Villette sulla collina di Crenna, il Comune “tratta” per ridurre l’impatto

Mercoledì mattina l'incontro tra il sindaco e il promotore dell'intervento, che era stato autorizzato nel 2007, "estendendo" l'edificabilità alla costa boscosa

L’amministrazione comunale prova a dialogare con il costruttore, per mitigare l’impatto delle villette previste a Crenna e che si affaccerebbero direttamente sulla costa boscosa della collina. Un intervento previsto nel 2007 dalla giunta Mucci (“ampliando” le possibilità di edificare sul pianoro in cima alla costa) e che adesso l’amministrazione vuole frenare.

Per la giunta Guenzani l’intervento in via Nascimbene è una patata bollente, perché la decisione è di vecchia data ma il cantiere si è “materializzato” solo oggi, a distanza di 8 anni dal voto (della sola giunta comunale, non del consiglio). Le proteste non si sono fatte attendere, in un rione – Crenna – sempre orgoglioso della sua identità e specificità, rappresentata dalla collina così diversa dal resto della città che sta giù nel piano: c’è chi ha parlato di «stupro ambientale» e ha lamentato il rimapllo di responsabilità tra l’attuale maggioranza e Forza Italia, che ha governato dal 2007 al 2011 con una giunta monocolore. Ecco perché il sindaco ha ricontattato il costruttore per cercare una mediazione (tra l’altro l’impresa che opera oggi è diversa da quella iniziale, avendo acquisito proprietà del terreno e diritti).

Per capire in che limiti si muove l’amministrazione, bisogna tornare al 2007, alla delibera di giunta con cui si diede via libera all’intervento. Una «delibera singolare», la definisce l’assessore all’urbanistica Giovanni Pignataro, che ha studiato questo come altri piani urbanistici “pendenti” da prima del 2011 (ne scrivevamo qui e qui). La delibera del 2007 prendeva le mosse dal diritto a costruire in cima alla collina (previsto dal Piano Regolatore Buffoni, risalente a 40 anni prima) ma ha aggiunto anche la possibilità di estendere l’intervento anche su una particella che era “standard”, terreno verde a bosco, sul pendio della collina (per avere un’idea si può guardare le foto pubblicate un anno fa sulla pagina Facebook del promotore).

Pignataro richiama questo passaggio prima di tutto per ragioni politiche: «Non è vero, come dice Forza Italia, che l’edificazione era figlia del vecchio Prg, perché con il voto in giunta nel 2007 hanno reso edificabile un’altra porzione che prima era standard». Allora non ci fu nessun ricorso (nonostante una mobilitazione in consiglio di Lega, centrosinistra e cittadini) e così si è arrivati al diritto edificatorio.

Oggi, 2015, si apre il cantiere. «Ci siamo chiesti se bloccarlo in autotutela, ma non ci sono estremi» ribadisce ancora Pignataro, «neppure dal punto di vista idrogeologico, perchè abbiamo una perizia redatta in modo molto rigoroso che esclude rischi. Noi stiamo facendo una Variante per un Pgt a “consumo zero” che tutti definiscono a rischio di ricorsi, già esposto a ricorsi, che portiamo avanti con convinzione. Dove è legittimo farlo, si interviene in modo serio a tutela del suolo e del paesaggio, ma dove c’è un diritto acquisito questo non può essere toccato».

Ma – al di là della “colpa” originale, di chiunque sia – oggi c’è il tentativo di rivedere il piano per un altra via, “trattando” con il proprietario, che deve costruire nel cuore di un quartiere storico. Il punto di partenza sono le due “parti” dell’intervento descritte nei paragrafi precedenti: l’amministrazione vorrebbe ridurre l’edificazione solo alla parte di terreno che era nel PRG, a ridosso delle case esistenti, sul pianoro in cima alla salita. Mentre non verrebbe toccata la parte sul pendio, che intaccherebbe – anche visivamente – la costa verde della collina, come era rilevato nel 2007 anche dalle forze d’opposizione. Il primo incontro con la proprietà si è svolto mercoledì mattina, ci sarebbe una disponibilità quantomeno a discutere la questione: l’intervento di certo è una patata bollente per l’amministrazione (che eviterebbe volentieri l’impatto mediatico) ma anche il privato potrebbe avere interesse a portare a compimento l’operazione, concepita in contesto economico completamente diverso, otto anni fa.

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it

Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare a VareseNews.

Pubblicato il 12 Marzo 2015
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