La Galleria di Milano ritrova luce con gli artigiani del restauro di Gallarate

Sabato 7 marzo ricorrono i 150 anni dalla posa della prima pietra del "salotto" dei milanesi: l'intervento finanziato da Prada e Versace vede al lavoro la Gasparoli Restauri

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A centocinquant’anni dalla posa della prima pietra, la Galleria Vittorio Emanuele II ritrova lo splendore delle origini: l’intervento di restauro del “salotto” dei milanesi, finanziato da Versace e Prada (con una partecipazione di Feltrinelli editore), è affidato alla impresa Gasparoli di Gallarate, che ci accompagna dentro ad un cantiere straordinario, che unisce tecnologia e competenze da artigiani ed è stato documentato anche da un progetto di narrazione digitale, con il sito ingalleria e una serie di video.

«Ogni cantiere di restauro è prima di tutto un cantiere di conoscenza» spiega l’architetto Paolo Gasparoli, titolare insieme ai fratelli Guido e Marco dell’impresa nata nel 1854 dal trisavolo Giovanni, decoratore.

«All’interno dell’intervento di restauro, le due società committenti, Versace e Prada, hanno dato anche incarico alla professoressa Ornella Selvafolta di studiare la storia, con ulteriori ricerche d’archivio che hanno prodotto materiale inedito che speriamo di pubblicare al termine dei lavori».

Prima di mettere mano agli intonaci e alle pietre, si è partiti – oltre che dalle ricerche d’archivio – da un rilievo laserscanner che ha permesso la prima mappatura delle superfici, che nascondono materiali diversi e raccontano la storia dell’edificio: diverse di pietra, ma anche il cemento decorativo) racconta la grandezza del disegno originario, ma anche le ferite subite. «La presenza di materiali differenti – spiega l’architetto Marco Sobrero, responsabile di cantiere della Gasparoli – è legata anche ai danni della guerra, con ampie porzioni dell’edificio distrutte dalle bombe e reintegrate alla fine del conflitto, quindi con materiali di 80 anni dopo» rispetto a quelli in uso nell’Ottocento.

Per lavorare dal piano pavimento – dove affacciano le vetrine più preziose di Milano – fino al quinto piano, appena sotto le coperture in vetro, l’impresa Gasparoli ha lavorato su un ponteggio creato appositamente dall’impresa bergamasca Percassi (le due società lavorano con un’Associazione Temporanea d’Impresa): una struttura che si muove su due binari, man mano che vengono completati i lotti di restauro. «15 metri alla volta, ogni tre settimane», continua il responsabile di cantiere Marco Sobrero. Un sistema che «risolve problemi immensi», non solo perché consente di mantenere visibili tutte le vetrine e accessibili i negozi della Galleria, ma anche perché riduce al minimo i tempi: per spostare il ponteggio serve una notte di lavoro, mentre smontarlo e rimontarlo in modo tradizionale avrebbe richiesto due settimane, ad ogni lotto di 15 metri.

Il ponteggio mobile ideato da Percassi ha un volume di novemila metri cubi («l’equivalente di un palazzo», sintetizza Gasparoli), attraversato da piani e scalette labirintiche. Eppure s’inserisce in modo affascinante dentro allo spazio della Galleria, «tanto che i turisti si fanno i selfie qui davanti, scambiandolo per una struttura di Expo» (sarà la somiglianza con la “porta di Expo” al Castello). Sopra ai turisti e ai cittadini milanesi, ogni giorno lavorano dodici restauratori, mentre la notte altri quattro scendono per intervenire a livello del pavimento, l’unico non accessibile dal ponteggio. Rimuovono le polveri, eliminano lentamente la patina grigia e gli strati di colore malamente applicati nei decenni più recenti.

Il lavoro dei restauratori ha così progressivamente riportato in evidenza l’immagine della Galleria alle origini, caratterizzata da un contrasto cromatico forte tra le parti in pietra e gli intonaci chiari, «che è restituita anche dalle foto ottocentesche», continua Marco Sobrero. E ritorna visibile anche la differenza tra la pietra chiara di Vicenza, il grigio della pietra di Viggiù, il rosa del granito di Baveno, materiali nobili di un’opera che ha riplasmato un’intero quartiere a Nord del duomo e che fu completata nell’arco di soli due anni, tra 1865 e 1867 (con l’esclusione dell’arco verso Piazza Duomo, finito 10 anni dopo). Un’opera eccezionale anche dal punto di vista edilizio: il ponteggio mobile oggi scorre su rotaie a pochi centimetri dalle pareti ottocentesche, dal livello del pavimento fino al tetto, mettendo in evidenza la perfezione dell’edificio costruito quando non esistevano strumenti tecnici avanzati per gestire distanze e altezze, ma ci si affidava solo alla perizia dei capomastri e a quella dell’architetto Giuseppe Mengoni (che morì cadendo da un ponteggio il 30 dicembre del 1877, alla vigilia del completamento della sua opera).

Il restauro di migliaia di metri quadri di superfici è accompagnato anche dal recupero delle opere inserite nell’edificio, i mosaici, le sculture e i cento scudi decorativi sulle balaustre, «che rappresentano i capoluoghi d’Italia ai tempi dell’Unità e le sei porte di Milano». Lavorano fianco a fianco restauratori di formazione e operai specializzati che da decenni lavorano con la Gasparoli. Paolo Gasparoli spiega che la competenza dell’impresa sta anche nel «mettere insieme capacità diverse, quelle del restauratore puro e quello di chi è in grado di gestire grandi superfici». Il restauratore che integra con tocchi di pennello gli scudi dipinti e quello che riporta alla luce la pietra e gli intonaci.

L’intervento sulla Galleria (l’edificio è ancora oggi interamente di proprietà del Comune di Milano) è stato finanziato da Prada e Versace per riconsegnare alla città tutta la luminosa grandezza del suo salotto buono, spazio pubblico amato e frequentato dai turisti e da tutti i milanesi. Sabato 7 marzo si festeggia il 150° della posa della prima pietra (1865), a fine marzo l’intervento sarà completato, in tempo per l’avvio di Expo.

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it

Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare a VareseNews.

Pubblicato il 06 Marzo 2015
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