Arrestato anche il papà della neonata uccisa

Arrestato anche il marito della donna che lo scorso aprile aveva lasciato annegare la propria neonata all’interno del water. Era al settimo mese di gravidanza e aveva assunto un farmaco per provocare l’aborto.

A capodanno si sono aperte le porte del carcere anche per G.S., il marito della donna che a Busto Arsizio la notte del 25 aprile 2014 aveva richiesto aiuto al 118 per quello che in un primo momento sembrava un aborto spontaneo. All’epoca dei fatti, i sanitari giunti presso l’abitazione di una giovane coppia di nazionalità albanese si erano trovati davanti una donna di 21 anni, alla sua seconda gravidanza, che aveva appena partorito una neonata all’interno del water. Il corpicino, ormai privo di vita, si trovava immerso nell’acqua ancora legato alla madre dal cordone ombelicale.  

Alcune incongruenze emerse già nelle prime fasi della vicenda avevano fatto sorgere ai Carabinieri pesanti dubbi circa la genuinità della versione fornita dai genitori. Il P.M. di Busto Arsizio, Dott.ssa Francesca Parola, aveva quindi avviato un’approfondita indagine insieme ai Carabinieri del Nucleo Operativo guidati dal Tenente Marco Tubiolo e con la stretta collaborazione del medico legale dott.ssa Maria Luisa Pennuto, pervenendo ad un risultato sconcertante: la certezza che la neonata era stata partorita viva alla trentesima settimana di gestazione ma era deceduta in quanto lasciata, per almeno venti minuti, immersa nell’acqua del water. 

I tentativi della giovane coppia di dissimulare l’accaduto con uno sfortunato aborto spontaneo sono stati smascherati dalle indagini che hanno invece dimostrato che la donna, al settimo mese di gravidanza, aveva assunto un farmaco in grado di provocare delle forti contrazioni uterine e infine il parto prematuro di un feto di cui si sarebbe dovuta disfare tramite lo scarico del water, ma qualcosa non è evidentemente andato come era previsto. Lo scrupoloso approfondimento investigativo ha inoltre confermato il coinvolgimento dell’uomo; entrambi i giovani erano consapevoli di attendere una figlia non desiderata, avevano persino organizzato un viaggio in Albania per praticare l’interruzione volontaria di gravidanza (che non era più possibile in Italia essendo trascorso il terzo mese di gestazione, ndr). I due per sbarazzarsi del nascituro, hanno infine scelto la scorciatoia farmacologica, forse perché ritenuta più accessibile.

Al momento del parto farmacologicamente indotto in casa erano presenti entrambi i genitori, ma nessuno dei due ha tentato di salvare la figlia
, anzi è stato persino azionato lo scarico del water nel tentativo di disfarsi del corpicino: da qui l’accusa del crudele omicidio per il quale la donna è già stata colpita da una misura cautelare. Il comportamento dell’uomo ha reso infine necessario l’adozione di una misura coercitiva anche a suo carico per scongiurare il concreto pericolo di fuga e l’inquinamento probatorio. Lo stesso si trova attualmente in carcere a disposizione dell’Autorità Giudiziaria alla quale dovrà rispondere, insieme alla moglie, di omicidio volontario.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 02 Gennaio 2015
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