“Come baci male!”, le frasi del giudice indagato

Dopo la chiusura delle indagini, il giudice di pace Luciano Soma vuole patteggiare a 3 anni e 10 mesi. Deciderà il gip di Brescia. Nelle carte la sequenza delle effusioni rubate

giudice di pace varese

Dopo aver proposto un patteggiamento di 3 anni e 10 mesi, Luciano Soma, il giudice di pace di Varese arrestato e accusato di violenza sessuale, abuso d’ufficio, falso e truffa ai danni dello stato, ora deve attendere il parere del gip di Brescia, che dovrebbe arrivare nei prossimi giorni. L’avvocato Stefano Toniolo, tuttavia, ha trovato un accordo con il pm per l’applicazione della pena su richiesta della parte. L’indagine è terminata pochi giorni fa, con l’invio dell’avviso di conclusione indagini. Sono 14 gli indagati, più di dieci le parti offese.

I baci rubati
Nelle pagine del provvedimento si ricostruiscono vari episodi, tutti avvenuti nelle aule dell’ufficio del Giudice di pace di Varese, in cui le avvocatesse e alcune impiegate hanno parlato, e hanno raccontato che cosa avveniva nelle udienze. «Come baci male lesbica!»avrebbe affermato, in una occasione il giudice indagato, durante un assalto a una avvocatessa in una udienza contumaciale (in cui erano da soli). Ma è solo uno degli episodi.

Il comportamento del giudice appare, dalle accuse, come una sorta di tentativo continuo di rubare baci. «La baciava ripetutamente sul viso» è un’accusa che ricorre spesso, o ancora «le metteva una mano all’altezza dei genitali e la spingeva contro il muro».

Il giudice, di base, «baciava ripetutamente sul viso l’avvocatessa X». Ma spesso c’era la reazione. «Le poneva le mani accarezzandole il collo e la baciava sulla guancia, non riuscendo a baciarla sulla bocca per il suo improvviso scostarsi».

In un altro caso, una donna veniva baciata «sulle labbra e sulla guancia» come per un raptus improvviso, e ancora «tirandola a se e baciandola sulla bocca», o nuovamente «accarezzandole viso e capelli e dicendole come era bella, la baciava sull’angolo delle labbra poiché lei riusciva a sottrarsi».

Insomma, è tutto un tirare a sé, baciare sul viso, sbagliare bersaglio, finire rifiutato, o ancora cercare le labbra. Il resto riguarda invece le sentenze fatte scrivere da terzi, per cui sono indagate anche altre persone.

Roberto Rotondo
roberto.rotondo@varesenews.it
Pubblicato il 07 Aprile 2015
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