Openjobmetis specialista in occasioni gettate al vento
Varese perde dopo due supplementari contro Sassari (113-117) sprecando tutto nell'ultimo minuto dei regolamentari. La vince Sosa con 40 punti, non bastano i canestri di Daniel e Robinson
Cominciano ad accumularsi i rammarichi nello spogliatoio della Openjobmetis: la squadra di Pozzecco perde un’altra volta in casa propria, davanti a spalti pressoché esauriti, e lo fa gettando al vento l’ennesima ghiotta occasione per fare lo sgambetto a una delle squadre guida di questa Serie A. Dopo il finale sbagliato con Reggio Emilia e la rimonta subita a Venezia (volendo, anche il ko con una Milano non al 100%), ecco la sconfitta patita dal Banco di Sardegna (113-117), anche stavolta al termine di una maratona conclusa dopo due supplementari. Ma è prima del 50′, che vanno ricercati i motivi per cui mangiarsi le mani fino al gomito: Varese non è stata capace di vincere con 5 punti di vantaggio a 1’23” dalla sirena dei tempi regolamentari, quando Eyenga ha commesso il quinto fallo in contropiede, Robinson sbagliato in entrata mentre l’incredibile Sosa ha infilato l’86 pari e Diawara ha fallito l’ultimo assalto, neppure difficile.
Nell’overtime la Openjobmetis ha trovato buone cose da Robinson e soprattutto Daniel, che ha mandato le squadre al secondo prolungamento grazie anche all’errore di Dyson, ma poi non è stata in grado di arginare Sosa. L’ex biellese, beccatissimo dal pubblico per certi precedenti di qualche anno fa, ha concluso con 40 punti e 10 (!) triple a segno, numeri pazzeschi che Varese non è stata in grado di limitare, e così negli ultimi 5′ le speranze di vittoria se ne sono andate. Anche perché la squadra del Poz, spremuta come un limone e senza Eyenga e Callahan (fuori da tempo per falli), non ha più trovato risorse in attacco. Ma, come detto, non si sarebbe mai dovuti arrivare a quel punto, e forse lo spartiacque tra una squadra di medio-alta classifica (quello che la Openjobmetis vorrebbe essere) e una di medio-basso livello (quello che rischia di diventare) è proprio nella capacità di gestire certi momenti e certe partite chiave. Fino a qui, purtroppo e pur riconoscendo ai biacorossi tanto spirito e voglia di fare, gli esami tosti non sono mai stati superati. E ora la corsa alla Final Eight di Coppa Italia torna a farsi piuttosto difficile.
COLPO D’OCCHIO – Santo Stefano è serata ideale per molti tifosi, spesso anche non assidui frequentatori del palazzetto, per andare a sostenere la squadra di Gianmarco Pozzecco. Così arriva davverto tanta gente (praticamente 5mila) in una Masnago che non dimentica Chicco Ravaglia, scomparso 15 anni fa in un maledetto incidente: per il play uno striscione e la “chiamata” dello speaker come 13° giocatore di Varese. Altro striscione della curva è per Kuba Diawara, che in settimana ha declinato un interessamento del Galatasaray per restare alla corte biancorossa.
PALLA A DUE – Pozzecco alla contesa manda sul parquet quello che è ormai da qualche tempo il quintetto base, con Deane cioè nel ruolo di play titolare al posto di Robinson. Sacchetti non ha Sanders e Brooks (presente, ma in panchina con la tuta) e quindi mette in quintetto Formenti, oltre a scegliere Logan e Dyson come guardie titolari.
LA PARTITA – Sassari dà subito l’impressione di avere le mani sulla partita, grazie soprattutto al tiro pesante che fa la differenza: Varese infatti non segna mai (solo un centro di Rautins) mentre gli ospiti ne mettono 5 con un Dyson già bello carico (11 punti). La prima sirena suona sul 21-28 e fa dubitare della difesa biancorossa, mentre l’attacco è un po’ anarchico ma efficace con i tagli sottocanestro di ali e lunghi. La squadra di Sacchetti prova a fare corsa solitaria nel secondo periodo, però Rautins carica l’artiglieria pesante e Varese, nonostante un attacco alla zona orribile, torna sulle tracce dei sardi riducendo lo svantaggio sino al -2 della pausa (46-48).
Rispetto ad altre volte la Openjobmetis non soffre il terzo quarto, anzi: la difesa migliora e, pur segnando meno, i biancorossi effettuano il primo sorpasso costringendo Sacchetti a riorganizzare i suoi. Varese tiene la testa avanti ma deve fare i conti con i falli, perché Deane e Eyenga salgono presto a quota 4. Uno 0-7 sassarese cambia di nuovo il vento, ma Pozzecco trova in Daniel la chiave per stare incollato alla partita; Robinson sfiora la parità ma Sosa dall’angolo fa il 62-66 al 30‘.
I primi minuti del quarto periodo paiono un match di pugilato tra pesi leggeri: si corre e ci si dà sberle di qua e di là, senza però dare una direzione definita al punteggio. A metà frazione il sorpasso biancorosso con Diawara, poi si vede anche Callahan con il tiro pesante a dare un +4 subito ricucito da Sosa. Varese però trova con Rautins (due liberi) ed Eyenga (schiacciata su assist di Diawara) un +5 che pare solido, anche perché Dyson perde palla poco dopo. Qui però il patatrac: Eyenga sogna la schiacciata e si risveglia con sfondamento e quinto fallo; Lawal segna un tap in su errore da fuori dei suoi, Robinson forza in entrata e Sosa trova una tripla da quasi 8 metri nonostante Pozzecco chiamasse ai suoi il fallo (86-86). Ci sarebbero 20” per segnare un punticino, ma Diawara prima deve trattenersi, poi si butta dentro fallendo l’entrata della vittoria da vicino.
I SUPPLEMENTARI – Callahan prima segna dall’arco e poi fa il quinto fallo, Sassari prova ad approfittare della situazione ma di fatto si prosegue spalla a spalla. Poi Sosa infila una tripla formidabile per il 94-96 ma Daniel pareggia una prima volta a mezzo minuto dalla fine. Varese sceglie di fare fallo a Sosa che non fallisce, ma poi trova altri due liberi di Daniel per il 98 pari con 6 secondi abbondanti da giocare. Sacchetti dà a Dyson l’ultima palla ma l’esterno sbaglia un’azione relativamente semplice da destra e rinvia il verdetto.
Varese però scivola subito a -4, trova qualche zingarata di Robinson ma Sosa è implacabile dall’arco dei 6,75 e manda i suoi avanti di 6 poi corretto a +7 da Logan. Non è ancora finita, perché l’unica tripla di Diawara e una schiacciata di Daniel valgono il 106-110, però il dominicano ha ancora bombe nell’arsenale e quando tocca quota 40 punti si capisce che la partita è finita.
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