Lettera aperta a don Sergio, parroco di Corgeno

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Caro Don Sergio,

Ho la tua ultima riflessione domenicale; mi permetto di dissentire amichevolmente sulla frase “Capitalismo più o meno liberista e socialismo produttivista sono due varianti di uno stesso progetto consumistico che ha disumanizzato gran parte del mondo e ha violentato la terra, inquinato la sua aria, le sue acque” dove tu metti sullo stesso piano capitalismo e socialismo paragonandoli allo stesso progetto consumistico, assumendo da parte tua una sorta di posizione neutrale, al di sopra delle parti, rispetto ai due sistemi economici nati nel secolo scorso, anche se il capitalismo è nato forse più di mille anni fa. E’ un atteggiamento tipico degli uomini della chiesa che condannando tutti i sistemi economici, si pongono al di sopra delle parti, in una posizione tipica di Ponzio Pilato. Ma in politica bisogna avere il coraggio di sporcarsi le mani. In caso contrario si rischia di avere le mani pulite, ma di tenerle in tasca, come diceva don Milani, il quale ci ricorda che non serve essere interclassisti, ma di parte, cioè della parte dei poveri e degli oppressi. D’altronde questi erano gli ideali che animarono i movimenti socialisti e comunisti degli inizi del secolo scorso, che per una seria di ragioni storiche, sono fallite.

Ma io credo che il sogno di una società più giusta anche sotto la parola SOCIALISMO non sia tramontata, visto che le stesse cooperative di un tempo, sono nate sulla sorta degli ideali socialisti, anche se è vero che le cosi dette cooperative bianche facevano riferimento al Mondo Cattolico, a dimostrazione a mio parere che il socialismo possa trovare le sue radici anche nello stesso Vangelo. Un socialismo che fonda la sua identità sull’uomo e quindi sulla solidarietà, sulla libertà, sulla giustizia , sulla nonviolenza. Ebbene noi sappiamo purtroppo, che storicamente una società di questo tipo non è mai nata, e dove hanno usato questa parola per fare una società diversa, l’hanno screditata dando al capitalismo l’onore della vittoria, dove tutti siamo diventati più poveri a vantaggio di uno stretto numero di persone che detengono il potere per dominare il mondo.

Mettere sullo stesso piano capitalismo e socialismo significa chiudere qualsiasi prospettiva di speranza, condannando il poveri al suicidio. E’ vero che nel prossimo futuro si potrebbero coniare parole nuove, che adesso non ci sono, visto che il progetto è quello di fondare una società non sui disvalori dell’individualismo, ma quello di una comunità, tornando quindi alla parola COMUNISMO, piaccia e non piaccia.

Poi come si fa a mettere sullo stesso piano capitalismo e socialismo, quando il capitalismo è un metodo economico che vige nel 99,99% dei paesi della Terra. Forse oggi dovremmo cercare di capire perché il socialismo sia stato sconfitto e cercare di riconquistare terreno, avendo comunque come programma iniziale di costruire una società dove capitalismo e socialismo possano coesistere all’interno di regole precise.

So che la mia è una posizione di compromesso per te difficilmente accettabile.

Pensare di abbattere oggi il capitalismo dall’oggi al domani, è pura follia, rischiando di precludere qualsiasi intervento di riforma.

Con questa risposta, come vedi smentisco la critica di Domenico di non leggere le

tue riflessioni. Cordiali saluti.

Emilio Vanoni – Induno Olona

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 12 Marzo 2015
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