Tosi: “Alla Pro Patria è come entrare nella vasca dei piranha”
Il nuovo allenatore dei tigrotti si è presentato questa sera nella sala stampa dello Speroni ai giornalisti e ad alcuni tifosi: "Mi piace il gioco all'attacco ma qui dobbiamo lavorare sulla fase difensiva. Obiettivo salvezza"
«Mi sento come chi è stato buttato nella vasca dei piranha e deve cercare di non farsi mangiare». Marco Tosi, nonostante il cognome bustocco, è livornese ed è abituato al linguaggio schietto e diretto. Sa che fare l’allenatore della Pro Patria in questa stagione (ma anche negli ultimi anni) non è un mestiere per cuori deboli. «Ho giocato e allenato con Mazzarri», dice subito per mettere in chiaro il carattere non sempre facile dei livornesi e subito ammette che con la Pro Patria c’era già stato un abboccamento ad agosto: «Facevo parte di un accordo tra Inter e Pro Patria quest’estate ma rifiutai quella proposta per problemi contrattuali. Non sono un allenatore in Lega Pro da pochi giorni ma ormai da qualche anno e continuo a formarmi perchè sto facendo il master per allenatori – dice subito per mettere in chiaro le cose – poi c’è la conoscenza con il direttore sportivo Fabio Tricaricoche mi ha chiamato di nuovo e abbiamo trovato l’accordo».
Nonostante l’ampia rosa il nuovo allenatore è intenzionato a chiedere rinforzi al patron: «Qualcosa a gennaio va fatto, l’obiettivo è la salvezza e il presidente lo vuole. In questo girone ci sono squadre attrezzate che non si possono sottovalutare. Parlerò con Vavassori ma comunque in un’ottica aziendalista perchè così dev’essere. Ha impostato la squadra sui giovani per prendere i contributi e lo rispetto ma prima di ogni decisione devo relazionarmi con tutti prima di avere un quadro definito». Tosi promette che lavorerà molto sull’autostima dei più giovani: «La testa è fondamentale. Ma devo avere il tempo per capire se il problema alla base di questi crolli quando si è in vantaggio sono dovuti a quello o alla tenuta fisica. Poi certamente la preparazione ad inizio stagione, per i motivi che sapete, è fatta male ma cercherò di parlare coi ragazzi e con la società per fare un mini-ritiro per rivedere l’aspetto della tenuta».
Infine un commento sugli allenatori più importanti con i quali ha collaborato: «Cosa ho preso da loro? Da Mazzarri ho preso l’agitazione in panchina e la cura dei particolari mentre da Donadoni il pragmatismo». Inoltre c’è l’esperienza vissuta col presidente Spinelli che lo ha corazzato: «Non temo i presidenti che prendono decisioni strane e non sono un ruffiano. Questo deve essere chiaro».
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