“Quando eravamo quasi nemici”, Luca Maciacchini debutta al Cafè Teatro
L'appuntamento è per venerdì 6 febbraio, alle 21,30, allo storico Caffè Teatro di Verghera di Samarate. In scena una storia che racconta le avventure dei frontalieri tra Italia e Svizzera
È ambientato negli anni 60 “Quando eravamo quasi nemici” lo spettacolo di teatro canzone, pronto ad andare in scena per la prima volta in assoluto. Uno spettacolo nato dalla collaborazione tra Giacomo Morandi Editore, la Sonitus Edizioni e Luca Maciacchini, cantautore varesino che con l’omonimo album “Quando eravamo quasi amici” ha ottenuto la nomination al premio Tenco 2014 per il miglior lavoro musicale in dialetto.
La rappresentazione, con la regia di Davide Colavini, prende spunto da “Caini e Spalloni”, di Sergio Scipioni, libro che racconta le avventure dei frontalieri tra Italia e Svizzera; uno spettacolo che parla di legge dunque ma anche delle amicizie che nascevano tra i due gruppi che sul confine si fronteggiavano; uno spettacolo sulle "etichette" che vengono meno perché non ci sono “buoni” e “cattivi” nel momento in cui si capisce che in guerra molto spesso chi froda la legge lo fa non per scelta, ma per necessità di sopravvivenza.
Lo spettacolo che andrà in scena venerdì 6 febbraio alle 21.30 allo storico Caffè Teatro di Verghera di Samarate, su produzione di Markhor Teatro e del teatro Pratico, è un perfetto mix di canzone e narrazione che alterna sapientemente l’italiano e un dialetto che non esiste, che lo stesso Macciacchini, definisce scherzosamente “Maciacchinese”, e che mischia milanese, varesotto e ticinese, con le parole di casa sua, per riportare il pubblico a rivivere quegli anni di difficile sopravvivenza.
Un monologo intenso, quello che andrà in scena quindi su un palco piuttosto spoglio, con il solo protagonista, la sua chitarra, una divisa autentica da frontaliere e due frecce indicatrici l’Italia e la Svizzera, tra cui si svolge la vicenda; il finanziere interpretato da Maciacchini, guarda le vicende da lontano e ne fa trasparire la sua frustrazione; è quasi una sorta di parallelo con gli odierni magistrati, che fanno fino in fondo il loro dovere, senza esserne alcune volte mai appieno soddisfatti, impotenti davanti a una legge che dovrebbe garantire giustizia ma poi, per una ragione o per l’altra, non arriva mai al buon fine che essa persegue.
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