Quando a Varese arrivò il Nevone
Carrarmati per sgombrare il ghiaccio e sposini con lo slittino: atmosfere felliniane nella magica notte vissuta da due giornalisti d'altri tempi
Cominciò a nevicare la domenica sera, la prima domenica dopo l’Epifania; una neve fitta fitta che ricoprì subito le strade e i terreni ghiacciati. Continuò ininterrottamente e smise il mercoledì nel tardo pomeriggio. L’evento è ricordato come la “grande nevicata dell’85”, ora sono appunto trent’anni; grazie all’Amarcord felliniano moltissimi lo avrebbero definito e consegnato alle cronache come il “nevone”. (in un fotogramma del film Aurelio, il padre di famiglia interpretato da Armando Brancia, guarda alla finestra ndr)
Non ho dati esatti di quanto alto risultò, alla fine, il manto nevoso: per dare un’idea posso dire che in quel tempo possedevo una R4, che ritrovai nel cortile della mia casa masnaghese perché vedevo spuntare l’antenna della radio. Fino a tutto il venerdì, e il sabato, tuttavia, fu praticamente impossibile circolare in città. Per liberare le strade l’Amministrazione aveva sollecitato anche l’intervento dell’Esercito e per spaccare il pack formatosi sulle carreggiate; in qualche zona, fecero addirittura passare i carri armati.
Ma, come sempre accade anche in chi ha spirito di gioventù, la neve porta un po’ di… gioia. Il lunedì sera – quando il manto era ancora praticabile – con un’altra auto munita di catene, io e il mio carissimo amico Pier Fausto Vedani, allora direttore, usciti dalla Prealpina verso le due del mattino, salimmo al Sacro Monte fino a piazzale Pogliaghi per “vedere com’era la situazione”. Poi scendemmo alla Prima Cappella. Grande silenzio, la neve continuava a cadere. Il silenzio surreale a un tratto fu rotto da un sibilo, da fruscii: era la slitta di due giovanissimi coniugi; erano partiti dal Mosè e avevano percorso al contrario lo stradone delle Cappelle… Entusiasti, noi con loro, imbarcammo lo slittino e li riportammo in vetta con l’auto almeno altre due volte; poi ridiscendevamo ad attenderli alla Prima Cappella…
Il nevone, più che altro, è passato alla nostra piccola storia di città per le difficoltà inevitabili che creò. Io e Vedani l’abbiamo sempre ricordato per la felicità di quei due ragazzi, e per la nostra.
Il professor Salvatore Furia è stato un grande personaggio della Varese scientifica.
Quella volta, come accade ai migliori meteorologi, aveva previsto la nevicata, ma non così copiosa. Sulla Prealpina, dove pubblicava ogni giorno le previsioni, aveva scritto in quella metà di gennaio: è in arrivo una spolveratina.
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