Funerale segreto per la contessa Pullé

Le esequie celebrate nel massimo riserbo questa mattina alle 9 in obitorio. Sembra che il corpo sia stato cremato

Contessa Pullé suicidio

In una storia con molti misteri, come quella della contessa Pullé, non poteva che finire così: anche il funerale, celebrato questa mattina, si è svolto in segreto, e nel più assoluto riserbo. Senza annunci e senza pubblicazioni. Le esequie sono state celebrate nella cappella dell’obitorio, alle 9 di oggi, martedì 31 marzo, dal parroco dell’ospedale di circolo don Raffaele Parachini: «Non posso dire nulla – spiega il religioso – c’è stata una espressa volontà da parte di chi ha organizzato il funerale di non dare alcuna notizia. Posso solo dire che era presente qualche persona».

Il corpo sembra sia stato cremato, ma non risulta una sepoltura nei cimiteri comunali. Anche l’azienda di onoranze funebri contattata, la Lucchini di Malnate, ha ricevuto lo stesso ordine. «Non possiamo dire nulla, ci è stata chiesta la massima riservatezza». Eppure, qualche cosa è trapelata. In primo luogo che il funerale è stato molto sobrio, tanto è vero che è stato celebrato direttamente all’obitorio.

Inoltre parrebbe essere stato organizzato dalle persone a cui la contessa Maria Luisa Cotti Pullè si era rivolta, negli ultimi anni, per farsi aiutare nelle incombenze quotidiane e a cui avrebbe lasciato gli arredi della casa di via Sanvito dove, il 22 marzo scorso, si è tolta la vita. La casa ora è sotto sequestro, ma sia l’immobile che gli oggetti dovrebbero presto poter rientrare nell’eredità. Tutte procedure alla luce del sole, come oramai sono a conoscenza di tutti le traversie legali sul patrimonio della contessa, ampiamente raccontate nell’esposto del 2013 della nobildonna. Il motivo di tanta segretezza rimane dunque ignoto.

 

Il riassunto della storia

Il 22 marzo, in via Sanvito, la polizia trova il corpo della contessa Maria Luisa Cotti Pullè (foto). Si tratta di un suicidio, ma in casa vengono trovati biglietti, di cui non si conosce il contenuto, e ritagli di giornali che ritraggono Pierpaolo Cassarà: un avvocato radiato dall’ordine che, pochi giorni prima, è spuntato all’improvviso alla ribalta, diventando presidente del Varese Calcio grazie a un versamento di 170mila euro.

Cassarà era un tempo l’avvocato della contessa e insieme avevano creato una fondazione culturale, la Labus Pullè. La procura sequestra la casa e gli arredi.  Passano pochi giorni, e si scopre che la Fondazione ha fatto causa a Cassarà per le spese sostenute. Nel frattempo spunta un esposto che la contessa aveva presentato, nel 2013, alla guardia di finanza contro Cassarà, in cui lo accusa di aver dissipato il patrimonio. Si scopre così che la contessa aveva ereditato dal marito 5 milioni di euro, a seguito di una causa milionaria.

Cassarà reagisce e spiega che la contessa sperperava denaro. Inoltre, dopo la rottura della loro collaborazione nella Fondazione Labus Pullè, lo perseguitava. Dunque, l’esposto sarebbe unavendetta.

In un susseguirsi di colpi di scena, spunta la motivazione della sua radiazione da avvocato, avvenuta nel 2009. La circostanza desta scalpore all’Università dell’Insubria, dove Cassarà ha insegnato per 3 anni, in alcuni seminari di etica, nonostante fosse stato radiato dall’ordine. Il rettore, in una intervista, attribuisce la decisione al corso di laurea di scienze della comunicazione.

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Pubblicato il 31 Marzo 2015
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