Confisca e sfratto per il Billiard ma i dipendenti vogliono salvarlo

Il locale di via per Fagnano fu al centro dell'inchiesta contro la 'ndrangheta lombarda. Da oltre un anno è gestito dall'Agenzia Nazionale dei Beni Confiscati che ha fatto poco per salvarlo. Ora intervengono anche Libera e Cgil

billiard cafe busto arsizio

A cinque anni dal sequestro del Billiard Cafè di via per Fagnano Olona è arrivata la confisca dell’attività e la conseguenza presa in carico del bene da parte dell’Agenzia dei Beni Confiscati ma in contemporanea è arrivato anche lo sfratto da parte dei proprietari dell’immobile.

Una spada di Damocle che ora pende sulla testa del gestore Alessandro Marletta e dei 5 lavoratori che temono di perdere il posto Anche Libera e la Cgil si sono mosse per fermare un procedimento che rischia di finire con una doppia sconfitta: la chiusura di un’attività e la perdita di posti di lavoro. A denunciare quanto sta accadendo è lo stesso gestore che, da quando è iniziata la procedura di sequestro, ha continuato a gestire il locale tra mille difficoltà.

Tutto inizia a ottobre del 2010 quando viene effettuato il sequestro preventivo da parte della Procura della Repubblica della società Madel srl, titolare di beni immobili e del complesso aziendale denominato “Billiard Cafè”, in quanto ritenuta riconducibile a presunte attività di ‘ndrangheta. Secondo gli inquirenti il locale era nella disponibilità di Vincenzo Rispoli, capo della locale di ‘ndrangheta di Legnano-Lonate Pozzolo e condannato ad oltre 10 anni di carcere.

Da quel momento la società è condotta in amministrazione controllata tramite legale rappresentante nominato dal Tribunale, il quale delibererà la sospensione del pagamento delle tredicesime e quattordicesime mensilità al personale (all’epoca composto da 10 persone).

Due anni dopo il Tribunale di Milano stabilisce l’estraneità della Madel srl alle attività mafiose e ne restituisce le quote ai legittimi proprietari, fatta eccezione per il Billiard, il quale verrà mantenuto sotto sequestro e, quindi in amministrazione controllata dagli stessi soggetti nominati precedentemente, senza però costituire una nuova società. Nell’aprile 2013 la Corte d’Appello di Milano conferma il sequestro del locale e dispone che esso venga dato in affitto d’azienda oneroso alla stessa Madel.

Arriviamo a febbraio 2014: la Corte di Cassazione rigetta i ricorsi intentati da Madel e decreta la confisca definitiva del Billiard Cafè, il quale deve passare sotto la tutela dell’Agenzia Nazionale per l’Amministrazione e la Destinazione dei Beni Confiscati alla Criminalità Organizzata (A.N.B.S.C.; nel frattempo decade il mandato per l’affitto di azienda da parte di Madel e per i dipendenti inizia un limbo che prosegue tutt’ora.

L’Agenzia nazionale, da febbraio 2014 a marzo 2015, è un fantasma. Il gestore cerca più volte un contatto mentre la proprietà dell’immobile non accetta la proposta di rilevare l’azienda da parte dello stesso Alessandro, disposto a tutto pur di salvare il locale e pronto a rilanciarlo con un business plan che l’avrebbe rivoluzionato e riportato a nuova vita.

A maggio di quest’anno è arrivato lo sfratto da parte dell’immobiliare e subito dopo si palesa anche l’Agenzia nazionale che convoca tutte le parti in causa presso i propri uffici per una riunione risolutiva ma è evidente la mancanza di volontà di salvare l’attività. A maggio, con il silenzio totale dell’agenzia nazionale, viene notificato lo sfratto.

Alessandro e i suoi collaboratori non si arrendono e hanno contattato Libera e la Cgil per sollevare il caso e porlo all’attenzione dell’Agenzia: «Noi non c’entriamo niente con le vicende giudiziarie che hanno coinvolto Rispoli e la Madel – spiega – abbiamo sempre lavorato anche nelle condizioni più difficili, senza tredicesima e quattordicesima, riparando alla buona i guasti in quanto nessuno ha investito più nulla da quando è iniziata la procedura giudiziaria. Perchè gli unici a pagare, alla fine, dobbiamo essere noi?».

Alessandro chiede solo di essere ascoltato dall’Agenzia e dalla proprietà dell’immobile: «Per questo locale abbiamo un sogno e vogliamo realizzarlo con l’aiuto dell’Agenzia per dare un segnale di legalità: vogliamo trasformare questo posto in una birreria artigianale, abbiamo le competenze per farlo. Non lasciate morire questo posto»

Orlando Mastrillo
orlando.mastrillo@varesenews.it

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Pubblicato il 27 Maggio 2015
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