arcivescovo Mauro Innocenti, capodistaccamento di Malpensa. Di qui l’arcivescovo ha poi toccato il centro "Pegaso" (dove vengono gestite le squadre di operai e tecnici in servizio sul piazzale aeroportuale) e il "toboga", il centro di smistamento bagagli. «So che avete faticato per trovare un equilibrio, avete contribuito con molta consapevolezza a cercare le strade giuste per continuare e trovare sviluppo» ha detto Scola agli operai di Airport Handling, la società creata da Sea per evitare il fallimento della "vecchia" Sea Handling (a rischio a causa delle multe europee per aiuti di Stato).

Dopo la parte "invisibile" dell’aeroporto, l’arcivescovo ha raggiunto i saloni del piano partenze, per la messa. Qui – ricordando le parole di Dionigi Tettamanzi che parlava dell‘aeroporto come «futuro della società nel presente» – Scola ha parlato di «luogo emblematico della scommessa dell’uomo postmoderno, tra uomo in relazione o isolato dagli altri». L’arcivescovo ha ricordato anche le «180 persone che mi dicono che vivono in aeroporto», segnalate come situazione difficile dagli stessi lavoratori aeroportuali (per Sea il numero è molto minore). La presenza di tante persone in difficoltà è un segnale della difficoltà economica, anche se alcune situazioni sono molto particolari (come quella di Emiletta, che vive in aeroporto sperando un giorno di partire per Mauritius). «Dopo la caduta del Muro, dopo la fine delle grandi utopie pensavamo di aprisse periodo di abbondanza, ci siamo ritrovati in un tempo di travaglio. Uso questa parola, perchè dietro al dolore il travaglio custodisce la speranza per il futuro».

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Pubblicato il 22 Dicembre 2014
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