La primula rosa

Nuovo capitolo del viaggio nella natura del Varesotto del nostro lettore Teresio Colombo

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La Primula rosa 4 di 17

Sabato 2 maggio,  ho deciso di fare il giro di Punta Paradiso,  parto dal sentiero 7, non fermandomi al primo belvedere, noto che è  stato ripristinato l’ingresso secondario alla cittadella naturalistica, proseguo fra anemoni gialli, valeriana, piantine di gigli martagoni attualmente di meno di una ventina di cm, la dafne mezereo che ha messo le foglie, il veratro che ha completato lo sviluppo fogliare ma non ancora il ramo di fioritura, decido di fermarmi al secondo belvedere dove, oltre ad avere una visione della Valcuvia, dei Pizzoni di Laveno e, in lontananza, della Valtravaglia con Germignaga e Luino, purtroppo la forte umidità non consente una buona visione dell’arco alpino. Qualche idiota ha pensato di imbrattare il pannello esplicativo posto dal parco per precisare con l’accostamento dei nomi dei paesi e dei rilievi il paesaggio.
Riprendo il sentiero che, malgrado le abbondanti precipitazioni è in condizioni ottime a mio parere, mia moglie sostiene invece che si sia ristretto per lo scivolamento della parte sovrastante. Arriviamo così sotto le rocce bianche della vetta, ci fermiamo a cercare ma non vediamo segni della fioritura della primula rosa, così la chiamo, nella incertezza fra primula integrifoglia, primula irsuta o primula del monte Alben o anche primula delle Grigne. Le cose che possiamo dire sono: che cresce su terreno calcareo anche per gli esemplari che crescono in vetta alla cima di mezzo, che ogni piantina è portatrice di in solo stelo fiorale con i fiori che si dipartono tutti dallo stesso, le foglie con dentellatura rada e poco profonda insomma godiamocele così anche se per risultati  fotografici migliori è necessario seguire il sentiero 7 per la cima della punta di mezzo. Vista la primula mi riposo un poco alla panchina che il parco ha disposto al termine di questo tratto del sentiero 7  poco prima del pratone, davanti a me una serie di piantine di uva di volpe ancora senza fiori, mi fa decidere a continuare sino alla capannina dove, arrivato, ho la sorpresa di una notevole fioritura di narcisi, che sono più numerosi sul versante scosceso di sud ovest, mentre sono in bocciolo quelli sulla parte piana dove, in compenso, è fiorita la cinquefoglie bianca (Potentilla  alba), una rosacea ormai rara a vedersi, così raggruppata da farne un vero e proprio tappeto. Decido di ritornre dal sentiero 1, appena superata la capanna sulla sinistra vedo delle piantine di mirtillo nero (Vaccinium myrtillus) un’ericacea con i fiori ancora freschi, più avanti un cespuglio di felce maschia si sta aprendo, arrivo al sentiero che mette in comunicazione il 7 con l’1, accorgendomi che è stato allargato e migliorato come fondo; questo miglioramento è stato realizzato per i lavori di rimboschimento che si sono resi necessari dall’abbattimento degli abeti rossi attaccati dal bostrico, si arriva così al sentiero 1 dove incontro alcuni esemplari di arabetta maggiore (Arabis turrita) e di sferracavallo comune (Hippocrepis comosa), entrambi diffusi nel parco, le nubi incombono e devo sollecitamente raggiungere un riparo.

Il martedì successivo decido di andare alla Rasa di Varese per controllare lo sviluppo delle orchidee, superato l’abitato vedo un fiore rosa è un geranio di San Roberto (Geranium robertianum), pianta normalmente inferiore al mezzo metro, le foglie composite con divisione in cinque parti, una varierà a fiori bianchi è stata segnalata in villa Cagnola, la pianta è comune e diffusa in tutta la provincia; nelle vicinanze una falsa ortica mora (Lamium galeobdolon)i cui fiori dipartono dall’attacco delle foglie che sono lanceolate con bordo grossolanamente dentellato; anche una grossa pianta di Erba porri (Chelidonium majus) dai fiori giallo chiari, le foglie di verde chiaro e ancora più chiaro nella pagina inferiore, sono composte, il nome volgare deriva dall’uso che del lattice giallo che rilascia quando viene spezzata che ha la proprietà di inaridire le cellule viventi che ne vengano in contatto. Poco più avanti, al limitare del bosco, un arbusto dai rami verdi diritti, foglie opposte, seghettate trattasi  di fusaggine (Euonymus europea) pianta diffusa in tutto il parco: la pianta ed i suoi frutti sono da considerarsi velenosi. Prima di inerpicarmi per la salita cerco nel prato vicino e subito noto il Sigillo di Salomone comune (Polygonatum odoratum) giglicea comune in tutto il parco,  cresce oltre i 500m, ha una lunghezza normalmente inferiore ai 40 cm, i fiori sono disposti in linea retta uno dietro l’altro. Pare costituisca rimedio contro la gotta; La Vulneraria  comune (Anthyllis vulneraria) si mostra in raggruppamenti di una certa consistenza, questa leguminosa è stata utilizzata per curare le contusioni. La meraviglia è vedermi davanti una Ofride insettifera (Ophrys insectifera), la foto non risulta dignitosa ma la consegno ugualmente per la pubblicazione sperando in risultati migliori in futuro, vicino fa la sua apparizione la Salvia comune (Salvia pratensis) e le gemme di un pino silvestre (Pinus sylvestris) si liberano della della copertura che le ha tenute riparate dai freddi notturni e dalle piogge. Ecco che vedo un bocciolo do orchidea screziata (Orchis tridentata), è abbastanza comune nel parco come il fiordaliso montano (Centaurea montana). Il tuono ed una certa aria anticipatrice del temporale mi inducono ad un sollecito ritorno.

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Pubblicato il 11 Maggio 2015
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