Partite Iva, fuga dal nuovo regime dei minimi

Dal 2015 la Legge di Stabilità prevede l’istituzione di un regime fiscale forfettario nei confronti delle persone fisiche titolari di partita Iva, mentre triplica le tasse per chi aderisce al regime dei minimi

Aumentano le partite Iva registrate a novembre 2014 (+15,5%). Un dato che, come fatto osservare da Dario Di Vico sul Corriere della Sera di mercoledì 14 gennaio, spiega come è stata percepita l’istituzione di un regime fiscale forfettario nei confronti delle persone fisiche titolari di Partita Iva e la modifica del regime dei minimi annunciata a novembre dal governo Renzi. 
Secondo le intenzioni del legislatore questa modifica vorrebbe essere un vantaggio, ma solo se si valutano le agevolazioni legate alla diminuzioni di alcuni adempimenti.

Come fatto osservare da Confartigianato Imprese Varese, la modifica va infatti a triplicare le tasse – passeranno dal 5% al 15% – per chi aderisce al regime dei minimi (trattandosi di un regime fiscale agevolato ne hanno beneficiato molti giovani alla prima attività aprendosi una Partita Iva) e riduce la platea dei beneficiari abbassando il massimale a 15 mila euro annui per i professionisti e alzandolo a 40 mila euro per i commercianti. Inoltre, mentre con il vecchio regime l’imposta si pagava sul reddito realmente prodotto, col nuovo regime ci sono soglie preordinate in base al tipo di attività, indipendentemente dai costi sostenuti. A questo si aggiungono gli aumenti contributivi alla gestione separata dell’Inps: si passerà dal 27,72% ad oltre il 33% entro il 2018 con un primo scatto di oltre il 29% già dal primo gennaio 2015.

Una mazzata insomma, soprattutto per i giovani e per chi desidera un futuro da imprenditore. Sempre stando a quanto riporta il Corriere della Sera, è probabile che Palazzo Chigi vari un nuovo provvedimento ad hoc per correggere il tiro. Intanto sul sito dell’Acta, l’associazione dei freelance si legge che: "A fronte di interventi volti ad incentivare e supportare economicamente alcune categorie quali
dipendenti, specie se già assunti (es. 80 euro, non applicazione di parte del Jobs Act),
aziende (sgravi contributivi, maggior libertà di gestione) commercianti e artigiani (abolizione del minimale INPS, semplificazione burocratica e riduzione del carico fiscale fino a 40 e 25 mila euro di fatturato) sì è proceduto a sbloccare il previsto aumento della contribuzione obbligatoria nelle già floride casse della gestione separata Inps da parte dei lavoratori autonomi portandola vicino al 31% a partire dal 2015, per arrivare a sfiorare l’assurdo prelievo del 34% (33,72), più di un terzo del reddito imponibile, entro il 2018. 
Nel frattempo, oltre all’aumento dei contributi dovuti alla gestione separata, si è pensato bene di escludere di fatto i professionisti autonomi e freelance da qualunque agevolazione fiscale e burocratica".

"I 15mila euro di fatturato lordo fissati come tetto massimo per poter accedere al nuovo regime dei minimi – continua l’associazione sul suo sito –  la cui tassazione va comunque a triplicare, prevedono infatti un reddito netto vicino alla soglia di povertà e non sono nemmeno sufficienti per potersi vedere riconosciuto un anno intero di anzianità contributiva. Se consideriamo che sino a 12mila euro non c’è convenienza del nuovo regime rispetto a quello semplificato (il "normale" regime non agevolato), è evidente che la platea interessata dal nuovo regime dei minimi è davvero ristretta". 

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 14 Gennaio 2015
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