A Varese il Welfare vale 7mila posti di lavoro

Un approfondimento curato dai ricercatori Liuc su input di Camera di Commercio e Cgil, Cisl e Uil

badante anziana

L’approfondimento è stato voluto dalla Camera di Commercio e dai sindacati Cgil, Cisl e Uil. Lo scopo, perseguito dai ricercatori dell’Università Cattaneo Liuc, è stato quello di analizzare le dinamiche occupazionali a Varese del settore del welfare e dei servizi alle persone. Un ambito cruciale in una società, quale la nostra, dove l’allungamento delle speranze di vita e la parcellizzazione del nucleo famigliare impongono risposte precise a nuovi e più ampi bisogni.

Resi noti in vista della tredicesima “Giornata dell’Economia” – promossa per domani (venerdì 22 maggio, ndr.) dalle Camere di Commercio italiane – e pubblicati sul portale statistico dell’ente camerale varesino www.osserva-varese.it, i dati dell’analisi sul welfare ci dicono che attualmente sul territorio varesino la forza lavoro complessiva ammonta a oltre 7mila occupati, essendosi mantenuta stabile negli ultimi anni. Questo per quanto riguarda le realtà, pubbliche e private, che erogano servizi alle persone negli ambiti degli anziani, dei disabili, dell’infanzia e dei minori.
Approfondendo le cifre, si scopre che, nonostante l’emergere delle nuove forme di lavoro flessibile, la maggioranza di questi oltre 7mila addetti è ancora legata all’ente di appartenenza da un contratto di tipo subordinato a tempo indeterminato. Se si considera poi anche l’indotto che questi servizi generano, i numeri di riferimento sono ancora più importanti. Lo dimostra il fatto, ad esempio, che in molti comuni della provincia di Varese le aziende maggiori per livello occupazionale gravitano proprio in questo settore.
Resta peraltro da affinare la congruità della formazione dei neo-assunti con le esigenze delle realtà che erogano servizi: il primo passo, sollecitato dai ricercatori, sarebbe quello di aprire un tavolo di confronto tra tutti gli stakeholder per la rivisitazione dei percorsi di studio rendendoli più professionalizzanti e mirati alle reali esigenze del target di riferimento dei servizi educativi e socio-assistenziali. L’attuale carattere troppo generalista dei percorsi di studio è un limite evidenziato da ciascuno dei responsabili dei servizi coinvolti nella ricerca e costituisce una barriera all’ingresso per un inserimento lavorativo efficace. Secondo i ricercatori Liuc, poi, la ricerca di maggior specializzazione potrebbe offrire nuove possibilità di collocazione, ma anche di ricollocazione per chi ha perso occupazione nell’industria e nei servizi.
Tra i profili maggiormente richiesti, col 15% delle assunzioni previste ci sono gli educatori professionali. Sono figure che affiancano quelle sanitarie nel creare un clima di benessere per gli ospiti delle strutture, sia anziani che minori o disabili. A seguire, nelle intenzioni di assunzione dei responsabili delle strutture socio-assistenziali varesine, ci sono gli ausiliari (7%), i tecnici della riabilitazione (4%), il personale infermieristico professionale (4%) e quello medico (3%). Questo soprattutto per quanto concerne le strutture di assistenza agli anziani.
La ricerca, oltre a manifestare preoccupazione per la sostenibilità economica del settore a fronte dei tagli della spesa pubblica, esprime infine la necessità di puntare su politiche innovative nel campo della conciliazione dei tempi di vita famigliare e lavoro. Queste politiche, laddove presenti, nella maggior parte dei casi sono oggi legate a semplici soluzioni di tipo tradizionale, quali il part-time agevolato e i piani di congedo maternità. Occorrerebbe invece introdurre nelle strutture servizi quali asili e lavanderie oltre a modelli di facilitazione del personale come quelli per la prenotazione della spesa.

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Pubblicato il 21 Maggio 2015
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