Licata: “Immaginiamo la nostra città a colori”

Intervista a Francesco Licata, candidato sindaco di Partito Democratico, Saronno Bene Comune e da Coscienza Democratica

Francesco Licata ha 37 anni, è l’attuale segretario cittadino del Partito Democratico, ed è sostenuto come candidato sindaco anche da Saronno Bene Comune e da Coscienza Democratica. Lavora come analista in un’azienda di Milano: «Lavoro sempre coi numeri» spiega. È nato a Prato ma vive a Saronno da moltissimi anni. Ha una grande passione per lo sport: «Ha praticato molto il calcio, ma in questo periodo adoro la corsa».

Durante la diretta elettorale ha ha scelto di trovarsi a Villa Giaietti, perché?
«È un obiettivo della prossima amministrazione che deve essere sfruttata al meglio. Dal parchetto usato per ricevimenti ai piani superiori che saranno lasciati liberi dalla Saronno Servizi. Dovremo capire cosa fare di questa risorsa in centro a Saronno».

Intorno al suo nome, all’inizio, sembrava ci fossero problemi nel Pd, oggi la situazione com’è?
«Il mio era uno dei tre nomi indicati come papabile già un anno e mezzo fa. Non sono di ripiego e oggi la situazione è tranquilla. Il Pd è compatto e unito, ci possono essere delle discussioni, non si raggiunge mai l’unanimità, ma è normale. Confermo che non ci sono correnti o sottogruppi. Siamo uniti e devo dire che abbiamo costituito un bel gruppo con persone valide».

Quali i problemi da affrontare oggi in città? Esiste un problema sicurezza?
«Sono due le cose che mi stanno più a cuore. La prima è la vitalità della città. Il centro è un salotto e bisogna farlo vivere di giorno e di sera, perché ha ricadute positive sul commercio e sulla sicurezza. Questi sono luoghi che appartengono alla città e ai saronnesi, non bisogna darli in mano a nessun altro. Se si abbandonano queste aree è più facile che siano meno sotto controllo. Se la gente vive la città le occasioni per delinquere vengono meno. Il grosso problema della sicurezza è nella zona della stazione. Si risolve con il controllo e la prevenzione: controllo si realizza con la polizia locale e lo indichiamo nel programma che si deve investire in questo settore: potenziare il comando con attrezzature, sgravare dalla burocrazia che fa stare gli agenti in ufficio. La seconda cosa è che deve esserci una maggiore sensibilizzazione da parte della Prefettura. Ci deve essere in stazione un presidio costante di Polizia. Inoltre, si devono coinvolgere maggiormente le associazioni, con esperienze positive come quella del controllo del vicinato che andrebbe estesa su tutto il territorio».

Le aree dismesse sono una risorsa per la città?
«Ci sta molto a cuore il futuro delle aree dismesse in generale. Palazzo Visconti rappresenta un enorme patrimonio per la città, una delle maggiori ricchezze per il futuro. Nel programma abbiamo messo di recuperarlo a lotto perché un intervento completo è irrealizzabile. Ci piacerebbe fosse la casa delle associazioni, come lo è stato per anni. Le altre aree dismesse sono un altro discorso perché andrebbero demolite, ma sono di proprietà di privati e sono loro a dover fare l’intervento. Quello che bisogna trovare è l’equilibrio tra l’interesse del privato e quello del pubblico che è maggiormente legittimo. Quelle aree devono essere funzionali alla città, non isole a se stanti. Come previsto dal Pgt dovranno esserci aree verdi e collegamenti con la città».

Queste cose però venivano dette anche cinque anni fa…
«Ma non c’era l’attuale Pgt e rispetto a 5 anni fa è in fase di avvio il progetto della Cantoni, che farà vedere che se si persegue questo tipo di equilibrio, è tutto realizzabile. Se non si inizia, non si realizzerà mai nulla».

Saronno al centro di quattro provincie, quale identità ha oggi?
«Saronno è il capoluogo di una provincia che non c’è. Anche a livello amministrativo. È un comune polo con una caratteristica che si è costruita negli anni: l’ospedale, la stazione, le scuole, frequentate solo dal 40 per cento di saronnesi. L’identità e di essere attrattore, ha più senso infatti parlare di area del Saronnese, non solo la città. Per questo va rafforzato il rapporto con altri comuni che oggi è un po debole. Deve esserci una apertura da parte di Saronno e poi un dialogo con altri comuni. C’è stato in questi anni ma forse gli va concesso qualcosa in più per fare squadra e mettere in comune dei servizi».

Quanto sono importanti per un’amminsktrazione le nuove tecnologie e i social?
«Sono fondamentali. In primo luogo permettono di raggiungere istantaneamente le persone. E poi perché sono aperte perché la fruizione di informazioni è illimitata. Non esserci è impensabile. La digitalizzazione permette dimdostruggere i costi e trovare così risorse per altro. È un passo fondamentale per la semplificazione amministrativa».

Un appello finale agli elettori?
«Oggi governare significa qualcosa in più rispetto alla semplice ordinaria amministrazione. Governare significa prendersi cura della propria città, significa agire, fare è prendere decisioni. Non si può lasciare tutto com’è per paura di subire critiche. Questa responsabilità c’è la vogliamo prendere. Per questo abbiamo costruito una squadra che è un mix tra solidità data dall’esperienza e la freschezza del rinnovamento. Noi la nostra Saronno la immaginiano amo a colori, che abbia gambe forti, che sia in grado di camminare da sola, di cambiare velocità e cambiare passo».

Manuel Sgarella
manuel.sgarella@varesenews.it

 

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Pubblicato il 25 Maggio 2015
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