Tenta il suicidio e picchia gli agenti, trasferito lo sparatore della caserma

La denuncia del sindacato autonomo di polizia penitenziaria: "Marchese ha ferito diversi agenti e ha tentato di togliersi la vita in cella". Per il direttore Sorrentini si sarebbe trattato di una simulazione

All'interno del carcere di Busto (inserita in galleria)

Salvatore Marchese, l’uomo arrestato per aver  sparato a tre carabinieri all’interno della caserma di Gallarate, torna ad essere protagonista della cronaca. Fino a ieri detenuto al’interno del carcere di Busto Arsizio, dopo la convalida dell’arresto da parte del giudice per le indagini preliminari Nicoletta Guerrero, da oggi è stato trasferito nel carcere di San Vittore dopo che ha tentato di suicidarsi con un lenzuolo e ha aggredito gli agenti di Polizia Penitenziaria intervenuti. La notizia è stata diffusa dal segretario del Sappe Donato Capece: «Marchese ha aggredito in più occasioni alcuni poliziotti penitenziari (uno dei quali necessita di intervento chirurgico) e poi ha tentato in suicidio in cella».

Capece sottolinea che il fatto è accaduto in questi ultimi giorni, anche se «fin dal primo ingresso in carcere l’uomo è apparso da subito agitato e scontroso. Domenica ha prima colpito con un pugno al volto l’Agente di servizio sul piano detentivo, senza alcuna ragione: poi si è rifiutato di entrare in cella dopo la doccia ed i passeggi. Ieri, mercoledì, prima ha tentato il suicidio impiccandosi e poi, una volta fermato in tempo dai poliziotti, ha picchiato un ispettore che lo stava accompagnando in infermeria e tre agenti, uno dei quali deve ora essere operato», spiega Capece, che plaude «alla professionalità dei poliziotti che hanno impedito conseguenze più gravi” ed esprime loro “solidarietà e vicinanza». Il direttore del carcere bustocco Orazio Sorrentini ha confermato la circostanza ma anche sottolineato che «il tentativo di suicidio è stata una simulazione e che non vi era la reale intenzione di togliersi la vita».

Il Sindacato autonomo denuncia che «il carcere di Busto Arsizio risulta sulla carta coperto da servizio psichiatrico, ma a febbraio si è dimesso il medico psichiatra ed il servizio non è pertanto assicurato». E mette in evidenza «la professionalità, la competenza e l’umanità che ogni giorno contraddistingue l’operato delle donne e degli uomini della Polizia Penitenziaria con tutti i detenuti per garantire una carcerazione umana ed attenta pur in presenza ormai da anni di oggettive difficoltà operative, le gravi carenze di organico di poliziotti, le strutture spesso inadeguate. Attenti e sensibili, noi poliziotti penitenziari, alle difficoltà di tutti i detenuti, indipendentemente dalle condizioni sociali o dalla gravità del reato commesso. Per questo le aggressioni che subiamo, come quelle di Busto Arsizio, sono gravissime, inaccettabili e vergognose».

Orlando Mastrillo
orlando.mastrillo@varesenews.it

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Pubblicato il 19 Marzo 2015
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