Frontalieri, il governo risponde a Regione e amministrazioni locali

Vieri Ceriani, capo negoziazione della delegazione italiana, incontrerà prima la commissione regionale, poi gli amministratori dei comuni di frontiera: la sua missione è dare garanzie a amministrazioni e lavoratori preoccupati

frontalieri

Scambio di informazioni reciproche, cancellazione dalla black list e "voluntary disclosure" in funzione della lotta all’evasione fiscale, in modo da permettere ai contribuenti italiani di fare rientrare i capitali potendo sanare le irregolarità, usufruendo di un regime sanzionatorio più conveniente e di termini di prescrizione dell’accertamento. In una parola, la fine di quello che veniva considerato un "paradiso fiscale”: è questo e molto altro la firma dell’Accordo tra Italia e Svizzera avvenuta lunedì a Milano.

Per quanto riguarda i Comuni di frontiera tra Lombardia e Canton Ticino, ci sono però cambiamenti relativi alla tassazione dei frontalieri e i ristorni che destano preoccupazione, per i loro effetti su lavoratori e amministrazioni, malgrado le rassicurazioni sulla “quadratura finale” dei bilanci di comuni e frontalieri.

Questi argomenti, fondamentali per il territorio, saranno alla base di un incontro fissato per oggi pomeriggio, mercoledì 25 Febbraio, tra il capo negoziazione della delegazione italiana nell’accordo appena siglato Vieri Ceriani e la Commissione speciale "Rapporti tra Regione Lombardia e Confederazione" presieduta dalla varesina Francesca Brianza, insieme alle associazioni dei Comuni di frontiera e ai sindacati di parte italiana e svizzera.

La seduta, che si terrà a Milano a Palazzo Pirelli, è dedicata innanzitutto a amministratori e lavoratori, che vogliono precise garanzie sul fatto che i cambiamenti decisi non vadano a loro svantaggio. «Il nostro impegno è rivolto a tutelare gli oltre 60.000 lavoratori frontalieri e salvaguardare i Comuni di frontiera – afferma la consigliera Brianza – Continueremo a vigilare sull’evoluzione di questi accordi e in particolare sulle azioni che saranno intraprese da parte di governo e parlamento italiani, ma è fondamentale che i nostri concittadini non siano penalizzati, soprattutto nella attuale situazione di particolare criticit legata alla liberalizzazione del cambio del franco svizzero. Quanto ai Comuni di frontiera il Governo italiano dovrà essere garante di un trasferimento di fondi equivalente a quello dei ristorni erogati fino ad ora dalla Svizzera».

Vieri Ceriani sarà poi anche in provincia di Varese, per un confronto con le amministrazioni locali interessate che si terrà lunedì 9 marzo, alle 18, nella Sala Polivalente del comune di Lavena Ponte Tresa. A convocarlo sono stati il Presidente della Provincia di Varese Gunnar Vincenzi, il Presidente della Provincia di Como Maria Rita Livio e il Presidente dei Comuni di frontiera, nonchè Sindaco del Comune di Lavena Ponte Tresa, Pietro Roncoroni. All’incontro sono stati invitati a partecipare anche sindaci, assessori e consiglieri dei comuni di frontiera, i presidenti delle comunità montane, i consiglieri regionali e i parlamentari del territorio. «Nella veste di nuova Provincia dei Comuni e vista la grande importanza della questione abbiamo voluto questo incontro prima che avvenga la ratifica degli accordi in Parlamento per poterci così confrontare con il Governo – ha spiegato il Consigliere provinciale Paolo Bertocchi – Avremo quindi modo di approfondire i contenuti degli accordi e far sì che ora si mettano in campo tutte le azioni necessarie affinché le intese sottoscritte non penalizzino i nostri territori di confine e i nostri lavoratori frontalieri. Infine esprime soddisfazione per la risposta positiva del Governo Renzi, che ha accolto la nostra richiesta di incontro».

I CONTENUTI DELL’ACCORDO CHE RIGUARDANO I FRONTALIERI
L’Accordo stabilisce che i 60 mila frontalieri, di cui quasi 25mila provengono dalla provincia di Varese, saranno soggetti ad imposizione sia nello Stato dove lavorano sia in quello dove risiedono. La quota spettante allo Stato del posto di lavoro ammonterà a un massimo del 70% del totale dell’imposta prelevabile alla fonte. Il Paese di residenza dei lavoratori, ovvero l’Italia, applicherà l’imposta sul reddito delle persone fisiche, tenendo conto delle imposte già prelevate nell’altro Stato ed eliminando l’eventuale doppia imposizione.

Il carico fiscale sui transfrontalieri non sarà inferiore a quello attuale ma inizialmente non superiore e sarà portato gradualmente in linea con quello degli altri lavoratori transfrontalieri. Altro cambiamento riguarda la compensazione finanziaria tra i due Stati. Il ristorno ai comuni frontalieri italiani sarà a carico dello Stato italiano che dovrà versare le stesse cifre "girate" finora dallo Stato svizzero. 

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 25 Febbraio 2015
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