“Rispettare le regole conviene”. Parola di Guardia di Finanza

Presentato il rapporto 2014 del comando provinciale delle Fiamme Gialle. Controlli sempre più mirati grazie alle analisi di rischio e all'uso delle banche dati

francesco vitale colonnello comandante guardia di finanza provinciale varese

Non più i controlli massivi di qualche stagione fa, ma un monitoraggio continuo dove le segnalazioni si infittiscono, dove i dati svelano movimenti anomali, dove in sostanza è più probabile il rischio di irregolarità. Insiste su questo punto il colonnello Francesco Vitale, comandante provinciale della Guardia di Finanza in occasione del rapporto annuale 2014, presentato e analizzato oggi – martedì 14 aprile – in piazzale Foresio, quartier generale delle Fiamme Gialle a Varese. «Rispettare le regole conviene – spiega Vitale – perché oggi la nostra attività consente di incrociare le informazioni provenienti da diverse banche dati, di valutare le situazioni più strane, di effettuare controlli mirati andando a colpire anzitutto i fenomeni illeciti di natura finanziaria più dannosi e pericolosi. La Guardia di Finanza è un presidio della sicurezza economica e finanziaria del territorio, lavora a tutela dell’economia sana, delle imprese che rispettano le regole e dei cittadini onesti: siamo dalla loro parte».

E molteplici sono gli ambiti nei quali operano i militari in tutta la provincia: un territorio particolare in cui l’aeroporto di Malpensa, i valichi di confine, la vicinanza con la Svizzera rappresentano zone delicate dal punto di vista dei reati nel mirino dei circa 900 finanzieri impiegati, che aumenteranno a breve in vista di Expo.
Il contrasto all’evasione fiscale («che è un modo a favore dell’equità fiscale» sottolinea Vitale) e la tutela delle casse erariali, innanzitutto, ma anche la lotta all’economia sommersa, al lavoro nero o irregolare, al traffico di stupefacenti (e qui Malpensa la fa da padrona). E ancora il controllo su giochi e scommesse, sul contrabbando, la scoperta dei falsi invalidi e la vigilanza sulla spesa pubblica che si tramuta in controlli sugli appalti di varia natura, alcuni dei quali in collaborazione con la DIA di Milano.

Un lavoro intenso e diversificato che anche nell’anno passato (e nei primi mesi del 2015, esclusi dal rapporto) ha dato frutti di varia natura. Il primo dato fornito è quello delle 408 indagini di Polizia Giudiziaria condotte nei dodici mesi scorsi cui si sono aggiunte 186 verifiche su imposte e Iva e un totale di oltre 5.400 controlli strumentali e su strada (di questi il 31,2% ha portato a scoprire irregolarità: dato che segnala una “mira” precisa da parte dei finanzieri). Mosse che hanno portato a denunciare 160 persone ma anche ad “aggredire” i patrimoni nati dai reati finanziari: sono 20,3 i milioni di euro sequestrati su un totale di 47,5 per cui le Fiamme Gialle hanno proposto il recupero.
Il dato, sempre atteso, degli evasori totali si è fermato a quota 68, con diversi casi di soggetti che, avendo un’attività oltre confine, hanno smesso di pagare le tasse in Italia, dove comunque avrebbero dovuto.
Sul fronte del lavoro sono stati scoperti 247 lavoratori in nero (senza forme previdenziali né contratti di alcun tipo) e 76 irregolari.
Dati molto interessanti sono quelli sulle frodi alla UE e allo Stato, perché anche in questo campo si nota l’alta qualità dei controlli mirati: 18 denunce su 34 interventi in ambito comunitario (sono risultati indebiti contributi per 820mila euro su 1,7 milioni verificati); 27 su 47 per quanto riguarda l’Italia (con 1,3 milioni sequestrati su 2,2 controllati).

Le attività in cui è predominante la presenza di Malpensa e in misura minore della frontiera sono quelle del contrabbando di merci (2,6 tonnellate di tabacchi sequestrati, 305mila oggetti e capi di vario tipo), dei trasferimenti di valuta (che tra l’altro permette alla GdF di monitorare i sospetti anche in seguito a transiti apparentemente regolari) e naturalmente del traffico di droga con oltre 700 chili scovati. Accanto ad hashish/marijuana e cocaina si sono intensificati gli spostamenti di eroina e “droghe povere” come il Khat o la Gbl, cosiddetta “droga dello stupro”. In cella sono finite 86 persone tra cui molti ovulatori, una decina dei quali di nazionalità italiana.

Damiano Franzetti
damiano.franzetti@varesenews.it

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Pubblicato il 14 Aprile 2015
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