La maggioranza si spacca sul Registro delle unioni civili

La proposta di riconoscimento era stata avanzata da Aldo Lamberti, consigliere indipendente di maggioranza, ma sono mancati quattro voti dei centristi di Città è Vita

La maggioranza di centrosinistra a Gallarate si spacca sulla proposta di un Registro delle Unioni Civili, proposto dal consigliere indipendente Aldo Lamberti per riconoscere le coppie conviventi: il regolamento che fissava le norme ha raccolto 11 voti nelle file della maggioranza, ma necessitava di almeno 13 voti per passare, vale a dire il 50% più uno dei consiglieri comunali eletti. Una norma specifica (vale solo per i regolamenti) che ha causato una vera doccia fredda nella maggioranza, convinta di avere i numeri per ottenere l’approvazione.

La discussione in consiglio comunale, venerdì sera, è stata particolarmente accesa. Lega Nord e Forza Italia (al pari di Ncd, che ha recentemente aperto alla maggioranza su alcuni temi) avevano già annunciato la loro posizione nettamente contraria, sostenendo in particolare il rischio di una equiparazione delle unioni civili al matrimonio: «Il regolamento – è la posizione di Forza Italia – fornisce alle unioni civili una serie di  diritti che vanno dall’assistenza sanitaria a quelli patrimoniali, estendendo i diritti del  matrimonio a chiunque decida di coabitare. Di contro, a fronte di una serie di diritti, questo regolamento non produce alcun dovere tra coloro che aderiscono a tale formazione sociale». Non manca poi un riferimento molto critico alle unioni civili tra persone dello stesso sesso, con Forza Italia e Lega che hanno agitato le spettro del Registro come «primo passo verso il riconoscimento dei matrimoni gay e da qui verso le adozioni di bambini da parte di coppie omosessuali». In sintesi, le opposizioni hanno ribadito come può esistere una sola famiglia dal punto di vista del diritto, «composta da un Uomo e da una Donna e dagli eventuali figli». La posizione è stata poi ribadita nel voto da Germano Dall’Igna e Paolo Bonicalzi, unici rimasti al momento della votazione a tarda notte, insieme a Donato Lozito di Ncd.

Se il muro contro muro con il centrodestra era messo in preventivo, meno scontato è che anche nelle file del centrosinistra si arrivasse ad una rottura interna. Tra i cinque consiglieri di Città e Vita, Franca Cattaneo ha votato a favore a fianco di Pd, Sel e Idv, mentre gli altri quattro (Giovanna Quadrelli, Piergiorgio Praderio, Vincenzo D’Ambrosio, Patrizio Girotti) hanno espresso un voto contrario. Città è Vita da un lato ha sollevato motivazioni politiche («non abbiamo ricevuto nessun mandato dai nostri elettori ad esprimerci sulle unioni di fatto») e tecniche (sulla legittimità del regolamento), ma ha anche bocciato su tutta la linea le Unioni: la capogruppo Giovanna Quadrelli ha parlato delle Unioni come «una scelta al ribasso, di riduzione dei  valori e dei principi su  cui si basa la nostra società» e ha richiamato l’articolo 29 della Costituzione (con il riferimento alla famiglia fondata sul matrimonio). «La famiglia è la prima cellula costitutiva della società. Sono in gioco il futuro della nostra società, aspetti di  responsabilità e anche di sicurezza».
Per i sostenitori del Registro, le Unioni civili rappresenterebbero invece il riconoscimento di una realtà esistente e una garanzia di tutela delle persone coinvolte (non a caso si parla anche nel testo appunto di "riconoscimento"), «mentre è indicata chiaramente la distinzione tra l’istituto del matrimonio e il registro civile», ribadisce il capogruppo del Pd Ivano Ventimiglia. Nelle file del Pd anche alcuni consiglieri che fanno riferimento all’area del mondo cattolico (come Carmelo Lauricella) sono intervenuti ribadendo la distinzione rispetto al matrimonio costituzionalmente garantito.

Al momento del voto, nella maggioranza c’è stata una iniziale soddisfazione, prima che Piergiorgio Praderio di Città è Vita sollevasse la questione del voto qualificato (13 su 24) necessario per l’approvazione: il regolamento è stato dunque bocciato ed è apparsa evidente la rottura della maggioranza. Proprio dalle file del Pd, che insieme a Sel e Lamberti ha difeso la proposta, arriva però la conferma che il progetto non si ferma: «Faremo le valutazioni su come portare avanti la proposta: è una battuta d’arresto, ma si va avanti con la massima serenità» dice Ventimiglia. «Una parte consistente della maggioranza crede nella bontà di una iniziativa di questo tipo, garantendo la libera scelta. Vedremo tecnicamente come risolvere».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 20 Dicembre 2014
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