Innovative e artigiane, le imprese tessili sono glocal

Il distretto varesino è composto da 882 aziende, di cui il 44,5% costituito da micro e piccole imprese, e dà lavoro a 8.828 persone. I risultati di un'analisi della Camera di Commercio nel periodo 2008-2013

Nonostante la perdita in imprese e il calo dell’occupazione, a seguito della crisi iniziata nel 2008, il tessile è ancora un settore che connota il sistema economico varesino. È questa la conclusione dell’analisi condotta dalla Camera di Commercio e confermata dai numeri dai numeri: in provincia di Varese, considerando la sola produzione di tessuti e filati senza l’abbigliamento e la moda, presenta infatti un indice di specializzazione molto elevato a livello lombardo, pari a 245. Questo vuol dire che, considerando come indicatore quota 100 su base regionale, in provincia di Varese ci sono 245 addetti nel tessile. Un indice che evidenzia la concentrazione sul nostro territorio di un distretto che sta resistendo con forza e determinazione alla crisi.
«I dati del Registro Imprese della Camera di Commercio evidenziano le difficoltà di un settore – sottolinea il presidente Renato Scapolan – in cui le imprese da anni lottano e resistono contro la crisi, soprattutto quelle che hanno potuto puntare sulla capacità di essere parte di una supply chain internazionale e sull’innovazione, grazie anche a strutture di ricerca ad alto livello come il Centro Tessile Cotoniero di Busto Arsizio. Un settore quindi in profonda trasformazione, alle prese con difficoltà rilevanti, ma che non ha perso di importanza grazie ai suoi operatori».

Entrando nel dettaglio del dossier pubblicato su OsserVa, portale statistico della Camera di Commercio, scopriamo che nelle 882 imprese del settore ci sono tuttora 8.828 addetti, il che equivale a quasi il 10% del totale degli occupati nel manifatturiero varesino. Una parte importante del tessile in provincia di Varese è poi ancora rappresentata dall’artigianato, con il 44,5% delle unità locali.

UN SETTORE GLOBALIZZATO – Un settore alle prese con trasformazioni di scenario molto rilevanti,  per via della concorrenza dei Paesi emergenti e per i fenomeni di delocalizzazione che hanno avuto ripercussioni importanti sulle imprese (-21% tra 2008 e 2013) e sulla forza lavoro (-25% negli stessi cinque anni), decremento che non ha avuto conseguenze sulla competitività delle imprese varesine sui mercati internazionali. Le esportazioni, dopo un calo nel 2009, hanno ripreso a crescere: ogni 100 euro importati, se ne esportano 205. Questo genera un saldo ampiamente positivo delle bilancia commerciale: considerando l’ultimo dato annuale disponibile (2013), il tessile varesino, se importa per 239 milioni di euro, esporta per 490 milioni. Dati che sono comunque destinati a migliorare ulteriormente, stante le cifre provvisorie relative al 2014, che parlano di un incremento del 7,5% nel periodo gennaio-settembre messo a confronto con gli stessi mesi dell’anno precedente. Un risultato ancor più significativo alla luce di un calo, seppur moderato, dell’export complessivo varesino in quei trimestri.

I PRODOTTI CHE PIACCIONO ALL’ESTERO – Al primo posto ci sono i tessuti a maglia (81 milioni di export nel 2013), seguiti dalla biancheria per la casa (37 milioni) e dai cosiddetti tessuti non tessuti (35 milioni), come i prodotti destinati all’edilizia per allestire o ricoprire soffitti e controsoffitti, ma anche alla sanità, è il caso per esempio di particolari camici chirurgici sterili, e all’agricoltura, come i teli per proteggere le piante. 


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Pubblicato il 24 Febbraio 2015
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