Da Kyoto alla foresta di Arashiyama verso l’isola dell’ “immortalità”

Il gruppo dei venti studenti del Dipartimento di Diritto, Economia e Culture dell'Università dell'Insubria salutano Kyoto e si dirigono su un'isola sacra dove non si può nascere e morire. Lasciano nella città di Kyoto tanti ricordi e mille emozioni

L'università dell'Insubria in Giappone

Il gruppo dei venti studenti dell’Università dell’Insubria lascia oggi, mercoledì 27 maggio, con tanta emozione e un briciolo di tristezza, la bellissima capitale della cultura del Giappone, Kyoto, e partirà domani alla volta di Miyajima, l’isola sacra dove non si può nascere e morire.

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Ma facciamo un passo indietro. Li avevamo lasciati “immersi” nell’antica tradizione giapponese tra cultura e giustizia.  Ieri, dopo l’incontro in municipio con il sindaci di Kyoto, Daikasu Kadokawa, che ha indossato la cravatta dell’Università dell’Insubria sopra l’abito tradizionale, il gruppo ha vistato il Padiglione d’oro, forse il più bel sito della città, un raffinato tempio buddista circondato da un laghetto nel quale si specchia.

Con un monaco hanno poi sperimentato la meditazione zen, hanno imparato la corretta postura e la corretta respirazione per poter raggiungere la pace della mente. In serata, uscita libera per tutti alla scoperta della parte storica di Kyoto, il quartiere Pontocho, dove si respira “un’aria autentica” di Giappone.

Tutti a nanna ed è presto mattina. Ma oggi niente incontri istituzionali, solo esplorazioni nei bellissimi dintorni della città.

Dal centro il gruppo ha raggiunto in treno Arashiyama. «Una giornata molto calda- ci rivela il professor Zamperetti– ma del resto ( e per fortuna ) il dio Helios non ci ha mai abbandonato in tutto il soggiorno».

Un sentiero e ci si ritrova immersi in una bellissima foresta di bambù. Gli alberi sono altissimi e sottili, dall’alto filtra la luce del sole creando un effetto magico. La “strada” conduce ad un piccolo tempio scintoista dove le persone pregano e appendono tavolette su cui scrivono i desideri da affidare alla divinità. Più avanti un tempio molto grande in mezzo a un bellissimo giardino con un laghetto. Un pellicano cattura una rana e la manda giù intera: la dura legge della natura.

Da qui si arriva a un fiume che scorre maestoso e tranquillo. Si sale su una collina e si incontrano simpatiche scimmiette che chiedono di essere nutrite. Due di loro hanno un cucciolo e viene spontaneo pensare al fatto che condividiamo con loro il 97% del DNA.

Cala la sera e tornando verso la stazione il gruppo incontra ragazze in kimono che sorridono. Un viaggio di ritorno “schiacciati come sardine” sui vagoni ed è ora di salutare anche la bellissima Kyoto, che ha lasciato nel cuore di tutti i ragazzi grandi emozioni e sensazioni “magiche”. Una cosa è certa. Di ritorno da questo viaggio, nessuno di loro sarà più lo stesso.

Cosa ha lasciato ai ragazzi la meditazione?
«La funzione della meditazione? Favorire il business con la calma e la lucidità mentale. Per questo la collaborazione con studiosi di economia di Harvard ecc. In subordine, l’aiuto psicologico ai traumatizzati (tipo marines di ritorno da Iraq), e wellness psicofisico in generale. Per concludere, consigli per gli acquisti di tè verde allo spaccio del tempio” racconta Marco mentre Jessica, invece, ne è rimasta affascinata: «La meditazione zen è un’idea di raffinata povertà, colori tenui,  un’occasione per entrare in armonia con la natura ma soprattutto con noi stessi, anche se per l’occidentale medio questo tipo di cerimonia potrebbe apparire come l’ennesima stravaganza orientale».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 27 Maggio 2015
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