Giorgio Fontana: “Sono diventato scrittore nonostante la mia prof.”
A tu per tu con Giorgio Fontana, il varesino vincitore del premio Premio Campiello, in occasione dell'incontro organizzato venerdì 23 dal Liceo Classico Ernesto Cairoli, presso la sala Montanari
Nato a Saronno nel 1981, cresciuto a Caronno Pertusella, Giorgio Fontana è uno scrittore atipico. Il solo fatto di essere uno dei più giovani vincitori del Premio Campiello, giunto alla sua cinquantaduesima edizione, lo rende anticonvenzionale. Lui stesso si definisce «timido e schivo», ma allo stesso tempo afferma di «apprezzare le conferenze con gli studenti», sicuramente più degli appuntamenti con i suoi colleghi scrittori, i quali non gli suscitano molta simpatia.
E,ad attenderlo c’era una sala Montanari stracolma di ragazzi che frequentano il primo anno del Liceo Classico Ernesto Cairoli, tutti con in mano “Morte di un uomo felice”, tutti pronti a fare domande. L’incontro inoltre è stato moderato dal preside Consolo e dalla professoressa Criscuolo. Al pubblico lo scrittore racconta: «Tanti sono i modelli letterari a cui tendo, come Kafka, Joseph Roth, la narrativa nordamericana; ma sono soprattutto un amante dei fumetti, su cui ho imparato a leggere, e che ritengo una forma artistica assolutamente non da bambini».
Giorgio Fontana ha scoperto la passione letteraria tra i sedici e i diciassette anni e a che gli chiede in che modo la scuola abbia influito su di lui, risponde: «Sono diventato scrittore nonostante la scuola! Oltre ad odiare il latino, al liceo ho avuto una pessima insegnante di lettere, ma ciò, per contrasto, mi ha spinto ad amare ancora di più questa forma espressiva». Il Premio Campiello, però, è giunto dopo anni di prove e tentativi, di romanzi scritti e poi cestinati. È lo stesso Fontana ad evidenziare come «il lavoro dello scrittore richieda costanza e sacrifici, non esiste la scrittura di getto o il fuoco dell’ispirazione, ma semplicemente la pazienza richiesta da un costante lavoro di correzione e ristesura». Tant’è che svela alla platea di aver riscritto alcune parti del suo ultimo romanzo addirittura venti volte.
Come il magistrato Giacomo Colnaghi, protagonista di “Morte di un uomo felice”, nato a Saronno, ma trasferitosi a Milano, anche Giorgio Fontana è un milanese d’adozione. Eppure, al suo personaggio manca la città natale. Fontana afferma: «Milano è una città che mi piace molto, anche se ho impiegato un po’ di tempo per apprezzarla, però ormai sono tanti anni che ci vivo e non me ne andrei mai». Del resto Milano è il luogo in cui svolge la sua attività lavorativa: «vorrei dedicarmi esclusivamente alla scrittura», spiega, «ma purtroppo oggi di letteratura non si vive e il mio lavoro come content manager è quello che mi permette di pagare le bollette».
Infine non mancano i programmi futuri. «Il dittico sulla giustizia, composto da “Morte di un uomo felice” e dal precedente “Per legge superiore”, termina qui. Non sono uno scrittore seriale e probabilmente il prossimo romanzo sarà qualcosa di completamente diverso».
Non ci resta che attendere.
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