È il big bang del private banking

Tra i private banker italiani c’è una forte resistenza a fornire dati. La nascita dell'osservatorio alla Liuc fornirà al mercato più informazioni di quante ne circolano oggi

Private banking nasce osservatorio

«Questo è il big-bang del private banking». Roberto Citarella, managing director per la succursale italiana di Hsbc, definisce così la nascita del primo Osservatorio permanente riguardante il settore dei grandi patrimoni famigliari italiani. Il battesimo è avvenuto nella sede milanese dell’Aifi (Associazione italiana del private equity e venture capital) alla presenza di Anna Gervasoni, docente di economia e gestione delle imprese dell’Università Liuc di Castellanza, e ai rappresentanti dei partner dell’iniziativa, Piermario Motta, amministratore delegato di Banca Generali, e Paolo Basilico, presidente e amministratore delegato di Kairos.

Responsabile dell’Osservatorio è Francesco Bollazzi, affiancato nel comitato tecnico da Anna Gervasoni e Michele Seghizzi di Banca Generali. Sorgerà all’interno dell’ateneo di Castellanza e avrà il compito di mappare e aggiornare periodicamente una serie di indicatori macroeconomici e microeconomici, fornire rapporti e indagare sulle molte criticità di un settore poco trasparente,soprattutto nella gestione del portafoglio. «I tassi molto bassi – continua Citarella – ci costringono a cambiare l’offerta di prodotti e servizi. La nascita dell’osservatorio è da accogliere con favore perché il mercato italiano va tutelato».
Anche Paolo Basilico di Kairos parla di «rivoluzione» all’interno di un settore in piena evoluzione. Il mercato del private banking, da sempre legato agli investimenti immobiliari e ai titoli di Stato, sta cambiando molto velocemente. «Questi asset sono detenuti da persone avanti con l’età, tra cui imprenditori e professionisti – aggiunge Piermario Motta, amministratore delegato di Banca Generali -. Il problema che abbiamo oggi è la mancanza di dati specifici e organizzati».

Da sempre, da parte dei private banker italiani c’è una forte resistenza a fornire informazioni sui grandi patrimoni famigliari e la loro gestione, diffidenza che il nuovo osservatorio cercherà di aggirare partendo dal basso. «Sono anni che faccio queste ricerche nel venture capital- spiega la docente della Liuc -. Dialogheremo con le associazioni, gli imprenditori e i professionisti, cercando delle soglie di definizione per mettere in fila dati che non sono mai stati aggregati. Daremo più informazioni di quante ce ne siano oggi sul mercato».
Secondo Citarella, la difficoltà a reperire i dati non dipende sempre dalla cattiva volontà delle banche quanto piuttosto dal fatto che il private banking è spesso gestito come servizio all’interno di un’altra divisione, senza una specifica autonomia, condizione che non permette di estrapolarne il dato.
«Le banche hanno una grande confusione al loro interno – conclude Gervasoni – e oggi c’è un ripensamento organizzativo in questo senso»

Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it

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Pubblicato il 13 Aprile 2015
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