Non chiamatemi bancario, sono un collaboratore
«Basta colletti bianchi: la banca oggi è una vera azienda di servizi per la crescita economica del territorio». L'intervento di Luca Barni, direttore della Bcc, all’incontro “Un’impresa possibile"
Il cambiamento riguarda tutti: lavoratori, aziende, associazioni di categoria. Perfino la Chiesa è chiamata a cambiare. Nessuno, dunque, puo’ chiamarsi fuori da un processo ormai in atto da alcuni anni e diventato irreversibile perché quando è la struttura che cambia, cioè l’economia, cambia anche tutto il resto e non sempre in peggio.
Questo discorso vale anche per i bancari, categoria fino a ieri considerata un mondo a parte nelle relazioni sindacali, una sorta di enclave privilegiata per stabilità, trattamento salariale e status sociale, al riparo sempre e comunque da qualsiasi tempesta.
(nella foto, i vertici della Bcc. Da sinistra. Il direttore Luca Barni e il presidente Roberto Scazzosi)
Le cose non stanno più così, come ha ricordato il direttore della Bcc di Busto Garolfo e Buguggiate Luca Barni, chiamato ad affrontare il tema del rapporto tra bene comune e banca durante l’incontro dal titolo “Un’impresa possibile. Conversazioni sul lavoro con Massimo Folador” . «Fare il bancario oggi non significa più sedersi dietro una scrivania o uno sportello in attesa di fare operazioni richieste dal cliente – ha detto Barni -. Oggi il lavoro del bancario deve essere una professione proattiva orientata a fornire un servizio consulenziale altamente qualificato per dare un sostegno effettivo all’economia reale del territorio, ossia a famiglie e imprese».
VALORIZZARE LE RISORSE – La trasformazione in chiave schiettamente aziendalistica del lavoro bancario passa da una diversa considerazione delle risorse umane presenti: «All’interno abbiamo sostituito il termine banca con quello di azienda, a sottolineare il diverso approccio che devono avere verso il lavoro i nostri collaboratori – ha spiegato il direttore della Bcc –. È fondamentale, per trasformare la natura di questo lavoro, puntare sulle persone, sullo sviluppo dei talenti, sulla loro valorizzazione e professionalizzazione. Soltanto coinvolgendo i collaboratori tramite i responsabili di progetto si arriva a elevare il benessere sul luogo di lavoro, la realizzazione personale, quindi a influire in maniera decisiva sui servizi erogati al cliente».
LA BANCA NON È SOLO UN SALVADANAIO – Nel caso della Bcc, cioè una banca-azienda locale orientata all’economia reale, si traduce sempre più in un’attività consulenziale. «La banca non è più soltanto un salvadanaio per i risparmi ma anche un luogo dove si decide con il cliente come investire al meglio, a seconda delle necessità, questi soldi- conclude Barni -. Penso alle esigenze sempre più complesse di oggi; con il venir meno delle sicurezze garantite per decenni dal welfare statale, la mia banca, ad esempio, fa consulenza in materia di previdenza complementare e più in generale svolge un’opera di educazione finanziaria. Ma per far questo bisogna coinvolgere, professionalizzare e motivare adeguatamente i propri collaboratori. Questo, oggi, è il modo con cui una azienda può contribuire alla crescita del bene comune».
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